«Fondazione Mediolanum Onlus è nata nel 2002 dall’esigenza di organizzare meglio una serie di attività che già svolgevamo nel sociale come banca – spiega Sara Doris, dal 2005 Presidente Esecutivo della fondazione, una delle realtà non profit più presenti e operative sull’intero territorio nazionale –. Fino a quel momento rispondevamo alle richieste che ci giungevano da più parti in maniera spontanea, in base agli input che ricevevamo, ma a un certo punto abbiamo capito che era giunto il momento di convogliare le forze in un’organizzazione strutturata e solida, che si occupasse a tempo pieno dei più deboli e bisognosi».
E così è nata la Fondazione, in attuazione di un concetto che il padre di Sara, Ennio Doris, fondatore di Banca Mediolanum, si è sempre posto come regola di vita: “Se qualcuno ti chiede aiuto e tu puoi, devi!”. Nei primi tre anni di vita, Fondazione Mediolanum Onlus ha prestato la sua opera in varie direzioni, la svolta ha avuto luogo nel 2005: «Ci siamo detti: scegliamo un ambito di intervento – spiega Sara Doris –, e così abbiamo puntato sull’infanzia, perché ci siamo accorti che lì c’era la vera fragilità, i grandi bisogni, quelli che ti fanno dire: “se non intervengo subito non ci sarà futuro per tutti questi bambini”».
Da lì è scaturita la scelta iniziale di intervenire soprattutto all’estero…
«Sì, abbiamo iniziato all’estero perché dal terzo e quarto mondo ci giungevano le richieste più importanti, in grado di influire davvero sulla crescita di bambini e adolescenti. Perché costruire una scuola in un Paese del terzo mondo significa non solo assicurare la scolarizzazione, significa anche togliere i giovani dalla strada, dare loro un pasto caldo, offrire un modello di vita diverso da quello vissuto fino a quel mo mento nelle baraccopoli. Man mano che il tempo è passato abbiamo però pensato che fosse importante agire anche in Italia, dove è presente Banca Mediolanum, visto che siamo una sua emanazione e ne rispecchiamo i valori, che sono quelli di mettere la persona al centro».
Con quali criteri scegliete i progetti da sostenere?
«L’aspetto principale, per noi, è che si tratti di progetti concreti, non di semplici attività di sensibilizzazione. È importante che il progetto sia ben definito e riconoscibile da chi esegue la donazione che deve sapere bene di che cosa si tratta, quanti bambini aiuta, quali obiettivi si prefigge. Secondo noi tutte le persone hanno piacere di aiutare gli altri, e lo fanno con ancor maggior voglia quando c’è una chiara risposta alla domanda “i miei soldi dove vanno a finire?”. Per questo siamo attenti ai risultati che vengono raggiunti nel tempo, non ci accontentiamo di procedere con la donazione iniziale, vogliamo verificare quali sviluppi stiano avendo i singoli progetti. Incontriamo molte associazioni, ce ne sono di validissime, soprattutto quelle create da genitori, che sono davvero degli eroi perché hanno la forza di superare il peggiore dei drammi, la perdita di un figlio, e trovano la forza per aiutare gli altri. Ci riteniamo fortunati, perché la nostra attività ci permette di conoscere tante brave persone».
Oggi siete operativi anche in Italia, in modo quasi capillare. Come fate a essere così presenti su tutto il territorio nazionale?
«Per noi è fondamentale la collaborazione con i Family Banker, i consulenti finanziari di Banca Mediolanum, che affiancano i clienti nella pianificazione del loro portafoglio. Sono oltre 4.200 e sono ben distribuiti in
tutta Italia. Molti tra loro ci danno una mano a individuare le situazioni di bisogno e si attivano in modo del tutto volontario per informare i propri clienti delle possibilità d’aiuto che offriamo. Ci permettono inoltre di individuare le persone e le associazioni più attive nelle varie realtà locali».
Ci può fare qualche esempio di progetti realizzati grazie all’intervento dei Family Ban-ker?
«Penso al progetto “Centesimi che contano”, che prevede la donazione una volta al mese, da parte dei clienti che decidono di aderire, dei centesimi che risultano a saldo del proprio conto corrente. Ed è grazie a questi centesimi, che tutti insieme raggiungono importi significativi, la Fondazione è in grado di sostenere progetti in linea con i propri valori. In questi ultimi anni, per esempio, il beneficiario è stato Dynamo Camp, un centro di terapia ricreativa, primo in Italia, situato in Toscana e fondato da Enzo Manes. Il Camp mette a disposizione di bambini con gravi disabilità e che hanno bisogno di un’assistenza continua, personale medico, specialisti, volontari in modo tale che possano trascorrere una settimana di vacanza, con o senza i genitori, sentendosi come tutti gli altri bambini. Inoltre alcuni Family Banker, i più sensibili al tema, organizzano eventi di raccolta fondi per progetti di realtà locali che operano a favore dell’infanzia in condizione di disagio sul territorio italiano. Diciamo che sono il trait d’union tra la Fondazione e queste piccole associazioni che altrimenti non avremmo modo di conoscere. Tutto quello che riescono a raccogliere durante questi eventi viene poi raddoppiato dalla Fondazione, da un minimo di 2mila a un massimo di 5mila euro».
Una delle vostre attività principali è proprio quella della raccolta fondi. Come la mettete in campo?
«Possiamo contare sulle liberalità che provengono dalla banca e dalla raccolta per il 5Xmille, ma in buona parte raccogliamo fondi attraverso la Community Mediolanum. Nello specifico, procediamo con due raccolte semestrali durante gli eventi della banca, di qualsiasi tipo essi siano. Ad esempio, partecipiamo agli eventi di Mediolanum Corporate University che ospitano personaggi illustri come Patch Adams, il medico americano inventore della clownterapia, o Simona Atzori, la ballerina “senza ali” (priva di braccia ndr) che porta nei teatri la sua visione della vita, ossia che i limiti che l’essere umano ha sono solo mentali. Ma non è tutto, dallo scorso anno abbiamo raccolto fondi sulla “Rete del Dono”, una piattaforma online su cui chiunque può proporsi come fundraiser per un progetto a cui tiene, invitando amici, parenti, ma anche persone sconosciute a donare qualche euro. Attraverso l’impegno dei colleghi della banca che hanno agito volontariamente abbiamo raccolto più di 100mila euro insieme a MissionBambini, una realtà che attraverso il progetto “GiveTheBeat” si occupa, nei Paesi più poveri del mondo, di missioni con equipe di medici chirurghi per operare al cuore bambini malati che altrimenti non avrebbero possibilità di essere curati. Infine, tra le iniziative finalizzate alla raccolta fondi c’è anche la Fundraising Gala Dinner, una cena di beneficenza che organizziamo una volta l’anno in collaborazione con la Banca. Sono invitati fornitori, investitori e stakeholder in genere cui chiediamo di partecipare per sostenere il progetto beneficiario della raccolta. Quest’anno la raccolta della serata è andata a favore del progetto di Andrea Bocelli Foundation per la ricostruzione della scuola di Muccia nelle Marche, zona duramente colpita durante il terremoto del 2016, perché restituire al territorio il suo primo punto di incontro ritengo sia il primo tassello per aiutare una comunità a ripartire, e con i bambini abbiamo il futuro davanti. Tra l’altro, sempre nella stessa zona, abbiamo già collaborato con ABF per la scuola di Sarnano inaugurata lo scorso maggio e con Fondazione Francesca Rava per le scuole di Eggi e Cascia».
Si parla sempre più di CSR, di un modo di fare business nuovo, più sensibile al sociale. Voi avvertite questo cambiamento?
«Sì, ci sembra che la sensibilità sia davvero cresciuta. Soprattutto, oggi c’è la consapevolezza di come sia importante far sapere quello che si fa, perché si può essere di buon esempio per gli altri. Abbiamo bisogno di modelli positivi e virtuosi ed è importante poter avere esperienze da copiare o comunque da prendere come spunto. Per questo pensiamo che le cose che si fanno bisogna raccontarle, non per farsi belli ma per ispirare gli altri».