«L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è la cornice nella quale progettare il futuro del nostro Paese e dell’Europa». Nel maggio scorso Enrico Giovannini, portavoce di ASviS, ha inaugurato il Festival della sostenibilità ribadendo questo concetto basilare. I 17 obiettivi che l’Onu ha fissato e che oltre 150 Paesi nel Mondo hanno sottoscritto rappresentano molto più che un ideale utopistico. Non ci sono alternative, insomma e chiunque abbia a cuore il benessere personale e di chi gli vive accanto, mai come oggi è costretto ad allargare gli orizzonti ragionando in termini di collettività e pensando anche a chi verrà dopo di noi.
La sfida dei 17 Goal è ambiziosa: scorrendoli, ed esaminando anche i target in cui si declina ogni voce, è evidente che si parla davvero di tutto. Andiamo dal diritto al cibo alla salute; dalla lotta all’inquinamento e alle discriminazioni di genere; dal tema dell’educazione e della convivenza civile.
Può apparire un generico “tutto troppo”. Eppure è da qui che si deve ripartire. Lo devono fare i singoli e le collettività. Lo deve fare il Terzo settore e lo devono fare le aziende: queste ultime, in particolare, devono avere il coraggio e la forza anche di rivedere il concetto di CSR.
Che non può essere più un “ramo” di attività, una stelletta da appuntarsi sul petto, una eventualità da cogliere grazie alla lungimiranza di qualche manager. La CSR deve invece essere la direzione in cui si indirizza l’intero business di ogni realtà imprenditoriale, grande o piccola, cooperativa o spa: dalla realizzazione di un prodotto alla gestione della vita aziendale; dalla scelta di strategia di marketing al rapporto con i dipendenti.
I prossimi anni sono decisivi è decisivo è il ruolo delle scuole e delle università che stanno formando le prossime classi dirigenti della vita economica, politica e sociale del Paese.
I giovani ci stanno dimostrando di avere grande sensibilità sul tema dei diritti e della tutela del Pianeta.
Ma per dare consistenza alle manifestazioni di piazza serve una preparazione adeguata che scuole e atenei devono garantire. E alla base di tutto è necessario imprimere un nuovo senso etico alle nostre scelte: come cittadini, educatori, professionisti. Perché l’Agenda 2030 comincia da ciascuno di noi.
di Elisabetta Soglio