Il punto del Direttore

Prima va fatta una osservazione sulle regole poste dalla UE.

Vi sono stati lunghi negoziati, durati due anni, che hanno portato il Parlamento europeo a votare nel 2021 Il Piano Europeo sotto la spinta del Commissario Timmermans in merito agli obiettivi di sostenibilità.
IL PAC 2023 – 2027 prevede uno stanziamento europeo di 387 miliardi circa – è circa un terzo del Bilancio Europeo. Per accedervi agli aiuti comunitari il compromesso raggiunto prevede che le Aziende Agricole devono rispettare le leggi sul lavoro, contro il caporalato, ma devono sottostare anche a ad alcuni paletti ambientali.
Dal 2024 infatti chi possiede una superficie superiore a 10 ettari è obbligato a lasciare a “riposo” il 4% del proprio terreno. Gli agricoltori hanno ottenuto che questo passaggio non avvenga nel 2024, ma nel 2025.

Entro il 2030: ecco un’altra questione: almeno il 25% dei terreni coltivati devono passare ad agricoltura biologica. Altre decisioni della Commissione in chiave di ‘nature restoration law’ non hanno convinto gli agricoltori.
Nel 2021 votarono per il PAC 485 parlamentari (tra essi delegati di Fratelli d’Italia (ad esempio Susanna Ceccardi, Matteo Adinolfi, ecc..), Lega (Silvia Sardone), persino Silvio Berlusconi e Forza Italia. Lo votarono Carlo Calenda e Giuliano Pisapia del PD. A votare contro furono i Verdi (Eleonora Evi) perché ritenevano questi interventi insufficienti per una vera transizione green.”

(Note tratte dal comunicato ANSA,1 Febbraio 2024)

 

Il dissenso attuale del settore alimentare è scatenato da alcune misure che sono state pensate per rendere maggiormente “green” e sostenibile l’intera produzione di cibo.
Il cosiddetto Green Deal è la somma di iniziative proposte dalla Commissione Europea per giungere alla neutralità climatica entro il 2050 – obiettivo ridurre del 50% le emissioni di gas – e introdurre leggi sulla economia circolare, sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità sulla innovazione ecc…
Il riposo dei terreni per il quinquennio 2023-2027 prevede un investimento della UE pari a 37 miliardi e mezzo. Questo sussidio è in diminuzione rispetto agli scorsi decenni: è un ulteriore motivo che ha suscitato rabbia negli agricoltori.

Non va scordato il “Mother Regulation” – il regolamento madre – che stabilisce regole fondamentali per le macchine agricole e forestali. Regole per trattori a ruote. Nel Regolamento si tratta anche dei rimorchi.
Indubbiamente se tutta l’Europa ha visto trattori per le strade qualche ragione c’è: noi abbiamo solo evidenziato cause possibili.

Ci pare doveroso a questo punto fare alcune osservazioni:

  1. Siamo interessati alla transizione green. Penso lo siano tutti. Sono molti i menefreghisti in giro e certamente ci saranno anche tra gli agricoltori.
  2. L’Europa non è uno Stato Federale. Occorre sempre il Recepimento delle iniziative della Commissione nell’ambito della legislazione nazionale. Questo non è un problema da poco. In una nazione la vita economica è diversa da paese a paese: dal 2021 – anno della approvazione del PAC – è cambiato il mondo: a fine COVID v’è stata la Guerra in Ucraina, la crisi energetica, l’inflazione galoppante, l’aumento notevole dei tassi d’interesse, la caduta del valore dell’euro, oggi la Guerra in Palestina ed in Asia, la spaccatura delle Grandi Alleanze nel mondo, lo riaffacciarsi della Guerra Fredda Est-Ovest.
    Infine grandi problemi per i movimenti di persone, di capitali, di merci, ecc…
  3. La transizione verde – pur necessaria – non è una ideologia che vive senza i passi necessari e possibili per la sua realizzazione. Ad esempio nel 2021 non si poneva nemmeno il grande dibattito sulla AI. Lo stesso valore del denaro ed i tassi d’interesse erano bassissimi. Le stesse popolazioni non hanno avuto informazioni su quanto veniva deciso a Bruxelles. I cambiamenti devono essere legati al realismo. La realtà arrivava prima delle buone idee e dei progetti migliori. A volte è stata proprio la realtà che ha impedito all’uomo di fare ciò che voleva, ed è la stessa realtà che ha posto vie alternative – tempi più lunghi o più corti – una necessità per fare con realismo.
  4. Da noi in Italia v’è stato il cambio di governo. Non si è visto in quest’anno nemmeno una bozza di possibilità di condivisione tra partiti al governo e alla opposizione. Anzi. Ogni fatto posto dal governo, qualunque esso fosse, sempre, ha visto una dura contrapposizione dei partiti dell’opposizione.
    La prima repubblica e i padri costituenti non hanno mai agito in questo modo: alla ideologia hanno sempre – o quasi, -preferito gli accordi. Era noto che le Leggi proposte dalla DC (circa il 90%) erano votate con l’astensione del PCI attraverso emendamenti concordati in Parlamento. Ora non v’è nemmeno accordo sui numeri dell’economia che dovrebbero segnare il punto base per realizzare ogni decisione.
  5. Tocca ad entrambi (Europa e stati Nazionali) accordarsi per far emergere una politica comune – se ancora è possibile. – per far ripartire l’agricoltura. Peccato che il tempo delle Elezioni è così vicino che chi interverrà per dare soluzioni troverà poco audience, perché un nuovo governo europeo potrebbe cambiare tutto. Gli agricoltori ne hanno patite tante dall’UE: la lunghezza dei cetrioli, le quote latte, le zucchine, e persino la quantità di uva da produrre, ecc.

Nel 2021 i trattori non scesero per strada: pensavano ai ristori? Non erano completamente compenetrati nei problemi ambientali? Superficialità?
Ultimamente l’EUROPA non spicca il volo perché vi sono ordinamenti giuridici diversi e spesso contradditori tra nazione e nazione, ideologie di governo che tendono a scontrarsi, territori che richiedono diversità di mentalità, culture e tradizioni spesso inconciliabili ecc…

L’illegalità della protesta dei trattori è evidente, insieme alle tante illegalità manifeste che gruppi ideologicamente organizzati, impongono alla maggioranza del paese.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile CSROGGI

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