Il punto del Direttore
“Da anni la Fondazione per la Sostenibilità Digitale, con il suo osservatorio, studia gli italiani in relazione alla sostenibilità digitale. Quello che analizziamo è come le persone percepiscono l’importanza di questi temi, ma anche quanto, in relazione ad essi, cambino i propri comportamenti. Ne emerge un quadro spesso meno confortante di quanto ci piacerebbe pensare, nel quale le persone fanno ancora molta fatica a comprendere gli impatti concreti di dichiarazioni di principio su temi come ambiente, energia, società in relazione alle scelte – piccole e grandi – che sono chiamate a fare. – ha affermato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “I risultati della nostra ricerca mostrano l’importanza di lavorare sulle infrastrutture, ma soprattutto sulla consapevolezza: perché è proprio in Paesi come il nostro, caratterizzati da minore diffusione delle competenze digitali, che dobbiamo preoccuparci di sviluppare un uso consapevole delle tecnologie a favore della sostenibilità. Esiste una perfetta (e preoccupante) proporzionalità inversa, tra diffusione delle competenze digitali e consapevolezza di dover approfondire questi temi, che porta i più competenti a volerlo diventare ancora di più, ed i meno competenti a pensare di non aver bisogno di approfondire. Questa tendenza indica chiaramente alle Istituzioni l’importanza di azioni di supporto allo sviluppo di consapevolezza su un tema centrale per il nostro futuro come la sostenibilità digitale.” (Stefano Epifani)
Recentemente abbiamo partecipato ai lavori promossi dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale a Roma in cui è stata presentata la ricerca che ha posizionato lo status di persone, nel territorio italiano, differenziandole tra sostenibili/digitali e non-sostenibili/analogiche. Abbiamo appreso quanto sia importante la Tecnologia Digitale per una piena consapevolezza delle persone del cambiamento indispensabile per la crescita della Sostenibilità in riferimento agli obiettivi della Agenda 2030 dell’Unione Europea.
Ciò significa che gli ESG trovano nella Sostenibilità Digitale i nuovi paradigmi su cui operare proprio per incrementare autocoscienza di contenuti e prospettive, veri processi relazionali in cui tutti si possono riconoscere: persone e territori.
Noi di CSROGGI riteniamo che la Tecnologia digitale sia uno strumento.
Non lo strumento, ma uno strumento, fondamentale, il più importante forse, decisamente innovativo, qualificante, destinato a rendere più efficace il percorso della sostenibilità, ma sempre uno strumento.
La Sostenibilità è una cultura che copre l’umano sapere, per un vivere civile e adeguato al nostro tempo. E’ questa “adeguatio” che rende il digitale decisamente importante, ma non basta.
Gli ESG richiedono altro.
Innanzi tutto la strada della consapevolezza è la via del vivere dell’uomo.
Senza consapevolezza, che ne è della ragione, dell’io, della libertà in azione?
Il percorso dell’umano sentire, del vivere, del suo relazionarsi, del suo usare della libertà non è una faccenda che trova immediatamente il percorso della sostenibilità. Essa giunge da una rottura della relazione uomo/ambiente.
La problematicità ambientale così diversa in Italia e nel Mondo richiede una lettura del rapporto di senso dell’io con gli altri uomini dentro un contesto. In questo posizionamento, la ragione muove i suoi passi e valuta ciò che è l’oggetto del vivere, personale e sociale.
Ne risulta la questione: molto prima del porsi del quesito: “sono analogico o digitale” giunge la domanda sul senso dell’esistere, sul come vivere la realtà, sul ciò che è bene e male, sulle relazioni sociali che rendono l’uomo protagonista del vivere.
In secondo luogo la Sostenibilità ha definito le cose indispensabili oggi per vivere il pianeta senza distruggerlo, su quali passi va centrata la ragione che muove la libertà.
A ciascun Goal corrisponde una esperienza esistenziale cui la ragione invita la libertà ad adeguarsi ad ogni livello.
Gli strumenti di lettura del processo di conoscenza e del procedere della Sostenibilità sono molti.
La storia stessa che indica il positivo originale. Il buono e il male che si sono interfacciati e intrigati.
La Sostenibilità ha il pregio di inserirsi in ogni contesto per indicare, suggerire, processi e realtà che hanno valenze positive e ricostruire processi che si sono consumati nel tempo.
La stessa avventura dei legami sociali, la famosa S, non ha necessità immediata di tecnologia digitale. Indubbiamente beneficerà della Tecnologia Digitale per essere ancora più efficiente, ma può esistere anche senza.
I Bilanci di Sostenibilità hanno il pregio di dare notizie. Sono nati ben prima della Sostenibilità Digitale e ne hanno corroborato lo sviluppo.
Spesso le più importanti DNF sono quelle che descrivono uno storytelling, l’origine di una idea, i processi valoriali che hanno imposto relazioni e inventive.
Le azioni del Terzo Settore sono esemplari del vivere civile e sono segnati dalla capacità umana di cogliere i bisogni emergenti.
Si potrebbe affermare che la Sostenibilità è una finestra sulla realtà. E la stessa realtà suggerisce a chi la guarda con lealtà e realismo, sia il cosa fare, sia l’idea del bello e del brutto. Del fare e non fare.
In quest’ultimo quadro la Sostenibilità può suggerire la Tecnologia Digitale per affrettare il cambiamento: e lo fa utilizzando uno strumento attualmente vincente.
“La CSR è morta!” mi diceva un giorno Stefano Epifani. Non è assolutamente vero. C’è la Sostenibilità che come processo culturale usa strumenti, anche diversi, tra essi la Tecnologia Digitale. Guai assolutizzare uno strumento per definire uno scopo anche nobile. La Sostenibilità è un approccio culturale che informa il vivere e usa più strumenti umani per affermarsi!
Bruno Calchera
Direttore CSROGGI