Per valutare l’inizio di un cammino non si può non iniziare dal Rapporto ASVIS 2019 e dalle sue considerazioni. Esso ha svolto una puntuale relazione sul rapporto tra la “Legge di Bilancio 2019 dello Stato italiano e lo sviluppo sostenibile” e lo ha presentato lo scorso 28 Febbraio.

Una prima riflessione: se l’Agenda ONU 2030 rappresenta per ogni Stato una linea guida di lavoro, la domanda sulla situazione italiana è d’obbligo: il Bilancio dello Stato 2019 rappresenta un passo positivo o una fermata o peggio un ritorno al passato?

La discussione su questa legge di Bilancio è stata chiacchieratissima da stampa e politica: i provvedimenti posti in essere con operazioni in deficit, per recuperare risorse economiche, è davvero una grande scommessa molto controversa.

Ma l’interesse per la Sostenibilità da parte dello Stato sarebbe il primo segno di realismo verso obiettivi che tutti gli Stati – almeno quelli dell’ONU che hanno deciso di adottare l’Agenda 2030 – sono tenuti a seguire.

Cito alcuni passi tratti dal rapporto ASVIS che ci hanno fatto riflettere.

Nell’introduzione del rapporto si legge: “ la disattenzione della politica italiana alla attenzione alla Agenda 2030 è dimostrata dal fatto che il nostro paese non si è ancora dotato di una governance adeguata.” Il che significa la poca attenzione alla Agenda ONU, l’inesistenza di obiettivi ben qualificati.

Il 16 Marzo 2018 la Direttiva del Presidente del Consiglio (Gentiloni n.d.r.) prevedeva l’istituzione della Commissione Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile che desiderava venissero preparate ed attuate, anche da ciascun Ministero, azioni ben definite per l’attuazione del programma in tema di Sostenibilità.

Il blocco attuato dal nuovo governo rappresenta un elemento di grande criticità.

Ci si chiede: la sostenibilità è un, sostantivo, un contenuto, che ha in sé diverse linee pratiche e strategiche o un aggettivo, buono per ogni discorso, abbinato a sostantivi importanti o meno?

Il dramma cui assistiamo è la confluenza di due importanti linee di operatività:

Ci sono realtà economiche, industriali, sociali, che tese alla innovazione, cercano di interpretare i suggerimenti dell’ONU in modo pregevole, più spesso senza interlocutori pubblici, unicamente per l’importanza vitale che richiede l’attuale situazione del pianeta. Li chiamerei i protagonisti illuminati.

V’è una seconda linea, che chiamerei di cialtroni, che usano la parola sostenibilità solo per fregiarsi di un aggettivo in più da appiccicare al proprio operare o alle proprie idee per dare un tocco di novità, usando una parola di moda. Sono i protagonisti della parola facile.

Infine vi è una terza fascia, che tendo ad ignorare, che è fatta da quei moralisti impegnati a insegnare a vivere agli altri che, poco informati sui compiti da fare per essere sostenibili o per promuovere la Sostenibilità, preferiscono suggerire tanti “fioretti…”, le piccole buone azioni, che dovrebbero/potrebbero cambiare la vita. Dimenticano che il pianeta ha bisogno ben di più e che il cambiamento non è uno sforzo moralistico, ma un cambiamento di mentalità.

Ad esempio il 13° GOAL “LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO” prevede una capacità di rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali.

Nel Bilancio 2019 è stato finalmente inserito il concetto di resilienza eco-sistemica, anche se lo sforzo economico è davvero non sufficiente davanti al dissesto ambientale davanti ai nostri occhi.

Nella legge di Bilancio – dichiara il rapporto – “non si vedono norme capaci di avviare un quadro strategico per l’adattamento ai cambiamenti climatici, per il quale pur esiste un piano nazionale del Ministro dell’Ambiente”.

Vorrei concludere con i dati della Ricerca della Fondazione UNIPOLIS “Rapporto sulla sicurezza e insicurezza sociale in Italia e all’Estero.

In questa ricerca emerge una consapevolezza crescente tra i cittadini molto varia. Cresciuta negli anni fino a un più 40% medio. Persino i votanti per i partiti politici sono stati sentiti: un dato li accomuna tutti: pochi superano il 20% e nessuno è sopra il 30%.

Però gli italiani per quasi il 70% si dichiarano favorevoli alla Agenda 2030 e vogliono essere informati sempre di più.

Così si giunge al 91% dei giovani preoccupati della sorte del pianeta.

Abbiamo visto la tragedia del cambiamento di clima in Italia!

E’ bene parlare, scrivere di Sostenibilità, ma è ancora meglio saperne e soprattutto saper informare con competenza. Infine è necessario un ripensamento della classe dirigente per attuare programmi, progetti e governance ai diversi livelli.

I Goal sono 17 e noi ne abbiamo segnalato solo uno.

Forse un esame approfondito di tutta l’Agenda è davvero indispensabile.

Si eviterebbe di dire qualche sciocchezza sulla fine della povertà e sulla salute per tutti.

Noi di CSRoggi ci proviamo. Anzi faremmo ancora di più con risorse maggiori.

Ma il fatto più importante resta la qualità della informazione e la parola dei protagonisti: i maestri della parlare si sprecano, però, la conoscenza è l’anima del cambiamento e i protagonisti che operano sensibilmente ci sono!

L’Agenda ONU 2030 è ben presente nella vita di molti.

E’ solo l’esperienza il vero dato sensibile, quello che indica una strada avviata e che suscita emulazione e contaminazione nei processi innovativi.

 

Bruno Calchera
Direttore Responsabile CSRoggi

Share This