L’uomo della strada
Sembra proprio che si stia per ricominciare. Bene. Tutti abbiamo detto che non se ne poteva più.
E tutti abbiamo detto che, dopo approfondite riflessioni, non si poteva ricominciare pensando di mettersi a rifare esattamente quello che si faceva prima. Alla ripresa si sarebbe cambiato.
Ma quale comfort zone in cui ancora rintanarsi! Quale “riprendere da dove eravamo rimasti”! Innovare si deve !
La pandemia ci ha messo davanti alla necessità di interrompere e bloccare tutto. E questa è “l’occasione” di cominciare di nuovo. Vale a dire non ripartire da dove eravamo arrivati e andare avanti con le stesse regole e convinzioni e abitudini. Tempo per pensare ne abbiamo avuto, esami di coscienza ne avremmo potuti fare in quantità industriale. E se non li abbiamo fatti abbiamo ancora una coda in cui possiamo riflettere.
Visto che si deve ripartire, non dobbiamo perdere l’occasione di farlo con regole nuove, e adattarci ad una realtà che ci circonda che non è più quella di prima.
E’ vero che il periodo appena trascorso ha smorzato, alla grande, temi e considerazioni che si stavano facendo largo, a fatica, nella società e nella nostra testa. Basta pensare alla “sostenibilità”.
L’attenzione era tutta su problemi più immediati , e non piccoli: la salute e la vita. Perciò sono stati accantonati problemi che esigevano si cambiamenti, ma “più avanti”.
Adesso riprendiamo. E riprendendo vale la pena di cambiare quello che avevamo già cominciato a capire che non andava. Allora, riprendiamo cercando di metterlo a posto . E l’innovazione è la chiave per affrontare il futuro.
E per innovazione non parliamo solo di tecnologia e di digitale, ma ci riferiamo anche a processi mentali differenti, a un approccio diverso con la professione.
Una persona che, anche quando non parla Ex cathedra, dice delle cose intelligenti e condivisibili ha appena sottolineato con vigore tre concetti:
- da una crisi come questa non si esce uguali, come prima: si esce o migliori o peggiori. E quindi dobbiamo avere il coraggio di cambiare, di essere migliori, di essere migliori di prima, per poter costruire positivamente la post-crisi della pandemia;
- peggio di questa crisi, c’è solo il rischio o il dramma di sprecarla;
- l’umanità ha bisogno di uscire dalla crisi più unita, non più divisa.
Il Papa, insomma, invita a chiederci cosa «ci ostacola nel donarci», indicando tre nemici, «sempre accovacciati alla porta del cuore»: il narcisismo, il vittimismo e il pessimismo. Il narcisismo «fa idolatrare sé stessi, fa compiacere solo dei propri tornaconti», il vittimismo, «il dio-lamentela», porta a pensare che «nessuno ci comprenda e provi quello che proviamo noi», mentre il pessimismo, «il dio negatività», fa «vedere tutto nero».
Bisogna ritrovare i valori della squadra, il rispetto per chi ci accompagna, i comportamenti coerenti con gli impegni presi; abbandonare l’arroganza, l’ansia di gareggiare sopraffacendo; privilegiare i comportamenti leali rispetto agli intrighi e alle menzogne (che peraltro hanno sempre le gambe corte).
Questo periodo, proprio questo periodo, non va lasciato passare con la testa girata indietro ma con un bello sguardo rivolto in avanti.
Oggi da tutte le parti si legge una famosa frase di Galileo Galilei: “Dietro a ogni problema si presenta una nuova opportunità”. Lo scienziato che ha dato il via ad un nuovo modo di pensare ci invita ad andare sempre oltre.
Noi il problema lo abbiamo avuto. Adesso bisogna andare avanti con l’opportunità.
Può essere l’ultimo avvertimento.
Ugo Canonici