«Spesso si è straparlato della questione ambientale, ecologica, climatica – dice il conduttore della trasmissione “Dritto e rovescio”, in onda su Rete 4 – e tutto questo anche in momenti in cui il Paese attraversava problemi che chiedevano soluzioni urgenti e che erano problemi non attinenti alla questione climatica. Questo ha indotto in molti cittadini una certa distanza dal problema che certamente va corretta».
Direttore Del Debbio, vedo spesso la sua trasmissione “Diritto e Rovescio” che offre la possibilità a tutti di esprimere un’opinione e di trovare un interlocutore che ha posizioni contrarie. Sul tema “ambiente” più volte si sono espresse più opinioni.
Lei ritiene possibile una ragionevole via condivisibile che riporti il dibattito, spesso ideologico, a indicazioni operative condivisibili? Il dramma dell’Emilia-Romagna ha mostrato la gravità della ribellione del clima. Quali sono i passi più semplici per operare una inversione di tendenza nella ricostruzione del degrado ambientale?
«Certamente c’è un problema globale di cambiamento climatico, anche se non è vero che su questo punto non ci siano scienziati che non sono d’accordo ad attribuire al fattore antropico la maggiore causa di tali cambiamenti. Detto ciò, è evidente che i mancati provvedimenti sui pericoli e sui probabili disastri causati dal dissesto idrogeologico hanno un influsso decisivo nel contenere fenomeni straordinari dal punto di vista climatico. Per fare due esempi noti, la mancanza di manutenzione dei ventisei fiumi esondati in Emilia-Romagna e parimenti la mancanza di invasi nei quali far defluire le acque in eccesso negli alvei dei fiumi, sono spiegazioni plausibili delle cause del disastro avvenuto nel frutteto d’Italia. Certo, magari non avrebbero evitato in modo totale le esondazioni e gli allagamenti, ma altrettanto certamente ne avrebbero attenuato gli effetti. Sull’impegno per il cambiamento climatico e per il conseguente global-warming ci sono le famose COP, acronimo di Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Dal 30 novembre al 12 dicembre, a Dubai, sarà tenuta la ventottesima detta COP28. Ad oggi grandi proclami e poche o nulle conseguenze pratiche».
Che ruolo può svolgere la comunicazione, e la televisione in particolare, per indirizzare la sensibilità comune verso comportamenti tesi al rispetto delle persone, del lavoro e della ricostruzione del territorio?
«La televisione ha poco potere di intervento pratico ma ha molto potere di sollecitazione degli interventi necessari. Occorre che la televisione racconti, faccia sentire la voce delle common people, ponga con forza davanti ai pubblici poteri i problemi che affliggono le persone o a causa di disastri naturali o a causa di disastri burocratici o, infine, a causa di mancati e adeguati provvedimenti da prendersi in sede politica a livello nazionale e a livello locale».
Nel nostro lavoro interroghiamo per lo più le Aziende e vediamo quanti cambiamenti sono in atto in linea con la cultura della Sostenibilità per migliorare la vita comune, la produzione, le relazioni con il territorio. Potrebbero di ventare esemplari per tutti? Uno “spazio aziende” e il loro racconto potrebbe diventare strumento di ragionevole riflessione per tutti anche in trasmissioni come la sua? «È sicuro che il racconto di queste esperienze può indurre fenomeni imitativi e, quindi, più si da spazio comunicativo a queste esperienze e più cresce la possibilità che qualche impresa intraprenda una strada nella stessa direzione di marcia. È anche vero che spesso si è straparlato della questione ambientale, ecologica, climatica e tutto questo anche in momenti in cui il Paese attraversava problemi che chiedevano soluzioni urgenti e che erano problemi non attinenti alla questione climatica. Questo ha indotto in molti cittadini una certa distanza dal problema che certamente va corretta. In questo senso gli esempi concreti di aziende possono essere utili».
Personalmente stimo il suo approccio con la gente che incontra. Offre sempre spazi di libertà espressiva. Il tema della CSR o della Agenda 2030 dell’ONU sulle indicazioni per ricostruire il pianeta, pur nella semplicità delle indicazioni, non sono molto note. Quali passi per incrementare la loro conoscenza? Le opzioni ideologiche rappresentano punti di partenza irriducibili ed inconciliabili; i racconti di storie vere, i fatti e gli obiettivi aiutano la comprensione. Nella comunicazione televisiva della sua trasmissione sarebbe possibile questo spazio di approfondimento? «Non è una questione semplice farlo in un talk politico in una TV generalista. L’informazione media del cittadino italiano sui problemi climatici è scarsa o nulla. Io ho provato a farlo ma, con massima sincerità, è risultato abbastanza complesso. Questo non vuol dire che non ci riproverò».
Ritengo che la Sua trasmissione abbia spazi di testimonianza davvero interessanti e spesso ricchi di qualità. Secondo lei il tema della modifica del clima e la necessità di attrezzarci con nuovi strumenti operativi è ben compresa? Parlo di Inceneritore, Energia Nucleare, compostaggio plastiche e rifiuti in genere, Energia. Ciascuno di essi presenta pro e contro. Se ne può parlare attraverso dialoghi di competenti anche con opinioni diverse?
«Certamente sì, e come ho risposto nella domanda precedente io ho anche provato a farlo, ma non è facile perché molte persone hanno la sensazione che questo tema sia più ideologico che reale e quindi hanno difficoltà a percepirlo come uno dei loro problemi principali come, ad esempio, il lavoro, le tasse e il funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale».
a cura di Bruno Calchera
(da CSRoggi Magazine – Anno 8 – n.3 – Giugno/Luglio 2023; pag. 34 )