Il punto del Direttore

“Xi Jimping leader maximo del Partito Comunista cinese ha salutato il centenario della fondazione del partito nella piazza Tienamnen con 100 colpi di cannone divenuti sostenibili attraverso una tecnologia a basso impatto ambientale.” (Fonte Il Corriere della Sera 2 Luglio 2021 – pag. 14).
Un fatto sorprendente.
Anche se i 119 silos costruiti nel deserto del Gansu per missili intercontinentali riducono quella sorpresa con un realismo contradditorio.
Significa che c’è una tecnologia sostenibile per sparare cannonate innocue e un’altra per distruggere il pianeta.
E’ la contraddizione che emerge dal discorso del leader cinese.
Minaccioso con tutti, in particolare con Taiwan e Hong Kong, e con altri nemici che potrebbero ostacolare il cammino della politica cinese.

E’ pur vero che il programma 2021-2025 del piano quinquennale cinese prevede la trasformazione ecologica dello sviluppo sociale ed economico in chiave di trasformazione ecologica (fonte Prof. Parenti, Associato Istituto Internazionale “Lorenzo de’ Medici – Marzo 2021).
La Cina vuole raggiungere il picco delle emissioni di carbonio prima del 2030.
La Bozza del 14mo programma politico prevede che il governo cinese promuoverà la trasformazione ecologica dello sviluppo sociale ed economico ed i settori che ne beneficeranno già entro il 2025 saranno il manifatturiero, i trasporti ed i consumi. Ad esempio – e lo aspettavamo tutti da tempo – le industrie ad alta intensità energetica e più inquinanti – dall’acciaio alla produzione della carta – cambieranno presto registro adottando metodi di produzione sostenibile.” (Fonte: Marzo 2021 Agenda Digitale).

 Già durante l’Assemblea delle Nazioni Unite il 22 settembre il capo dello Stato cinese Xi aveva dichiarato che intendeva aumentare il contributo del paese nel quadro dell’Accordo di Parigi, promettendo che la Cina raggiungerà la neutralità del carbonio entro il 2060.
Facendo qualche calcolo alcuni hanno previsto che la Cina ha metà tempo per raggiungere questo risultato rispetto a Germania e Gran Bretagna. Noi comunque ci speriamo!

Green Report (14 Dicembre 2020) ha tra l’altro segnalato una dichiarazione di Xi, rivolta probabilmente agli Usa e ad altri Paesi occidentali che mettono in dubbio la sincerità degli impegni Cinesi: “La Cina onora sempre i suoi impegni. Alla luce del nuovo concetto di sviluppo, lavoreremo sulla transizione ecologica in tutti i campi economici e sociali promuovendo lo sviluppo di qualità. Lavoreremo instancabilmente per raggiungere gli obiettivi di cui sopra e dare un contributo maggiore alla risposta globale al cambiamento climatico”.

Xi ha concluso ricordando che «Una poesia cinese dice: “Il cielo non parla ma alterna le quattro stagioni; la terra non parla ma nutre tutti gli esseri. Il pianeta Terra è la nostra unica casa comune. Spetta a noi continuare i nostri sforzi sulla base dei risultati ottenuti e andare avanti fianco a fianco, al fine di garantire la solida attuazione dell’accordo di Parigi e aprire una nuova fase nella risposta globale alla sfida climatica”.

Evidentemente siamo lieti di questi programmi.
Ma c’è una certa schizofrenia nella politica sostenibile della Cina.
Da una parte si batte per un mondo ecosostenibile – lo dichiara – dall’altra invade il pianeta con prodotti inquinanti, che non mantengono alcuna forma di regolamentazione per la sanità pubblica. (Sono riscontri tratti della cronaca e frequenti: pensiamo ai sequestri di merci nei negozi cinesi!).
Sul COVID-19 l’OMS ha svolto indagini purtroppo parziali sull’origine del virus.

Infine le persone che lavorano in quel paese non hanno di certo uno Statuto dei Lavoratori, non c’è un sindacato, ed esiste una stratificazione sociale importante tra iper-ricchi e la maggioranza della popolazione. Il Welfare sociale è quasi inesistente.

I cinesi avevano guardato in occidente, per cogliere esperienze di welfare da imitare.
Già nelle visite a Roberto Formigoni, nel 2008, Presidente della Lombardia (fonte Il Sole 24 Ore – Cristina Casadei) il viceministro degli affari sociali Sun Chanchu aveva cercato di attivare un ponte tra i paesi (Lombardia e Cina), per portare “il modello Lombardia in Cina”. Una collaborazione che la Regione Lombardia portò avanti con diverse iniziative. Ad esempio in Cina era giunta la Fondazione Monserrate (Centro Hai Qiao di Pechino) per la costituzione di un Centro Disabili oggi funzionante e la Fondazione don Gnocchi ha provato a verificare una concreta possibilità di presenza in Cina.

La sostenibilità cinese è fatta anche di contraddizioni: difficile parlare di ESG, di ambiente insieme a Social e a Governace. L’attenzione al pianeta, all’energia del carbone da sostituire, sono risultati straordinari quando verranno realizzati. Ci aspettiamo un welfare integrato e una CSR ricca di paradigmi rivolti al benessere delle persone.
Una conciliazione possibile tra ideologia del partito unico comunista e umanesimo integrale?

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

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