Unipol ha ospitato a Milano Simon Zadek, rappresentante del gruppo di lavoro creato dalle Nazioni Unite che ha l’incarico di comprendere come la digital financing possa connettersi con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Simon Zadek. Photo by Jason Dixson Photography.

Sulla terrazza panoramica della Torre Velasca, con affaccio spettacolare sul Duomo e sulla città intera, Simon Zadek, senior advisor to the administrator of the United Nations Development Programme e, da novembre 2018, sherpa della Task force on digital financing of the sustainable development goals ha parlato del progetto voluto personalmente dal Segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese António Guterres: «Si tratta di una task force sulla digital financing voluta per comprendere come le fintech – tra cui criptovalute, block-chain, intelligenza artificiale, big data, ecc. – possano essere utili nel settore finanziario, in particolare come questi nuovi ecosistemi tecnologici stiano modificando la finanza e come si connettano con gli SDGs, gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Fanno parte di questa task force sedici persone scelte tra diversi player del settore finanziario, guidati da Achim Steiner, tedesco, che è il capo di UNDP (U.N. Development program) e Maria Ramos, sudafricana, fino a qualche mese fa CEO di ABSA Group».

Le domande che la task force si è posta in questi primi sei mesi di lavoro sono le seguenti: come le fintech modificheranno la finanza? Come possono aiutare lo sviluppo sostenibile? Dove si individueranno, in futuro, le opportunità per modificare il modo in cui le fintech finanziano gli SDGs? Come verranno affrontati i rischi e i problemi connessi a questi passaggi?

«Per rispondere a queste domande – ha sottolineato Zadek – dobbiamo capire come possiamo stimolare gli imprenditori, le banche centrali, i legislatori dei vari Paesi, così da poter comprendere e decidere quali siano le tecniche di regolazione migliori da adottare».

Il giro del mondo in 18 mesi

È proprio questo il motivo per cui Zadek gira il mondo ed è arrivato anche in Italia, a Milano, ospite di Unipol: «Il mio compito è quello di chiedere alle persone che dirigono le aziende, da quelle più grandi alle start-up più piccole, che cosa stanno facendo per capire come le fintech possano supportare le sostenibilità. I miei incontri hanno finora toccato molte parti del mondo – come Singapore, Pechino, Sud Africa, Parigi, Londra, New York, Silicon Vall – e nei prossimi mesi avrò altri appuntamenti importanti. I contenuti e la portata degli incontri sono i più disparati: si va da quello avuto con 900 responsabili della compliance di Singapore a quello tenuto a Parigi, con i 25 rappresentanti delle banche centrali».

L’attività della task force ha avuto inizio il 29 novembre 2018 e si concluderà tra aprile e maggio 2020. Avrà dunque una durata di 18 mesi, alla fine dei quali sarà prodotto il primo report per il Segretario Generale delle Nazioni Unite, che sarà presentato a settembre 2020.

Il sistema delle tavole rotonde, adottato con successo anche qui a Milano sarà mantenuto fino a gennaio 2020. Questo perché il confronto diretto tra varie realtà viene ritenuto indispensabile per tastare il polso ai cambiamenti in atto: «Tutto il settore sta cambiando molto rapidamente. È di pochi giorni fa la notizia che Facebook ha lanciato “Libra” la criptovaluta che permetterà agli utenti di decine di piattaforme di scambiarsi denaro tra loro e pagare acquisti con questa sorta di moneta “franca” mondiale. È una notizia epocale, un evento che può cambiare il mondo e che modifica radicalmente la discussione in atto: da questo momento nulla è più come prima. È importantissimo quindi essere aggiornati in tempo reale, recependo quelle che sono le istanze, le opinioni, le indicazioni che provengono dal mondo reale».

Fintech e comunicazione

Uno degli aspetti più positivi relativi alle tecnologie digitali del Fintech è il fatto che queste permettono di trasferire e far conoscere agli investitori dati più dettagliati, più veloci, più economici, in sostanza dati migliori rispetto a prima.

«Oggi nel mondo c’è un’offerta di un trilione di dollari di obbligazioni green e sostenibili – ha ricordato l’inviato dell’ONU –. È importante riuscire a farlo capire agli investitori, che devono essere messi nella condizione di sapere come possono essere impiegati i loro soldi. Per questo è importante avere dati di quantità e qualità sempre maggiori».

Gli esempi a disposizione di come il Fintech possa cambiare il mondo della finanza perseguendo al meglio gi SDGs sono numerosi, ha ricordato Zadek, che ne ha voluto riportare alcuni: «Penso alla Blue Planet, azienda americana di grandi dimensioni che presto sarà in grado di misurare le emissioni di CO2 emesse da ogni edificio. O penso ancora all’iniziativa M-Kopa in Kenia, che è tra l’altro il Paese più digitalizzato al mondo, grazie alla quale, partendo da una “Payment platform” puoi avere credito e acquistare energia solare sulla base del consumo effettivo, come i sistemi a gettone di una volta. Una soluzione che può risolvere uno dei grossi problemi che riguardano i Paesi in via di svilluppo, quello dell’energia, e può dare la giusta spinta per avviare la loro economia. Non a caso il Kenya sta utilizzando oggi molta più energia solare rispetto agli altri Paesi».

Soluzioni diverse per Paesi diversi

Una domanda sorge spontanea: com’è possibile mettere insieme gli interessi dei vari Paesi del mondo, così diversi tra loro per cultura, economia, sensibilità agli obiettivi di sviluppo sostenibile? «È vero – risponde il rappresentante delle Nazioni Unite –, ci sono differenze enormi tra i Paesi, non può esserci una soluzione unica, valida per tutti. Ci possono però essere soluzioni che possono funzionare in maniera diversa da Paese a Paese. Faccio un esempio: ANT Financial Services, una società fintech cinese, ha creato un’app sulla piattaforma Alipay, per cui se tu stai comprando beni utilizzando il tuo cellulare hai in tempo reale l’indicazione del consumo di CO2 collegato a quell’acquisto. Ogni azione è collegata ad un benchmark e, come se fosse un social media game, se lo batti ottieni dei punti per cui loro si impegnano a piantare degli alberi in Mongolia. In questo momento ci sono 400 milioni di persone che stanno utilizzando questa app – che è quella con la crescita più importante di tutta la storia digitale – che funziona senza che venga coinvolto del denaro. Ora si sta pensando di lanciare la stessa iniziativa nelle Filippine, ma non è detto che lì abbia lo stesso risultato. Per questo al posto della CO2 potrebbe riguardare qualcos’altro, più collegato alla realtà di questo nuovo Paese. Cambia l’oggetto, ma non la ratio, che rimane sempre la stessa, quella che ci fa tornare al nostro interrogativo iniziale: come le fintech possono aiutare a perseguire obiettivi di sostenibilità, che possono variare Paese per Paese?».

Esistono comunque obiettivi che sono globali, che devono rimanere tali? «Certo, alcune opportunità e iniziative devono essere estese a livello globale. Una criptovaluta come Libra, ad esempio, non può che essere globale: non ha senso proporla solo in Italia, o a Malta, o in Cina. Alcuni progetti hanno bisogno di iniziative comuni, internazionali».

Lavorare sulla finanza di domani

L’aspetto fondamentale, il nucleo dell’attività della Task force messa in piedi dalle Nazioni Unite è riuscire a capire come opererà il mondo finanziario del futuro. Un obiettivo che è diventato sempre più chiaro, negli ultimi tempi e che nasce da un percorso lungo e articolato, corrispondente all’esperienza personale e professionale dello stesso Simon Zadek.

«Ho iniziato negli anni 90 lavorando sui diritti sul lavoro, e sui diritti sociali – il suo racconto –, poi ho iniziato a lavorare con i gruppi dirigenti di grandi società siderurgiche, farmaceutiche, energetiche ecc. Ho lavorato per grandi aziende, introducendo il tema della sostenibilità. A un certo punto ho capito che il mondo finanziario era quello su cui si doveva puntare. La finanza è il centro dell’economia globale e ha obiettivi molto più a breve termine rispetto alle grosse aziende. Ho anche capito che il punto cruciale della finanza era in Cina e ho iniziato a lavorare in quell’immenso Paese con i regolatori finanziari che cominciavano a parlare di sostenibilità ambientale. A questo punto le Nazioni Unite hanno detto: perché non istituiamo una commissione internazionale che si occupi di questi obiettivi? Dalla Cina ho guidato la commissione per quattro anni, studiando da vicino che cosa facevano le banche centrali, i legislatori finanziari, gli standard setters, gli stock exchanges, gli accounting bodies.

Fino a quando mi sono accorto che stavamo facendo un grande errore: stavamo tentando di risolvere il problema basandoci sul sistema finanziario del passato, non tenendo conto che il sistema finanziario di domani sarà completamente diverso, a causa della digitalizzazione. Per questo è nata la task force».

Il futuro è già qui

Alla luce di questi primi mesi di incontri, analisi, confronti, è possibile capire se tutto questo lavoro stia producendo il risultato auspicato? Se effettivamente riuscirà a influire sull’impostazione della finanza del futuro?

«La mia opinione è che il futuro sia già presente oggi, sebbene non lo si possa vedere. È già presente in alcune iniziative e sperimentazioni. Finché non unisci i puntini non te ne accorgi, ma se ascolti molto attentamente e discuti con le persone che incontri, ti accorgi che il futuro è già qui. Il mio lavoro non è predire come potrà essere il futuro, ma influire su quello che c’è già. Ho bisogno di incontrare le persone che stanno modellando il futuro e discutere con loro. Ed è proprio quello che ho fatto anche qui a Milano».

di Luca Palestra

(foto: en.delfi.it)

(da CSRoggi Magazine, anno 4, n.3, Luglio 2019, pag. 6)

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