Lupo solitario
Ben vengano le varie COP, i summit, gli accordi ai massimi livelli tra Paesi del mondo, ma forse non è lì che si decidono le sorti del nostro pianeta.
In giornali, televisioni e media in genere, questi momenti in cui i grandi della terra si ritrovano per discutere tra loro vengono trattati con dovizia di particolari già molti giorni prima che abbiano luogo. Poi questi potenti – uomini e donne – li vediamo in centinaia di foto e immagini che li ritraggono mentre si incontrano tra di loro, mentre assistono a conferenze, mentre mangiano seduti a tavoli sfarzosamente imbanditi, nei grandi saloni dei palazzi e degli alberghi più belli del mondo.
È un po’ come una compagnia di giro. «Ti è piaciuta Glasgow?», «Sì, molto, ma Parigi…», «Vediamo la prossima, speriamo ci sia il mare…», «A proposito, hai provato questa marca di sigari? Divini, mi arrivano direttamente da Cuba!». Poi un paio di dichiarazioni ufficiali per la stampa e tutto finisce lì.
E intanto in molte parti del mondo la gente vive in condizioni miserevoli, respira fumi avvelenati, assiste impotente al massacro di intere foreste, nelle sue reti insieme ai pesci raccoglie quintali e quintali di plastica.
Alla fine del summit i potenti se ne tornano nei loro ricchi palazzi e continuano a frequentare gli stesso lussuosi alberghi, e dopo pochi giorni della COP, del summit, dell’accordo non ne parla più nessuno.
Del resto che cosa aspettarsi da una generazione che è cresciuta in un mondo in cui si poteva fumare al ristorante, usare l’automobile per fare solo pochi metri, inquinare i fiumi, ammazzare senza criterio gli animali della terra, depositare scorie radioattive in ogni angolo del pianeta, perseguire il profitto a ogni costo (sostenuto ovviamente dagli altri)?
Molti ce l’hanno con Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che è divenuta simbolo della lotta contro il cambiamento climatico e per lo sviluppo sostenibile. Dicono che anche lei faccia parte della stessa categoria dei potenti. Certo, oggi è diventata famosa, riconoscibile a tutte le latitudini e forse un po’ la sua vita è davvero cambiata, in questi ultimi anni. Ma qui il discorso è diverso, perché lei rappresenta una generazione diversa, fatta di giovani che forse stanno capendo che il destino della terra lo decideranno loro, che scendono in strada per farsi sentire, che si ritrovano per ripulire spiagge e strade cittadine, che se fumano non buttano i mozziconi per terra, che rispettano i diritti degli altri e sono contro ogni prevaricazione e abuso.
Ecco, i primi, i potenti si parlano tra loro e decidono quello che più gli conviene. I secondi, i giovani, rappresentano il futuro, anzi, la speranza di un futuro migliore. Non che tutti siano così sensibili da esserlo, non siamo tanto ingenui da pensarlo, ma è indubbio che se qualcosa cambierà, nei prossimi anni, sarà per merito dei giovani che vanno a scuola o al lavoro in bicicletta nel loro quartiere degradato, non dei vecchi che si ritrovano a intervalli regolari negli alberghi di lusso delle più belle città del mondo.
(da CSRoggi Magazine, anno 6, n.5, Novembre/Dicembre 2021, pag.46)