Recentemente il commissario Gentiloni così si è espresso a proposito del Next Generation Eu: “Il Green Deal deve essere al centro della fase che ci aspetta” perché “questa è la priorità della Commissione Europea, la sostenibilità è la sfida centrale dei Recovery plan”.

E’ una indicazione precisa e forte per indicare un percorso programmatico che ogni paese dell’Europa è tenuto a seguire partecipando, con propri progetti e con i fondi Europei al processo di rinnovamento del proprio paese dopo il tempo COVID che ha piagato ogni sviluppo.
Per noi di CSRoggi la Sostenibilità è un Metodo più che una idea da applicare, di natura ambientale o sociale. La parola metodo deriva dal greco “methodos” composto da metà (attraverso) e hodòs (via), cioè metaforicamente il criterio razionale atto a costruire.
Indicazione di una via attraverso cui si giunge ad una meta.

Nel dibattito politico che leggiamo sui giornali non si fa cenno al Metodo.
Il Recovery Fund, quantificato in centinaia di miliardi di euro, è parcellizzato in investimenti per settori diversi senza un metodo in cui la Sostenibilità sia la guida sicura, se non per energia (5G) ed Ambiente (in forma generica).
Gli investimenti sostenibili invece guardano innanzi tutto all’intero sistema economico e alle grandi leve che possono generare una modificazione sostanziale e strutturale del paese.
Un dato da cui partire è il disastro in cui vive il nostro sistema produttivo, accompagnato da enormi disagi economici e da un territorio disastrato.
Tutti gli SDGs sono impegnati in questa nuova riforma.

Abbiamo letto sui giornali la quantità di miliardi di euro impiegabili in settori economici con vari sotto insiemi. E il balletto dei numeri che cambiavano: “tolgo qui e metto lì” o “ho queste risorse le gioco qui così …”
Mai una visione con un obiettivo riassuntivo.
Ricordiamolo: bonus+riforma: una programmazione non sostenibile.

La sostenibilità indica la via da intraprendere per migliorare le cose che possono cambiare.
Infrastrutture, devastazione ambientale, presidi per la salute di tutti, educazione e socialità e lavoro.
Incentivare il lavoro e demolire il controllo burocratico multilevel che entra in ogni piccola decisione. Uno Stato mamma/papà che entra in casa e decide di tutto, genitori estranei e incapaci di guardare alla realtà. Siamo così messi male in questo periodo di Covid che non possiamo che piangere e i DPCM hanno tolto sorrisi e spesso tante speranze.

Il Recovery Plan è possibile in un dialogo tra due soggetti – spe erecti – alcuni sanno usare il timone con fermezza e altri riconoscono che la rotta è buona.
Ci sono più di 200 miliardi per ricostruire: ne sono stati spesi più di 100 nel primo semestre 2020 in bonus che hanno generato una rabbia popolare incontenibile.

Occorre cambiare e guardare alla via sicura che mette insieme la vita sociale, lo sviluppo del lavoro e delle forme migliori di aiuto ad esso, come la tecnologia, il territorio vicino e lontano, fatto di verde ma pure di ferrovie e di strade. La salute che non deve mai essere posta in competizione con l’economia.
Lo hanno detto in molti: ci vuole una visione integrale. Concreta. Reale. E sono necessari timonieri e capitani di vascello competenti e non di marinai d’acqua dolce o di padri di famiglia in barchetta.
Navigano tutti. Ma vuoi mettere a differenza?

 

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

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