Il punto di Bruno Calchera
Se al Nord non cessa di piovere, il tema della siccità in Sicilia è divenuto endemico.
Ma una volta non era così. La Sicilia era l’isola dell’acqua.
Nel 1787 Wolfang Goethe, quando giunse a Palermo, mirando la Conca d’oro splendente scriveva: “L’Italia senza la Sicilia non lascia immagini alcuna nello spirito. Qui è la chiave di ogni cosa. Palermo è lo spettacolo per le sue acque. Ai due lati vedeva scorrere due fiumi navigabili. Uno era il Kemonia, che gli Arabi chiamavano “fiume del maltempo” poiché dilagava con le piogge ormai del tutto interrato sotto la città. L’altro il Papireto, era il “fiume d’occidente”, alimentato da copiose sorgenti montane, e tutt’intorno la stupenda vegetazione di papiri, oggi relegato a fogna a cielo aperto e sotterrato anche lui nel periodo barbarico.
Siamo tornati nell’ottavo secolo solo per citare un frammento storico in cui si documenta l’esistenza di fiumi d’acqua in Sicilia. Ci pare doveroso citare anche Danilo Dolci, sociologo, poeta “il Ghandi della Sicilia” che con digiuni e marce negli anni ’60 del secolo scorso, chiedeva infrastrutture idriche essenziali per cambiare il volto assetato della Sicilia contro la “MAFIA DEI POZZI”.
Sono anni che la Sicilia è in fase emergenziale.
Oggi nell’agrigentino vige la turnazione dell’acqua che arriva ogni tre o quattro giorni se va bene, e l’arredo più comune su terrazze e balconi è fatto da contenitori e bidoni di plastica (o acciaio) per accumularla.
A Mazara del Vallo non c’è casa senza il suo bidone sul tetto.
Ma allora piove!?!
Davanti al cambiamento climatico c’è bisogno di un approccio olistico, da mettere in piedi una cabina di regia per decidere come utilizzare la risorsa idrica, che va gestita e trattenuta attraverso invasi, laghetti e nuove tecnologie per arrivare alle falde. Quando piove forte bisogna riuscire a immagazzinare l’acqua non come ora che va in fiumi/torrenti svuotati e poi in mare.
Di fatto si dice che in Sicilia piove meno che nel centro Italia. E’ possibile. Ma la pioggia c’è. Si dice in misura del 20% meno che nel “continente”: ma come è possibile che altre isole, ad esempio le Canarie poste più a sud e con piovosità inferiore, abbiamo più acqua della Sicilia.
Il GOAL 6 dell’Agenda 2030 che prevede la cura delle acque tratta il problema Acqua in modo preciso: Si tratta di una risorsa umana che va tutelata. Uno studio di The European House – Ambrosetti del 2022 registra che il 51% di risorse idriche rinnovabili sono perdute per cattiva gestione delle infrastrutture.
Il Magazine Recovery in un articolo di Claudio Reale è impietoso: “A proposito del PNRR il Governo della Sicilia ha presentato 31 progetti e 31 progetti sono stati rifiutati. In effetti “In tutto sono 61 i piani presentati ma nessuno di questi è andato a Buon Fine”.
Ad esempio nell’agricoltura – dice Dario Caltabellotta, dirigente del Dipartimento Agricoltura – “c’è la riconversione verso sistemi di alta efficienza. Quindi se io oggi non irrigo sono fuori dai criteri.”
Sono anni e governi di diversa coloratura politica che vedono il degrado crescere. Sembra che l’Ente pubblico sia più preoccupato ad assolvere a richieste di natura clientelare che non ad imbastire una programmazione chiara, con obiettivi sostenibili e con il vero desiderio di risolvere il problema acqua. Le assegnazioni di Fondi devono essere accompagnate con una sequenza di progetti/obiettivi misurabili e controllabili.
E’ pur vero che l’Istituzione autonoma della Sicilia prevede la presenza di autorità esclusive che non sono presenti in altre regioni: ma questo non giustifica molto. Anzi è un cattivo esempio per l’attuale governo che legifera sull’autonomia differenziata: qui di autonomia ce n’è già tanta e non significa che funzioni bene.
Prima abbiamo condiviso che molti progetti presentati dalla Sicilia non siano stati approvati. Ma esiste l’altra faccia della medaglia: per la Sicilia il PNRR prevede una assegnazione di per 18 miliardi, una bella fetta del pacchetto. Che faranno? Ma allora cosa accadrà? Che anche questi rimarranno non spesi? Che i lavori di riassetto del territorio per sistemare acquedotti e infrastrutture non partiranno?
C’è una domanda che ci si pone al fondo: l’immobilismo che cosa è?
E’ una eccessiva burocrazia? Sono vincoli legislativi? E’ incapacità di orientarsi per cui alla fine ci si ferma? Come e perché nessun governo siciliano ha operato per risolvere il problema idrico?