Il profitto deve restare un obiettivo per ogni azienda, ma il modo più sicuro e più stabile per conseguirlo passa attraverso l’attenzione al benessere diffuso a tutti quelli che vengono chiamati stakeholder, i portatori di interessi collegati all’impresa con i dipendenti in primo piano, ma anche i clienti, i fornitori, gli abitanti dei territori in cui l’azienda opera.
“La libertà non è star sopra un albero…” chi non ricorda una delle più famose canzoni di Giorgio Gaber, con un finale che meriterebbe di essere trasformato in manifesti per tappezzare le strade: “Libertà è partecipazione”. Due parole che sono più di uno slogan, che dicono più di tanti libri di filosofia, che mettono in connessione i due elementi fondamentali della vita personale e sociale. La libertà, troppo spesso concepita come arbitrìo, mancanza di limiti o condizionamenti. E che invece si realizza pienamente solo coordinandola con la dimensione della responsabilità: verso sé stessi, ma anche e soprattutto verso gli altri.
Ecco allora la partecipazione, la prospettiva sociale, quella che è diventato una moda chiamare la sostenibilità, un termine che non può e non deve essere solamente un’etichetta, ma che può e deve diventare la stella polare dell’insieme dei comportamenti sociali.
Non solo difesa dell’ambiente, non solo rispetto della natura, non solo salvaguardia delle bellezze. Ma soprattutto guardare alla dignità e al destino delle persone, nella loro dimensione personale e sociale. Ecco quindi la congiunzione più importante tra persona e società, quella che parte dalla responsabilità e diventa sostenibilità.
Con un’attenzione particolare in questa fase di rivoluzione tecnologica al mondo dell’economia e del lavoro.
“Le imprese che hanno instaurato legami solidi con i loro dipendenti hanno registrato livelli più bassi di turnover e rendimenti più alti nel corso della pandemia”. È uno dei giudizi che compaiono nella tradizionale lettera di inizio d’anno di Larry Fink, fondatore e amministratore delegato di BlackRock, il più grande e importante asset manager del mondo, con un fondo d’investimento che ha superato nelle ultime settimane la quota di 10mila miliardi di dollari di capitali in gestione.
Negli anni scorsi Fink aveva già più volte sottolineato i temi della sostenibilità e della responsabilità sociale come centrali nella costruzione di un percorso di crescita aziendale. Con una logica di fondo fondata su una visione più aperta del capitalismo: il profitto deve restare un obiettivo per ogni azienda, ma il modo più sicuro e più stabile per conseguirlo passa attraverso l’attenzione al benessere diffuso a tutti quelli che vengono chiamati stakeholder, i portatori di interessi collegati all’impresa con i dipendenti in primo piano, ma anche i clienti, i fornitori, gli abitanti dei territori in cui l’azienda opera.
E Fink spezza una lancia a favore degli aumenti salariali, della diminuzione dell’orario di lavoro, dell’apertura alle formule più innovative di impegno aziendale. Le “maggiori richieste dei lavoratori nei confronti dei loro datori di lavoro, afferma, sono un tratto essenziale di un capitalismo efficace. Favorisce la prosperità e crea un clima più appagante per i talenti, spingendo le aziende a creare ambienti migliori e più innovativi per i loro dipendenti”.
Sembra quasi un manifesto del post capitalismo, di un sistema economico che sappia guardare alle persone prima che ai capitali.
Il richiamo del capo di BlackRock è ancora più importante in questa fase in cui la pandemia costringe ad adattare i modelli organizzativi, con l’impiego fin dove possibile del telelavoro, e in cui i grandi cambiamenti tecnologici offrono risposte nuove, come la sempre più estesa automazione, i robot, fino all’intelligenza artificiale e alle sconfinate praterie della realtà virtuale. Risposte nuove che tuttavia possono e devono estendersi anche ai modelli di impresa con un ruolo di primo piano dell’impresa sociale, del Terzo settore, del volontariato, della cooperazione, tutti modelli per i quali in Italia c’è una grande tradizione che può essere ripresa e rilanciata.
Di fronte al disagio diffuso che deriva anche dalla pandemia occorrono quindi nuove risposte per creare le condizioni per valorizzare le persone. Gli strumenti ci sono anche per offrire nuove opportunità per conciliare il tempo del lavoro con quello per la famiglia, per le relazioni sociali e per tutto quanto può contribuire al benessere di ogni lavoratore e quindi anche della società.
Anche questa è sostenibilità. E partecipazione.
di Gianfranco Fabi
Giornalista
(da CSRoggi Magazine, anno 7, n.1, Gennaio/Febbraio 2022, pag. 34)