Il punto del Direttore

 

 

 

In questo secondo appuntamento abbiamo colto come riferimento il Testo Intelligenza Artificiale per lo Sviluppo Sostenibile” del CNR con moltissimi contributi da parte di Professori Universitari e Ricercatori.
Il nostro scopo è quello di sottolineare le parti del volume, che hanno suscitato il nostro interesse, rimettendo al lettore la lettura complessiva.

Innanzi tutto c’è una definizione, apparentemente una cosa banale, ma che va segnalata: “l’intelligenza artificiale è una disciplina appartenente al campo dell’informatica che studia metodi e strumenti che consentono di fare ad una macchina cose che appaiono intelligenti”.
Le macchine hanno il limite della incapacità di astrazione: ebbene è su questo che si sta concentrando la ricerca.
La connessione con gli obiettivi dell’Agenda 2030 è decisamente importante: l’Intelligenza Artificiale (da ora AI) è una tecnologia, che impatterà decisamente su ogni singolo goal: l’obiettivo è un offrire un significativo passo in più nel raggiungere gli obiettivi dell’Agenda.

Alcune sottolineature che possiamo riprendere (capitolo 2 del testo)

gli SDG rappresentano un passo avanti. Sono desideri. Forse possiamo anche migliorarli, senza dubbio rappresentano un punto di partenza. Ci mancano invece gli indicatori chiari dei costi, intesi come impatto sulle risorse scarse, quelle ambientali” ad esempio. Qui l’AI giunge a dare un suo contributo anche se fino in fondo non abbiamo compreso i rischi connessi alla sua applicazione.
La povertà è un fattore determinante per determinare la qualità della salute.
Cosa può fare l’AI?

 Uno dei settori segnalati è l’applicazione dell’AI e l’attenzione alle fasce sociali più vulnerabili. Il progetto italiano per combattere la povertà degli anziani è attivato dall’Università Milano Bicocca con AUSER Lombardia IRCCS Carlo Besta denominato AMPEL: (Artificial-Intelligence-Facing Multidimensional-Poverty- in- Elderly ) i cui scopi è avere indicatori sul rischio povertà, per conoscere quali impatti generano disagio alle persone e come combattere la povertà. L’AI gestisce modelli e dati eterogenei con possibili previsioni di rischio povertà. Dati utilizzabili per promuove la salute dalla realtà politica e dai referenti che promuovono la salute.

Indirizzare l’AI verso il benessere.
La valutazione del benessere umano è uno dei compiti affidati all’AI. L’ambiente – comprendiamo il Pianeta Terra – è la vera risorsa scarsa da prendere in considerazione da un punto di vista economico.

E’ necessario avere degli indicatori di benessere condivisi a livello mondiale e misurare il progresso con questi, superando la visione della crescita legata alla distruzione dell’ambiente, allo spreco, al consumo e a condizioni di lavoro e di vita non sostenibili.
Il prof. Emerito dell’Università di Cambridge Partha Desgupta afferma: “in economia la natura è un punto cieco che non può essere ignorato dai sistemi contabili che dettano le finanze nazionali e dai responsabili delle decisioni che vi stanno dietro”.

Ricostruire l’economia di un paese includendo la natura come ingrediente,
In sintesi un cambio di paradigma: Economia sostenibile significa usare misure diverse dal PIL, anche tenendo conto dell’impatto delle nostre interazioni con la Natura a tutti i livelli della società.
L’AI ci può aiutare ad analizzare le enormi quantità di dati che riguardano le interconnessioni tra le diverse attività umane e il loro impatto sull’ambiente e valutare costi e benefici. (Pagg 204,205).

Per fare sintesi e capire cosa dobbiamo fare, occorre che l’AI venga spiegata nel suo impiego e ci si accosti con obiettivi chiari, avendo bene in mente che le risorse per l’uomo sono più numerose di quelle abituali. Se la Natura ha il suo peso specifico occorre che venga colta dentro ogni processo economico come variabile utile.
La complessità delle variabili impone a chi fa progetti o dà indicazioni di percorso, che la raccolta delle note, che fanno impatto, sia più grande di un progetto di mercato e di un business plan o di una legge che definisce comportamenti sociali.

 Come tutte le tecnologie potenti anche l’AI fa paura.
Lo abbiamo evidenziato nella puntata precedente. Le paure sono correte. Come sono corretti tutti gli interventi che già abbiamo segnalato per evitare un uso improprio dell’AI.

Possiamo fare a meno dell’AI?
Impossibile. Come possiamo interagire con una complessità così vasta e tener conto di ogni variabile se algoritmi dedicati non ci guidano a soppesare gli impatti nella misura migliore?
In Italia presso il Ministero dello Sviluppo Economico un gruppo di 30 esperti ha avviato fin dal 2019 “Proposte per la strategia italiana per l’AI.”

Lo scopo è quello di “consentire all’Italia di avviare una fase di rinascita economica, sociale, e ambientale, caratterizzata dall’attenzione alla sostenibilità e dalla trasformazione digitale del business istituzionale e socio-economico del Paese”.
Sono passati 4 anni circa dalla istituzione di questo gruppo di esperti, pensiamo che molto lavoro sia stato generato da allora per attivare le proposte pervenute. Vediamo che nel dibattito politico l’Intelligenza Artificiale è un argomento usato impropriamente, spesso come sorpresa poco gradita e poco capita, non ancora partecipata ai processi decisionali del Governo.

Non ne sappiamo nulla. Questo è il vero problema. Bisogna conoscere il livello attuativo nel nostro paese dell’AI e soprattutto chi ne è protagonista e quali organi definiscono la miglior applicazione e ne stabiliscono rischi e fattibilità.

Nella prima parte abbiamo saggiato due momenti dedicato all’AI.
Il G7 e la Conferenza di Londra. Tra poco tempo verrà inaugurata COP28.
Ecco le occasioni per far sapere a che punto siamo con l’AI e come procede il suo cammino e l’aggancio con la sostenibilità e i target dell’Agenda 2030.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile CSROGGI

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