«Da vent’anni ci occupiamo di integrare la sostenibilità nella cultura e nella governance, nei sistemi di management e nei processi di comunicazione attraverso il metodo Rendersi conto per rendere conto®» sottolinea Cristiana Rogate, Presidente e Fondatrice di Refe – Strategie di sviluppo sostenibile.
Leggi l’articolo a cura di Bruno Calchera qui sotto, oppure da CSRoggi Magazine – n.4 – Anno 10 – Settembre/Ottobre 2025; pag. 26)
a cura di Bruno Calchera
In un contesto in cui la sostenibilità è sempre più al centro del dibattito, le organizzazioni si trovano di fronte a una duplice sfida: la transizione digitale e quella sostenibile. Queste due transizioni, sebbene distinte, sono profondamente interconnesse, tanto da essere definite transizioni gemelle, o Twin Transition.
Una sfida tutt’altro che semplice. Ne parliamo con Cristiana Rogate, Presidente e Fondatrice di Refe – Strategie di sviluppo sostenibile. Tra le prime realtà in Italia – dal 2006 – ad occuparsi di sostenibilità e oggi punto di riferimento per imprese, istituzioni pubbliche e organizzazioni che vogliono trasformare la sostenibilità da vincolo normativo a leva di competitività e innovazione. Fin dalla sua nascita. Refe ha precorso i tempi con approcci originali e strumenti capaci di generare impatto concreto e di anticipare con lungimiranza molti aspetti della sostenibilità poi codificati dalla normativa europea e recepiti dagli Standards.
Dottoressa Rogate, qual è la visione che Refe ha costruito nei suoi tanti anni di esperienza sulla sostenibilità e sul ruolo della digitalizzazione?
«I driver che hanno guidato il progresso fino ad oggi – in particolare massimizzazione del profitto e logica di breve termine – mostrano ormai tutti i loro limiti. Scarsità di materie prime, surriscaldamento globale, crisi energetica e aumento delle disuguaglianze sono solo alcune conseguenze che rendono evidente la necessità di un cambio di direzione. La sostenibilità mette in luce che il progresso non può andare a discapito del benessere delle persone, dell’ambiente da cui tutti dipendiamo e della prosperità di comunità e territori. La digitalizzazione funge da potente acceleratore per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, fornendo gli strumenti per ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre l’impatto ambientale e promuovere accessibilità e inclusione. Per governare la transizione verso un nuovo modello si sviluppo, evitando sia le diverse forme di washing, sia approcci ideologici o burocratici, è necessario compiere scelte consapevoli, strategiche e responsabili. Da questa esigenza è nata Refe – Strategie di sviluppo sostenibile, che interpreta la sostenibilità come leva di governance e crescita, rafforzando competitività e capitale reputazionale. Il cuore della nostra proposta si riassume in quattro parole chiave: conoscere, misurare, comunicare, coinvolgere. Perché non basta fare, bisogna anche saperlo raccontare. E soprattutto, bisogna farlo insieme, costruendo alleanze strategiche tra istituzioni, imprese e società civile, in linea con l’Obiettivo 17 – Partnership for the goals dell’Agenda 2030 ONU. Perché nessuna delle sfide della sostenibilità può essere affrontata con successo da soli».
Come mettete in pratica questi vostri propositi?
«Da vent’anni, ben prima che ci fosse consapevolezza e mercato su questi temi, ci occupiamo di integrare la sostenibilità nella cultura e nella governance, nei sistemi di management e nei processi di comunicazione attraverso il metodo Rendersi conto per rendere conto®. Un metodo tanto semplice nel nome quanto potente nei risultati, sperimentato e applicato cross sector. È un processo in due tempi, che accompagna le organizzazioni nel governare la complessità e costruire relazioni più forti con i propri stakeholder. Rendersi conto è il primo passo. Guardarsi dentro, definire i propri obiettivi, mettere ordine nella governance, nelle policy, nei ruoli. Significa fare chiarezza e misurare ciò che conta davvero: non solo i risultati immediati, ma anche gli impatti nel tempo. Rendere conto è la fase successiva, quella della restituzione. Significa condividere con trasparenza e autenticità identità, strategie, risultati. Ma anche coinvolgere le persone: cittadini, dipendenti, clienti, comunità finanziaria, collettività. Perché la sostenibilità è reale solo quando è partecipata.
In che modo imprese e istituzioni pubbliche stanno affrontando la sfida della sostenibilità?
«Il processo di transizione coinvolge tutti i soggetti – governi e istituzioni, imprese, società civile fino ai singoli cittadini – con ruoli differenti. Per le imprese, la sostenibilità, anche su impulso di una normativa europea sempre più stringente e articolata, ha riscritto le regole della competitività, che si gioca sempre di più sulla capacità di innovare i modelli di business, misurare in modo rigoroso e credibile impatti e rischi ESG (Environmental, Social e Governance) e comunicare con efficacia il valore ambientale, economico e sociale prodotto. Non è una sfida facile e molte imprese sono disorientate di fronte alla complessità degli obblighi introdotti, pur necessari per imprimere una spinta decisiva alla transizione verso un modello di sviluppo che, in linea con il principio DNSH (Do Not Signifìcant Harm) introdotto dalla finanza sostenibile, non produca danno a noi, ai nostri figli e al pianeta che ci ospita».
Quale ruolo svolge, a questo proposito, il reporting?
«In particolare, il reporting ha assunto una forte centralità nel 2022 con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) – attualmente in corso di revisione in forza del pacchetto Omnibus – che rafforza gli obblighi di trasparenza già previsti dalla Non Financial Reporting Directive (NFRD) su impatti, rischi e opportunità delle attività di impresa, sulla base di criteri comuni, Science based e coerenti con gli obiettivi climatici UE. Le aziende che al di là della compliance seguiamo da anni, dimostrano come il reporting oggi sia più di un insieme di numeri, sia una formidabile bussola per ripensare strategie, policy e attività in un contesto volatile e incerto, aumentando competitività e continuità aziendale. La sua comunicazione consente di restituire agli stakeholder chiave il valore prodotto, attivando un dialogo costruttivo per aumentarne nel tempo la soddisfazione. Il settore pubblico ha, invece, l’importante compito di “stabilire una direzione chiara”, come ricorda l’Agenda 2030 ONU, per orientare comunità e territori verso uno sviluppo sostenibile. Questo richiede l’integrazione della sostenibilità nella visione politica, nella programmazione strategica e nella misurazione degli impatti che l’azione amministrativa produce sulla collettività. Per le istituzioni pubbliche, infatti, il reporting affonda le sue radici nei meccanismi di funzionamento della democrazia. Nasce dalla delega fiduciaria che i cittadini affidano ai rappresentanti eletti e che richiede di “dare conto” del grado di attuazione degli impegni assunti e del valore pubblico prodotto. Ancor più che per le imprese, le politiche pubbliche per essere efficaci richiedono consenso e partecipazione da parte dei diversi soggetti della polis, che tramite il bilancio possono comprendere il senso e il valore delle scelte dell’Amministrazione».

Quali strumenti possono aiutare le organizzazioni in questo percorso?
«La digitalizzazione rappresenta un alleato prezioso nel percorso di integrazione della sostenibilità poiché aiuta a rendere tracciabili, codificati e condivisi i processi alla base della strategia e dell’operatività. Refe ha da tempo puntato sull’innovazione, sviluppando due piattaforme complementari, che consentono di infrastrutturare le due fasi del metodo: Rendersi conto e Rendere conto. Le due piattaforme (vedi box dedicati, ndr) sono applicabili sia a realtà pubbliche, sia private e sono facilmente integrabili tra loro, con lo stesso obiettivo: utilizzare il digitale per governare e rendere visibile il cambiamento, aumentando a credibilità delle organizzazioni e a fiducia nella capacità di affrontare questa transizione».
Ci può fare qualche esempio di realtà che ha adottato con successo questo strumenti?
«Il primo esempio di come Perform+ e OpenReport® stiano trasformando la sostenibilità in un processo utile, costruttivo e partecipato è quello che riguarda l’adozione della piattaforma Perform+ESG da parte di Fincons Group. Anche nel settore IT la misurazione e comunicazione delle performance ESG assume un ruolo sempre più centrale, contribuendo a rafforzare competitività e reputazione aziendale. Fincons Group, nata come software house a Milano nel 1983, ha intrapreso un percorso di crescita che l’ha portata a diventare una realtà multinazionale, con presenza globale e oltre 2.800 dipendenti, affermandosi come player di riferimento su trasformazione digitale e System integration. In questa traiettoria di sviluppo, il Gruppo ha scelto di adottare la piattaforma Perform+ESG per integrare in modo strutturato i principi della sostenibilità nella governance, nella strategia e nei sistemi di misurazione e reporting. Grazie alla piattaforma il Gruppo si è posta l’intenzione di rinforzare il proprio percorso di sostenibilità, avviato dalla sede italiana per poi estenderlo a tutte le società estere. Tra gli elementi qualificanti, il diretto coinvolgimento del Comitato di sostenibilità, già dall’avvio del progetto, per governare l’importante fase di customizzazione della piattaforma, in modo che non sia solo compliance, ma perfettamente aderente – secondo il metodo Rendersi conto per rendere conto – alle aspettative delle diverse funzioni interne e alle esigenze informative dei soggetti esterni.
In ambito di enti amministrativi, ci può fare un esempio di applicazione della piattaforma Perform+PA?
«Vi porto l’esempio del Comune di Parma, che ha adottato la piattaforma Perform+PA per supportare in modo strutturato la programmazione strategica e operativa, monitorare in itinere il raggiungimento degli obiettivi e valutare la performance individuale degli oltre 1.300 dipendenti, inclusi i livelli dirigenziali. L’implementazione della piattaforma è avvenuta tramite un percorso di co-progettazione, con l’obiettivo di rendere la soluzione pienamente coerente con le esigenze specifiche dell’Ente e con le modalità organizzative interne. Questa impostazione ha consentito non solo di rispondere in modo efficace alle esigenze della Direzione Generale e delle strutture responsabili del sistema di programmazione, ma anche di semplificare il lavoro quotidiano di Direzioni, Uffici e Servizi, che ne hanno riconosciuto l’utilità e l’efficacia. Grazie a Perform+PA, l’Amministrazione del Comune di Parma può oggi contare su un sistema di monitoraggio strategico di effetti e impatti solido, trasparente e verificabile, in grado di restituire a cittadini e stakeholder una visione chiara delle scelte compiute, dei risultati ottenuti e del valore prodotto per comunità e territorio. In prospettiva, la funzionalità di gestione multi-ente consente di estendere il sistema di programmazione, misurazione e valutazione anche alle società partecipate, costruendo una visione integrata e sistemica delle politiche pubbliche».
Un esempio dell’applicazione di OpenReport®?
«Acinque, importante multiutility del Gruppo A2A (vedi pagg 10-15 di questo numero di Csroggi, ndr), che opera nei settori di energia, acqua e rifiuti nelle province di Monza, Como, Lecco, Sondrio e Varese, ha scelto OpenReport® già da alcuni anni per raccontare in modo innovativo il proprio impegno per la sostenibilità e per l’Agenda 2030. Il principale elemento di novità della release 2025 riguarda l’upgrade della struttura di rendicontazione, ripensata alla luce dell’entrata in vigore della CSRD e dei nuovi Standard ESRS – European Sustainability Reporting Standards. OpenReport® permette, anche ai non addetti ai lavori, di leggere l’impegno del Gruppo in modo chiaro e accessibile senza rinunciare al rigore metodologico, dimostrando in modo evidente che l’adeguamento alle nuove normative europee non rendono di per sé la comunicazione meno efficace. OpenReport® continua così a essere un importante strumento sia a supporto delle strategie ESG del Gruppo sia per rafforzare il dialogo con i territori in cui Acinque opera, promuovendo un modello di sviluppo sostenibile, in piena coerenza con la propria missione».

E invece un esempio di applicazione di OpenReport® in ambito di pubblica amministrazione?
«”Tutta la Puglia che c’è, la differenza si vede” è il portale di Regione Puglia che dà conto e comunica il senso e il valore generato dall’azione regionale nel corso della XI Legislatura. Uno strumento di democrazia che supporta una valutazione informata e consapevole da parte di tutti gli stakeholder, accorciando la distanza tra istituzioni e cittadini. I contenuti di OpenReport® sono stati costruiti tramite un percorso di reporting partecipato che ha coinvolto tutti i Dipartimenti e le Agenzie regionali per dare conto di come gli impegni assunti si sono tradotti in politiche, attività e progetti e costruire il sistema di indicatori di risultato, effetto e impatto, utili a restituire a stakeholder, comunità e territori il valore pubblico prodotto, evidenziando la differenza tra situazione di partenza e quella a fine legislatura. OpenReport® collega, inoltre, l’azione regionale alle due strategie mainstream trasversali alle Aree che caratterizzano la visione politica: la Strategia regionale per lo Sviluppo Sostenibile – che nel 2023 ha recepito e declinato sul territorio pugliese gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 ONU – e la Strategia per la parità di genere, che dimostra la centralità del tema pari opportunità».
In conclusione. Digitale e Sostenibile sono due concetti che dobbiamo sempre più considerare in modo integrato?
«Sì, è proprio così, sostenibilità e digitalizzazione non sono più binari paralleli, ma fattori di un’unica traiettoria di cambiamento. Significa coniugare visione e strumenti, dati e decisioni, persone e strategie. E proprio in questo spazio – dove tecnologia e governance si incontrano – che prende forma una nuova idea di sviluppo: non una destinazione da raggiungere, ma un cammino continuo, da progettare, verificare, comunicare e condividere. Un percorso che trova forza e concretezza in soluzioni digitali, che non sono solo strumenti, ma infrastrutturano un metodo: Perform+ per misurarsi e decidere; OpenReport® per raccontarsi e coinvolgere. Perform+ e OpenReport® non sono semplici piattaforme. Sono alleati di cambiamento, che aiutano a orientare l’azione, costruire fiducia e dare senso alla complessità. Perché la sostenibilità non è un documento da compilare. È una scelta da vivere. Insieme».
(29 settembre 2025)