A novembre dello scorso anno la Banca Centrale Europea pubblicava la “Guida sui rischi legati al clima e all’ambiente (Guide on climate-related and environmental risks) in cui affrontava i temi legati al clima in generale per avviare una gestione sicura e prudente dell’impatto del climate change (climate-related and environmental: C&E). A quel report ha fatto seguito a giugno 2021 il rapporto La gestione e la supervisione dei rischi ESG per gli istituti di credito e le imprese di investimento” e a luglio un piano di azione per includere considerazioni relative al cambiamento climatico nelle strategie di politica monetaria. In un percorso che mostra la grande attenzione, come si è potuto osservare anche in occasione di COP26 delle istituzioni finanziarie e bancarie verso i temi ambientali e i rischi climatici. Nella Guida sui rischi legati al clima e all’ambiente la Banca Centrale Europea formulava delle indicazioni e delle aspettative in merito alle misure con cui gli enti avrebbero dovuto considerare i rischi C&E nel momento in cui affrontavano e attuavano la loro strategia aziendale con una serie di pratiche da adottare in merito alla governance, al risk management e alle prove di stress. Uno scenario che voleva indirizzare anche un miglioramento nella trasparenza per la gestione di questi rischi.
A distanza di quasi 12 mesi da quell’intervento arriva sempre dalla BCE un altro report che questa volta esamina i risultati di quelle raccomandazioni e mette in relazione i rischi climatici con le attività effettivamente svolte dal mondo bancario attraverso il report “The state of climate and environmental risk management in the banking sector”.
In questa ricerca vengono prese in considerazioni 112 banche e il risultato dell’analisi appare preoccupante in termini di gestione del profilo di rischio associato al climate change. La maggior parte degli istituti di credito europei ha infatti ancora molto da fare in termini di adeguamento alle prassi indicate dalla BCE.
In particolare nella guida del novembre 2020 sui rischi legati al clima e all’ambiente la BCE aveva indicato 13 supervisory expectations e il report si pone l’obiettivo di capire se e come queste indicazioni sono state recepite. I risultati indicano che nessuna delle istituzioni è veramente vicina all’allineamento completo delle proprie pratiche con le aspettative di vigilanza. In alcuni casi ci sono importanti passi in avanti nella gestione dei rischi C&E, ma gran parte degli istituti è ancora nelle prime fasi di sviluppo anche se è peraltro diffusa una ampia consapevolezza del problema da parte della maggior parte istituti stessi che dichiarano come il 90% delle loro pratiche sia solo parzialmente o in alcuni casi per nulla allineato con le aspettative di vigilanza della BCE. Dal canto suo la BCE osserva che i temi legati all’integrazione dei rischi ambientali e climatici nelle strategie, nella governance e nel risk management bancario sono a loro volta in evoluzione.
Tornando al report appare molto forte anche la consapevolezza sul valore e sull’impatto dei rischi climatici attuali e futuri. Tutte le istituzioni che hanno partecipato al report dichiarano di attendersi una crescita del peso e dell’importanza dei rischi climatici nell’economica del profilo di rischio generale di ciascuna banca nei prossimi 3 – 5 anni. La metà delle banche che hanno partecipato al report prevede inoltre che questi rischi si faranno sentire già nel breve-medio termine.
Da evidenziare che alcune istituzioni hanno iniziato a misurare e monitorare l’allineamento dei propri portafogli, con il supporto di appositi indicatori in modo da valutare i propri finanziamenti in funzione degli obiettivi dell’Accordo di Parigi anche per evitare un eccessivo accumulo di quelli che vengono definiti come rischi di transizione.
In generale poi le banche hanno avviato la raccolta di dati e lo sviluppo di competenze adeguate a valutare e gestire i rischi e la complessità dei rischi di transizione, ma solo poche lo sta facendo prendendo in considerazione fattori di rischio specifici come la perdita di biodiversità o come forme specifiche di inquinamento.
Il report completo è disponibile in forma gratuita direttamente QUI
Mauro Bellini
Direttore Responsabile ESG360.it
e Direttore testate verticali Network Digital360
(da ESG360 Newsletter del 10 dicembre 2021)