L’avvio di un percorso di monitoraggio dei dati e rendicontazione della sostenibilità da parte di una PMI permette prima di tutto di fornire risposte alle richieste di informazioni delle imprese clienti e far comprendere agli stakeholder aziendali il proprio approccio e le proprie performance sociali e ambientali.

Stella Gubelli
Le recenti normative promosse da istituzioni nazionali e internazionali per una maggiore trasparenza delle performance di sostenibilità, la crescente importanza attribuita agli assessment ESG da parte investitori e banche e le incalzanti richieste di aziende clienti alimentano la consapevolezza delle piccole e medie aziende sul ruolo centrale della sostenibilità aziendale per la loro competitività. Sempre più manager e imprenditori di piccole e medie dimensioni cominciano a interrogarsi su come avviare un cammino di sostenibilità per la propria azienda. Le sopraccitate pressioni mettono i vertici aziendali di fronte alla necessità di un cambio di passo non solo sull’essere trasparenti attorno ai risultati economici e sociali di un’azienda, ma stabiliscono l’urgenza di migliorare progressivamente la sostenibilità della complessiva attività aziendale.
Da dove deve quindi cominciare una PMI che volesse intraprendere un percorso di sostenibilità? Se seguissimo la teoria dei sistemi di gestione, sintetizzata nel ciclo di Deming, il punto di partenza sarebbe una pianificazione delle attività da implementare, per passare alla loro realizzazione, alla raccolta dati dei risultati raggiunti per poi correggere e revisionare le attività implementate. Secondo la buona prassi manageriale la produzione di un sistema di rendicontazione della sostenibilità dovrebbe essere l’ultimo passo di un processo di un cammino di sostenibilità di una PMI.
Con il presente articolo intendiamo evidenziare come le recenti evoluzioni, al contrario, rendano ragionevole per una PMI l’intraprendere un proprio percorso di sostenibilità a partire da una rendicontazione volontaria. Tre sono i buoni motivi per cui una PMI dovrebbe avviare il proprio viaggio nella sostenibilità a partire da un bilancio di sostenibilità.
Allinearsi al mercato
Oggi la pubblicazione di informazioni di sostenibilità, sia essa nella forma del Bilancio di Sostenibilità o altri strumenti analoghi, è una pratica prevalentemente di natura volontaria, in quanto l’obbligo normativo di pubblicazione di una Dichiarazione non finanziaria ricade su un numero ristretto di enti di interesse pubblico e aziende di grandi dimensioni.
In Italia, il numero di organizza zioni che saranno soggette a un obbligo di rendicontazione sarà esteso a seguito dell’approvazione a livello europeo della Corporate Sustainability Reporting Directive 2022/2464/EU che introduce nuove regole per la rendicontazione di sostenibilità delle aziende a partire dall’esercizio fiscale 2024.
A seguito della nuova direttiva, l’obbligo di trasparenza si estenderà a tutte le imprese che rispetteranno almeno due dei seguenti vincoli dimensionali: avere più di 250 collaboratori; avere conseguito più di 50 milioni di euro di ricavi netti; avere più di 25 milioni di euro di attivo di stato patrimoniale. L’obbligo di rendicontazione sarà quindi un fenomeno che rimarrà comunque circoscritto alle grandi aziende.
Le PMI nella pratica saranno comunque impattate da questi nuovi obblighi di rendicontazione. La pubblicazione di una relazione di sostenibilità, per le aziende soggette a obbligo, dovrà essere costruita secondo le prescrizioni degli Standard ESRS, recentemente approvati della Commissione Europea e sviluppati da EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group).
In questi standard si evidenzia come la rendicontazione di sostenibilità debba avvenire integrando nelle relazioni anche gli impatti sociali e ambientali prodotti dai fornitori coinvolti nella catena di fornitura della grande azienda. Gli standard sanciscono una definitiva responsabilizzazione delle aziende di grandi dimensioni attorno a una gestione responsabile dell’intera catena di fornitura, chiedendo alle stesse di rendicontare le performance di tutta la propria catena di fornitura (includendo anche il cosiddetto “scope 3” relativo agli impatti indiretti).
In Italia, si stima che le aziende coinvolte direttamente dalla normativa sulla CSRD saranno oltre 5mila, mentre le imprese coinvolte indirettamente in quanto parte della catena di fornitura di un’azienda obbligata saranno oltre 120mila, di cui un’ampia quota sono piccole e medie imprese. Per tutte le imprese di piccole e medie dimensioni operanti con modelli B2B crescerà il numero di informazioni di carattere sociale e ambientale che sarà necessario fornire a fronte di richieste da parte di aziende clienti soggette a obbligo di rendicontazione.
In sintesi, anche se una PMI non rientra nell’obbligo di rendicontazione di sostenibilità, è opportuno che la stessa decida di intraprendere un percorso di rendicontazione volontario di sostenibilità. Ciò permetterebbe di avere sempre “a portata di mano” le informazioni in ambito ESG che sempre più frequentemente gli interlocutori di business chiederanno.
Valorizzare gli sforzi
L’avvio di un percorso di monitoraggio dei dati e rendicontazione della sostenibilità da parte di una PMI permetterebbe non solo di fornire risposte alle richieste di informazioni delle imprese clienti, ma potrebbe essere valorizzato in chiave esterna per far comprendere agli stakeholder aziendali il proprio approccio e le proprie performance sociali e ambientali. L’adozione di un percorso di rendicontazione coerente e consistente permetterebbe di trarre beneficio dagli sforzi compiuti per raccogliere dati al servizio della rendicontazione obbligatoria delle grandi aziende anche per la competitività diretta dell’azienda.

Matteo Pedrini
Certamente intraprendere un cammino di rendicontazione della sostenibilità potrebbe essere percepito da alcuni come un inutile costo aggiuntivo, in alcuni casi incompatibile con la limitata disponibilità di risorse da parte delle PMI. In questa direzione è utile segnalare come l’attenzione ad alcuni elementi permette di affrontare in modo efficace il percorso di rendicontazione. Ci permettiamo qui di fornire indicazioni e suggerimenti utili per impostare un percorso di valore.
In primis, è indispensabile che l’azienda imposti il percorso secondo Standard di riferimento riconosciuti a livello internazionale, superando la tentazione di adottare modelli di rendicontazione liberi e di più semplice gestione rispetto alla complessità di uno standard. Oltre ai citati Standard ESRS, che saranno gli Standard utilizzati dalle aziende soggette a CSRD, segnaliamo gli Standard della Global Reporting Initiative (GRI), nella loro ultima versione Universal Standard 2021, sino ad oggi gli Standard più diffusi per la rendicontazione di sostenibilità. Dopo un iniziale investimento necessario per la loro implementazione, l’adozione di Standard consente a una PMI di sviluppare un documento allineato con quelli prodotti dalle organizzazioni di grandi dimensioni, facilitando così la condivisione di dati da un lato e permettendo l’adozione di un linguaggio comune utile al confronto proprio con le aziende clienti e con gli investitori e le banche.
Un secondo suggerimento consiste nell’attivare un percorso di rendicontazione che preveda il coinvolgimento degli stakeholder, al fine di definire i contenuti del Bilancio di Sostenibilità, andando a selezionare gli aspetti su cui le attività dell’impresa impattano maggiormente, accogliendo la valutazione sia interna sia dei principali interlocutori dell’impresa, che potranno e dovranno essere coinvolti nella selezione dei temi da rendicontare.
Si costruirà quindi un elenco di possibili impatti, partendo dalle indicazioni degli Standard, si chiederà agli stakeholder chiave e al management di valutare la loro rilevanza sia in termini di impatti su società e ambiente sia in termini di rilevanza finanziaria (logica della “doppia rilevanza” proposta dagli Standard ESRS). L’esito dell’analisi rappresenta un output intermedio di elevato valore nel processo di rendicontazione, in quanto orienta la definizione dei contenuti del documento.
Un ultimo consiglio è quello di non sottovalutare il ruolo del bilancio di sostenibilità nel promuovere un cambio della cultura aziendale. Partendo dalla matrice di materialità è infatti necessario identificare una serie di indicatori quantitativi e qualitativi di carattere socio-ambientale che dovranno successivamente essere raccolti e organizzati.
Si avvierà la fase di raccolta dati che rappresenta la fase in cui la collaborazione interna è indispensabile. Si tratta infatti di veicolare ai “data owner”, responsabili di funzione/di area, le richieste di informazioni circa gli aspetti da rendicontare. Questa attività, se adeguatamente strutturata e implementata, permette la diffusione della sostenibilità all’interno dell’organizzazione e una progressiva presa di coscienza della sua importanza da parte di tutti i membri dell’organizzazione.
L’evoluzione della gestione
Il bilancio di sostenibilità presenta alcune caratteristiche che lo differenziano dal bilancio d’esercizio tradizionale che vanno comprese per poterne apprezzare appieno il ruolo come motore di cambiamento e sviluppo. Innanzitutto, è un documento che, come il bilancio d’esercizio, racconta dei risultati raggiunti, ma allo stesso tempo chiede di identificare e comunicare le priorità e gli obiettivi sociali e ambientali per il futuro e di descrivere le politiche in essere attorno a specifici temi.
In tale direzione il bilancio di sostenibilità è uno strumento certo di rendicontazione, ma ha un significativo ruolo anche per la gestione interna dei temi di sostenibilità. Partire dal bilancio di sostenibilità per una PMI significa interrogarsi su quali siano i temi sociali e ambientali di maggiore rilevanza per la propria organizzazione, in particolare grazie all’analisi di materialità è possibile “mettere a fuoco” gli ambiti su cui investire in ottica strategica.
In seconda battuta, l’impegno alla rendicontazione porta alla creazione di un documento in cui sono evidenziati tutti i risultati raggiunti in ambito sociale e ambientale.
Un’attenta analisi di questi rappresenta un punto di partenza della cosiddetta situazione “as is”, permettendo di evidenziare gli attuali punti di forza e di debolezza dell’attuale approccio alla sostenibilità e, conseguentemente, poter identificare dei sentieri di sviluppo.
Da ultimo, intraprendere un bilancio di sostenibilità porta ad attivare sin da subito un percorso di apertura al dialogo con gli stakeholder che giunge tipicamente a compimento solo nel medio periodo.
Quest’apertura rappresenta per una PMI un significativo passo in avanti in quanto permette di consolidare e capitalizzare le relazioni esistenti e raccogliere significativi suggerimenti per un continuo miglioramento delle proprie attività in ambito sociale e ambientale.
In estrema sintesi, il Bilancio di Sostenibilità, se costruito seguendo un percorso che passa attraverso l’individuazione dei temi più rilevanti e il coinvolgimento degli stakeholder, rappresenta un passo importante per una PMI per avviarsi rapidamente verso sistemi di gestione della sostenibilità maturi e che contribuiscano alla competitività dell’azienda.
di Stella Gubelli
(CEO ALTIS Advisory S.r.l. SB)
e
Matteo Pedrini
(Direttore ALTIS-Università Cattolica del Sacro Cuore)
(da CSRoggi Magazine – Anno 8 – n.5 – Novembre/Dicembre 2023; pag. 18)