Il punto del Direttore
Manca meno di un mese alla Conferenza di Glasgow (1—12 Novembre) e le conferenze “preparatorie” nel nostro paese si stanno aprendo un po’ in ogni luogo. Che cosa è COP26? Quali sono gli eventi che hanno preceduto l’incontro di Glasgow? Oggi quali gli obiettivi?
Per quasi tre decenni le Nazioni Unite hanno riunito quasi tutti i paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – che sta per “Conferenza delle parti”.
Dalla prima conferenza tenutasi nel 1992 a Rio de Janeiro, i cambiamenti climatici sono passati dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale.
L’obiettivo delle COP è sempre stato quello di giungere a un accordo comune tra le nazioni su come affrontare la crisi climatica, ponendo degli obiettivi e perseguendoli insieme.
Ricordiamo l’accordo di Parigi
Infatti, in occasione della ventunesima edizione della COP, tenutosi nella capitale francese, i paesi partecipanti hanno dichiarato di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi – puntando a 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali – e a mettere a disposizione fondi per raggiungere questi obiettivi.
Da allora, ciascun paese aderente si è impegnato a lavorare a un piano nazionale di riduzione delle emissioni di CO2 nette in atmosfera e a confrontarsi su tale piano ogni cinque anni.
Gli impegni presi a Parigi non si stanno materializzando e nella corsa per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, siamo già a +1,1. Inoltre, la finestra per raggiungere questo obiettivo si sta chiudendo.
Il decennio da qui al 2030 sarà cruciale. Gli impegni che i paesi prenderanno a Glasgow dovranno andare molto oltre rispetto a quelli intrapresi cinque anni fa. Per questo motivo, la COP26 rappresenta un incontro decisivo.
Quali obiettivi di COP26
- Assicurare l’obiettivo di zero emissioni nette a livello globale entro il 2050 e mantenere il rialzo delle temperature entro gli 1,5 gradi rispetto alle temperature pre-industriali. Per farlo è necessario accelerare l’uscita dall’utilizzo del carbone, ridurre la deforestazione, accelerare lo sviluppo della mobilità elettrica e investire nelle energie rinnovabili;
- Sviluppare diverse strategie di adattamento per le comunità più esposte e gli ambienti naturali. Le nazioni più ricche devono indirizzare almeno 100 miliardi di dollari l’anno verso la transizione ecologica;
I leader mondiali arriveranno in Scozia insieme a decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini per due settimane di colloqui.
Alcune considerazioni a seguire questo breve excursus storico:
- Innanzi tutto si parla di fallimento: non bastano gli incontri e gli accordi per raggiungere un comune obiettivo. La politica non ha la forza di raggiungere obiettivi comuni anche se questi sono drammaticamente importanti.
- L’O.N.U. che promuove questo incontro, anche in questo caso, dimostra la propria incapacità a risolvere i problemi che angustiano l’umanità Essi sono di natura diversa. E’ una organizzazione mondiale senza forza impositiva, senza strumenti vincolanti, ed incapace di risolvere gravi questioni internazionali.
- Siamo in ritardo: già si parla di 2050 quando l’Agenda Onu fissava come data limite il 2030. Le trasformazioni avverranno nei prossimi trent’anni? Speriamo venga fissata una road-map, con vincoli e penalità, per le nazioni firmatarie che poi non fanno nulla per modificare il proprio trend operativo. Almeno le Leggi di Bilancio, che dovrebbero essere pubbliche (per gli stati che le fanno!) non sono un libro dei sogni ma impegni verso i cittadini.
- In Italia?: è davanti ai nostri occhi quotidianamente la drammaticità indotta dal cambiamento climatico: siamo divenuti una penisola di tipo tropicale. E’ superfluo fare l’elenco dei fatti che misurano i disastri del cambiamento climatico, che viviamo periodicamente e sempre più gravemente.
Procida oggi come Haiti? - Vediamo l’impotenza della politica italiana e misuriamo solo i danni.
Non ci sentiamo di dare una conclusione cinica sul futuro e nemmeno su Glasgow.
Sarebbe troppo facile. La forza della positività ci raggiunge attraverso i fatti. Vediamo e raccontiamo storie di grandi tentativi di molte realtà produttive, di manager, di protagonisti della cooperazione e anche della politica che operano incessantemente per raggiungere quell’obiettivo.
Lo leggiamo nei Report di Sostenibilità, nei progetti e negli obiettivi. Anzi il nostro compito è proprio quello di raccontare tutto ciò che accade su questo terreno. Senza esempi è difficile fare un passo sicuro.
Infine un’ultima considerazione: come editori siamo in prima fila per dare conto sia dei pre-incontri italiani preparatori all’evento inglese sia nel divulgare i contenuti di COP26.
Bruno Calchera
Direttore Responsabile