La narrativa sull’impegno della responsabilità sociale delle imprese sociali profit e non profit è diventata una consuetudine comunicativa. Lo dimostra la recente lettera di Larry Fink, ceo di BlackRock («Una completa trasformazione della finanza») e l’affermazione che la sostenibilità è il nuovo standard per gli investimenti di BlackRock. Questo approccio non è ima comunicazione solo estetica esortativa e un «make up», ma una concreta scelta di management: quindi si propone di concretizzare le intenzioni.
La proposta è creare una Borsa sociale dei valori capace di integrare o essere complementare alla tradizionale attività della Borsa italiana tramite la Valutazione dell’Impatto Sociale delle imprese quotate (Vis). Creando un «rating» delle imprese sociali profit e ancorando questa valutazione a una monetizzazione. Queste brevi considerazioni interpretano una situazione economico-finanziaria che, se non adotta questi capisaldi di management finanziario, rischia di perpetuare uno stile speculativo poco attento agli «stakeholders» come opportunità, ma molto orientato ai soli «shareholders» opportunistici. La sfida è integrare stakeholders e shareholders.
Per creare un beneficio sociale ed economico rilevante per qualsiasi territorio, contemperando nel sistema Paese i benefici economici e sociali. È necessario coinvolgere il mercato dei capitali per raggiungere scopi sociali in una dimensione di welfare non solo previdenziale, assistenziale, sanitario,ma anche culturale,scolastico-educativo,di entertainment,e così via. Un welfare allargato e «laico» ove le imprese devono presidiare l’assetto sociale ed economico in un’interdipendenza reciproca. Non c’è sviluppo economico senza equilibrio e sviluppo sociale.
La Borsa sociale dei valori avrebbe la funzione di mantenere e sviluppare imprese sociali profit e non profit e andrebbe a collocarsi tra la logica della filantropia a fondo perduto (conseguenza del capitalismo compassionevole) e la finanza tradizionale spesso esclusiva- mente orientata alla speculazione. Questo mercato si basa sull’incontro tra un’offerta d’investitori di capitali finanziari «responsabili» e una domanda da imprese a orientamento sociale, con un funzionamento simile a quello di una tradizionale Borsa: periodicamente le imprese sociali quotate esporranno i resoconti sul proprio andamento, economico-finanziario e sociale. Tutte queste informazioni verranno recepite dagli investitori che, a seconda dei risultati, delle aspettative, della propensione al rischio, si muoveranno cogliendo le opportunità che il mercato offre: chi acquisterà, chi venderà, e il titolo salirà o scenderà a seconda della tendenza più forte.
Il progetto si rivolge a quelle imprese che utilizzano modelli organizzativi dell’impresa capitalistica con lo spirito dell’impresa sociale, riuscendo a produrre congiuntamente capitale economico, sociale e ambientale.
di Giorgio Fiorentini
Università Bocconi
(da Buone Notizie – L’impresa del bene del 24 febbraio 2020)