Vorrei fare un esperimento: senza dover usare per forza la parola “sostenibilità” – molto di moda in questi ultimi anni, ma anche una delle più inflazionate, fraintese e spesso variamente interpretate -, provare a concentrarci più sul significato e costruire un’interpretazione comune e condivisibile, quindi parlare di esperienza, visione e futuro.

È ovvio che per fare questo “gioco” non si può prescindere dalla diversa cultura di ognuno, e quindi dalla diversa esperienza, per cogliere un significato così moderno, che ormai dovrebbe essere ben assimilato da tutti.
La mia esperienza di anni di reporting e di comunicazione mi porta a dire che spesso bisogna stare attenti alla stessa traduzione di certi termini, perché crea inevitabilmente diverse interpretazioni. Un po’ come la parola welfare, che assume diversi significati, a seconda che si sia in Italia, negli USA o in UK.

Cultura condivisa e linguaggio comune
Fare comunicazione su questi temi significa raccogliere le diverse esperienze e interpretazioni per costruire una cultura condivisa e usare un linguaggio comune. Solo così possiamo attivare quel dialogo tra i portatori di interessi (gli stakeholders) che chiedono e si aspettano specifiche riposte dalle nostre aziende e dalle istituzioni pubbliche.

La comunicazione, l’ascolto e il confronto creano esperienza, sono esercizi da fare a due vie/canali. Un canale di meno, o uno di troppo, possono creare fraintendimento o confusione.
Ascoltare e osservare sono quindi esperienze che ci consentono di confutare le nostre opinioni e i nostri preconcetti, di confrontarci e di creare consapevolezza e comprensione di altre realtà.
Fin qui il gioco è stato facile!

La parola qui “proibita” e che cerco di non ripetere (che fatica però!) ha poi una caratteristica intrinseca e determinante: ha in sé una dimensione temporale ben chiara e dinamica, quella del futuro.
La nostra bella lingua italiana definisce questo sostantivo come qualcosa che “si può sopportare”, che “può (vuole) ripetersi” e che si può “affermare con certezza”: TUTTO PROIETTATO AL FUTURO.
Non si tratta quindi di qualcosa che riguarda un momento o un oggetto, non solo l’ambiente, come spesso la “sustainability” viene intesa, ma è una visione integrata della società, dell’ambiente, delle relazioni e dell’economia, che porta stabilità di condizioni positive, resilienza e sviluppo, nel lungo periodo.

Un impatto positivo protratto nel tempo
A questo punto però, per essere davvero chiaro, mi devo arrendere e definire chiaramente la “sostenibilità”: che non è quindi solo quella ambientale, non è solo per l’oggi, non solo per me stesso!

L’esperienza insieme alla visione del futuro sono percezioni che derivano da un sistema complesso di “sensori”, che giustamente viene spesso paragonato al corpo umano. Un organismo, un insieme di cellule, che quando diventa insieme di persone si chiama società o umanità, con le sue relazioni, logiche, esigenze e dipendenze, dove ognuno, facendo rispettosamente il suo, contribuisce a rendere l’habitat in cui vive un’esperienza che si può ripetere nel tempo, che determina la vita delle nuove generazioni e che, se vissuta appieno, può aggiunge nuove opportunità.

Ecco che la sostenibilità è l’impatto positivo che può passare alle nuove generazioni e ai futuri professionisti e così avere continuità nel tempo.
È questa l’esperienza e la visione che viviamo in Hitachi. È questa la sostenibilità o sustainability (non importa più distinguere): la capacità di comprendere le reali esigenze, di creare risposte positive, che ripetibili nel tempo, attraverso l’uso dell’intelligenza e della tecnologia e quindi di soluzioni adeguate, puntano a una qualità della vita migliore.
Solo una visione integrata nello spazio (tra le diverse culture) e lungimirante nel tempo (tra le diverse generazioni) può essere realmente sostenibile.

La più bella idea è quella fruibile
L’economia, l’etica, il rispetto dell’ambiente, la diversità e la qualità della vita di ognuno di noi, non sono parti di un tutto, ma il tutto stesso. Un equilibrio di elementi che, come nel corpo umano, lavorano per un fine condiviso e unico, l’evoluzione e talvolta la sopravvivenza.

Sappiamo bene che non si tratta solo di creare la migliore tecnologia, la più avanzata, la più innovativa, se poi non è utile, non crea un impatto positivo o, peggio, è dannosa e/o non crea valore destinato al futuro. La più bella idea è quella che, rispettando più esigenze, è la più utilizzabile e fruibile.

È vero che è il mercato che crea la domanda e quindi il commercio dell’innovazione e della tecnologia, e in Hitachi lo sappiamo bene, ed è per questo che sviluppiamo le nostre soluzioni in un’ottica di co-creazione con i nostri clienti.

La domanda però, oggi è cambiata. Non si tratta più solo di valore economico, ma di quest’ultimo integrato con l’ambiente e la governance. Capire questa “nuova domanda” permette di creare la “nuova offerta” adeguata e necessaria per il nostro tempo e per il futuro.

Vivere diversamente la logica del profitto
Nel definire la sostenibilità, infine, non sono d’accordo sul fatto che essa debba combattere a ogni costo la logica del profitto. Penso che questa logica vada vissuta diversamente e cioè come profitto o, meglio, rendita per le nuove generazioni, per un ambiente sano e adeguato, per relazioni umane rispettose delle diverse idee e culture, che così potranno essere realmente vissute!

Un profitto che può ripetersi e durare nel tempo. Facciamo come certi incentivi fiscali: per far crescere le aziende i governi defiscalizzano gli utili reinvestiti. Re-investiamo il profitto in ambiente, governance e salute futura, creiamo una reale economia circolare, dove non è sbagliata la logica del consumo, ma solo quella del consumo inutile, fine a se stesso e totalmente distruttivo.

Per questo in Hitachi ci rivolgiamo anche al Terzo settore, il non profit, perché il tipo di profitto che creiamo è anche quello sociale e ambientale oltre che economico.
Nel mondo della mobilità, dove Hitachi Rail opera, il capire le richieste di una struttura sociale sempre più interconnessa e interdipendente ci consente di affrontare le sue reali esigenze da una prospettiva olistica.

Alcune di queste interrelazioni sono migliorabili con l’innovazione sociale. Nel settore di Hitachi Rail, ad esempio, migliorare la mobilità significa migliorare la sicurezza del traffico e dei pedoni, i flussi e gli spostamenti del traffico e l’efficienza urbana, riducendo al contempo i costi dei servizi di emergenza e delle riparazioni dell’infrastruttura, nonché la perdita della produttività economica. Il parcheggio intelligente migliora l’economia, le velocità di transito e la qualità dell’aria.

Il significato di equilibrio sostenibile
Questo è un esempio di approccio sostenibile che nutre l’economia e l’infrastruttura fisica di una città, che è anche tessuto sociale e che risponde a una domanda in termini di tradizione, cultura, relazioni, ambiente, innovazione, politica, istruzione, pari opportunità e quindi qualità della vita. Proprio come gli individui prosperano quando bilanciano lavoro, famiglia, amicizie, esercizio fisico, dieta e crescita personale, così una società prospera quando nutre tutti i componenti di sé stessa. Se c’è una carenza da una parte, questo può influenzare il tutto.

Diamo quindi alla parola “sostenibilità”, che qui ha vinto il gioco iniziato con questo articolo, la sua interpretazione piena di esperienza, visione e futuro. Forse, oltre alla moda di questi ultimi anni, adesso iniziamo davvero a capire cosa significa questo equilibrio sostenibile.

di Andrea Razeto

(da CSRoggi Magazine, anno 5, n.5, Ottobre 2020, pag. 6)

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