Bruno Calchera
Vi sono paesi che vengono ritenuti Non Sostenibili. Sia dal punto di vista economico che ambientale.
La Russia in Europa è tra gli stati con la maggior emissione di CO2; dal 2026 non partecipa più alle COP con una affermazione che è tutta da valutare: si dà come obiettivo il 2060 (e non il 2050 come posto dall’ONU) in un obiettivo accettato evidentemente solo dalla Russia stessa. Il Presidente Putin è deciso a dare ai russi una sostenibilità come vuole lui. Un atteggiamento che non è molto dissimile a quello dell’americano Trump.
Vorrei segnalare il contributo della Prof.a Solovei, ricercatrice alla università di San Pietroburgo, particolarmente attiva nella attenzione alla produzione di Social Reporting e alla CSR. Il suo corso Global Business and the SDGs introduce gli studenti di economia al rinnovato ruolo delle imprese.
La realtà russa è particolarmente diversa da quella posta in essere dalla Prof.a Solovei, – manca totalmente lo sforzo del governo. A Suo parere il tema tra la popolazione riveste interesse crescente, ma la classe dirigente del Governo ritiene lo Sviluppo Sostenibile troppo dispendioso per la nazione.
Se si osserva il settore economico, in particolare la Borsa di Mosca, si nota un crescente interesse da parte delle aziende e gli investitori alla adozione di nuove strategie di Governance sociale ed ambientale. (ESG). Se si osserva la realtà delle 20 più grandi aziende russe nel periodo che va da 2017 non si hanno Global Reporting adeguati ad una riflessione per assenza di conformità alle linee guida.
Una eccezione è rappresentata dal settore petrolifero: la ricerca degli studenti di una Facoltà di Economia di Mosca dal titolo “Assesment of the quality of non-financial reporting 2017-2018 of oil and gas companies in Russia” ha segnalato come su 17 grandi compagnie petrolifere russe, undici di esse producono report riguardanti la Sostenibilità. Sono reporting incompleti e che non rispettano le direttive ben note e indicate dall’Unione Europea (GRI). Ma il fatto che il pensiero si sia posto, proprio per le realtà aziendali così impattanti, risulta essere un punto interessante.
È un limite che l’ONU e la Sua agenda manifestano.
Una decisione presa quasi all’unanimità dalle Nazioni Unite è disattesa dalle nazioni più impattanti per combattere la crisi climatica.
Russia, Cina ed ora l’America del Consiglio di Sicurezza dimostrano una scarsa attenzione al destino dell’umanità che si gioca anche sulla battaglia relativa alla crisi climatica e all’ambiente. Pur in presenza di fenomeni eccezionali di ribellione del clima assistiamo ad una incapacità di porre passi diversi alla produzione economica più impattante.
Un altro esempio di positivo interesse è rappresentato dalla raccolta dei rifiuti.
Non è presente un sistema collaudato di raccolta differenziata a Mosca e San Pietroburgo. Sono nati dalla azione dei cittadini di alcuni quartieri raccolte differenziate dei rifiuti. Essi supportano tutti i cittadini fornendo i luoghi di raccolta con una mappa interattiva per individuare i punti di raccolta.
Una controtendenza
Eppure c’è un terreno in cui la Russia oggi è sensibile – oltre ai citati punti raccolta rifiuti differenziati – ed è quello dell’Architettura e dell’Edilizia.
In Russia c’è una sensibilità per la Sostenibilità abitativa, un aumento sostanzioso nella costruzione di edifici sostenibili. Il Consiglio Russia (GBC Russia) è una organizzazione che promuove l’edificio verde. Si fabbricano edifici ecologici con alta efficienza energetica, si usano materiali da costruzione sostenibili. Le pratiche per la costruzione di Edifici Sostenibili sono facilitate.Nelle nuove case v’è attenzione all’ottimizzazione del consumo energetico, per alleggerire le bollette anche in presenza della dipendenza da combustibili fossili.
La Bioedilizia è di casa a Mosca e a San Pietroburgo.
Evidentemente si tratta di costruzioni nuove. Questi edifici sono rispettosi dell’ambiente ed offrono una vita più sana ambientalmente. Un ultimo dato: le nuove costruzioni, attente all’ambiente, godono di contributi finanziari agevolati.
È parere di molti che la guerra in Ucraina, oltre ad asciugare risorse economiche, ha reso tutto più difficile. In fondo – e non lo pensiamo solo noi – la sostenibilità è attiva e funzionante in un clima di dialogo internazionale. Il fatto che Trump abbia abbandonato gli obiettivi dell’Agenda che hanno dettato le buone pratiche condivise, è un segnale di quanto sia difficile introdurre innovazione stabile e quanto sia ancora più difficile oggi assistere a relazioni tra stati durature.
Se, come diceva recentemente Mario Draghi, le nazioni contano ben poco, non è possibile lo splendido isolamento nazionale: diventa indispensabile che relazioni tra stati tendano alla condivisione massima, abbandonando egoismi di bandiera ormai inutili. L’agenda 2030 è un buon punto culturale per l’avvicinarsi degli stati nazionali e fare progetti, senza la cappa di misure, tempi, e metodi dettati da chi non ha autorità per imporli.
Più che il report perfetto ed ordinato occorre che siano le relazioni internazionali a decretare la fine della burocrazia per i territori e ripartire da basi più solide culturalmente. I soggetti intermedi, trattati sempre come succursali del bisogno, possono aiutare ad umanizzare la transizione internazionale inclusiva della cultura che origina la posizione dei popoli: sono il suggerimento sempre di Mario Draghi.
(24 agosto 2025)
Foto di Pam Patterson da Pixabay