Il punto del Direttore

 

 

 

Si è concluso il 6 ottobre l’Undicesimo Salone della CSR e dell’Innovazione e abbiamo letto le conclusioni che ha trasmesso proprio Rossella Sobrero, l’anima in questi anni dell’evoluzione di questo evento bocconiano.
Mi sono chiesto quale è la chiave di valutazione di una manifestazione come quella che abbiamo condiviso?
Cosa qualifica in meglio o in peggio qualunque manifestazione?

E’ la possibilità d’incontro tra persone.

Attraverso l’incontro non solo si veicolano le informazioni, ma si stabilisce una relazione con altra (o altre persone), una conoscenza, una possibilità di continuità, di operosità, un giudizio su ciò che abbiamo udito e ciò che desideriamo apprendere.Vedere volti noti e sconosciuti che desideriamo incontrare, rivedere, ricollegarci, conoscere, immaginare un passo comune, ecc… Una riflessione la merita questa parola usatissima: INCONTRO.

Quando un incontro è positivo? Che cosa è l’incontro?

Esso è qualche cosa d’imprevisto, di sorprendente (lo è sempre se non si hanno pregiudizi…), che ciascuno desidera nel proprio cuore, capace di illuminare un cammino, un percorso, che ha la necessità di essere ripreso con gusto maggiore, con più chiarezza.
E’ anche il volto di chi conosciamo, che nel tempo ha mostrato una positività e ha polarizzato la nostra attenzione, che desideriamo rincontrare per il beneficio che porta in sé, ed anche con chi abbiamo perduto di vista per verificare l’esistenza o meno delle condizioni per riprendere una storia.

L’incontro e gli incontri sono la ragione stessa della proposta di un evento, e spesso la valutazione sulla positività o meno di ciò cui partecipiamo. Esso dipende anche dal contesto che può favorirlo, ma soprattutto dalla possibilità di interagire.
Le circostanze favoriscono o meno questa possibilità: spesso, come ha segnalato Rossella, la ricerca di un incontro in un evento come accaduto al Salone si è tramutata in uno stalkeraggio.
Da una parte gli uni desideravano approfondire l’incontro, dall’altra era evidente il fastidio che ciò generava negli interpellati.

Ogni incontro ha una storia.
Il più delle volte in molte circostanze e per ragioni diversissime, desideriamo incontrare qualcuno e cerchiamo le occasioni, i momenti migliori perché l’incontro generi un avvenimento, una possibilità di protagonismo vicendevole. Gli affari nascono e vivono per la vitalità degli incontri, per la sincerità nelle relazioni, per la bontà dei contenuti e per la stima che si manifesta tra persone.

Contrasta – ed è nelle cose – l’incontro attraverso i social o altri strumenti di comunicazione indiretta. Tale dialogo è interessantissimo, ma induce spesso al desiderio dell’incontro personale. Una informazione raramente diventa un incontro, ne suscita il desiderio tanto più essa è vicina alla nostra esperienza vitale.
In questo senso l’incontro è una partecipazione attiva, una connessione vibrante, che impegna l’io di ciascuno verso un passo comune possibile.
Ed è proprio nell’approfondire l’incontro che nascono domande, immediatamente e nel tempo; si modificano valutazioni sulla realtà, si immaginano progetti, si approfondisce la realtà.

L’incontro anima la vita, la allieta e la delude. Crea una spinta o blocca.
E’ questa la ragione per cui le persone si stimano o si dividono.
Bisogna tener conto che gli uomini si incontrano o per costruire o per disfare.

Concludo con una frase di un autore moderno: “l’esperienza di un incontro è dunque una esperienza di novità tanto più profonda quanto più diventa consapevole del suo inserimento in un passato” in una storia che è alla base dell’approccio dello stesso incontro.

Bruno Calchera
Direttore CSROGGI

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