(da Il Sole 24 Ore – 21 marzo 2016)

Ci sono voluti anni, ma finalmente l’Agenda Globale per portare il mondo sul sentiero dello sviluppo sostenibile può dirsi completa. Dopo l’approvazione, nel settembre 2015, da parte dell’Assemblea generale dell’Onu dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) e dei 169 sotto-obiettivi di carattere economico, sociale, ambientale e istituzionale che tutti i paesi del mondo si sono impegnati a raggiungere entro il 2030, la settimana scorsa la Commissione statistica dell’Onu ha approvato i 240 indicatori attraverso cui monitorare, anno dopo anno, il cammino verso la sostenibilità.

A questo punto, la parola passa a ciascuno dei governi che hanno elaborato e sottoscritto l’Agenda 2030, ai quali spetta ora il disegno di strategie nazionali per mettere il proprio paese in grado di svilupparsi in modo sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale.

 Una delle caratteristiche fondamentali dell’Agenda 2030 è l’interconnessione tra i 17 obiettivi prescelti, la quale richiede una forte integrazione delle politiche settoriali: riduzione della povertà, educazione di qualità per tutti, lotta alle disuguaglianze di genere, occupazione di qualità e stili di consumo sostenibile, miglioramento delle condizioni ambientali e qualità della vita nelle città, istituzioni pubbliche efficienti e innovazione tecnologica e sociale, sono tutte dimensioni che vanno tenute presente simultaneamente, superando la tipica politica dei “due tempi”: prima crescita economica a costo di distruzione dell’ambiente e di ingiustizie sociali e poi, non si sa quando, riparazione dei danni.

A differenza dei Millennium Development Goals, questa volta l’impegno riguarda tutti i paesi, anche chi, come l’Italia, fa parte del mondo più ricco e ha, come ha ricordato Papa Francesco, un debito ecologico nei confronti dei paesi in via di sviluppo.

L’Agenda 2030 impegna l’Italia a trovare una via allo sviluppo che preservi, anzi che ricostituisca, il capitale sociale, umano, ambientale ed economico intaccato dalla crisi di questi anni. Proprio per questo, l’attuazione dei 17 obiettivi non può essere lasciata solo ai governi, in quanto senza un impegno comune delle imprese e della società civile sarà impossibile farcela.

È per questo che è nata l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), che già riunisce ottanta organizzazioni (tra sindacati e associazioni imprenditoriali, fondazioni e associazioni del Terzo Settore, reti di volontariato e della società civile) ed è stata presentata alla Camera dei Deputati venerdì 11 marzo.

È la prima volta che in Italia si realizza una tale unità di intenti e di questa responsabilità l’Alleanza è ben consapevole. Le attività dell’ASviS sono numerose e articolate, e vanno dall’impegno per l’educazione allo sviluppo sostenibile alle proposte per approcci integrati alle politiche nazionali e territoriali, dall’advocacy al monitoraggio attento del percorso dell’Italia e dei suoi territori per raggiungere gli obiettivi sottoscritti.

In questo processo i dati statistici giocano un ruolo fondamentale. La lista approvata dall’Onu comprende indicatori per i quali esistono già metodologie di calcolo consolidate e i relativi dati (35% del totale), indicatori i cui dettagli metodologici sono disponibili ma per i quali esistono pochi dati (15%) e indicatori per il cui calcolo bisogna ancora definire una metodologia adeguata (10%).

A tale proposito, va rilevato che non basterà fornire indicatori riferiti alle medie nazionali, ma, secondo il principio “nessuno venga lasciato indietro” posto alla base dell’Agenda 2030, molti andranno disaggregati sul piano territoriale, per genere e con riferimento ai diversi gruppi socio-economici.

Per questo l’Alleanza chiederà all’Istat di procedere con la massima rapidità a rendere facilmente fruibili i dati esistenti e di impegnarsi a produrre quelli mancanti, così da consentire all’opinione pubblica italiana di valutare la posizione del Paese e dei suoi territori rispetto agli Obiettivi. È un impegno non banale ed è auspicabile che il Governo renda disponibili adeguate risorse per conseguire, intanto, questo obiettivo.

Enrico Giovannini

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