Bruno Calchera
Con questo titolo il quotidiano on line “lentepubblica.it” del 3 settembre fa il punto sulla situazione della Agenda 2030 dell’ONU a 5 anni dal suo compimento e in occasione del decimo anniversario della sua promulgazione (25 Settembre 2015 – 25 settembre 2025) e titola la parola declino che trova nella realtà parecchi punti di verità.
Un dato fra tutti: l’AVSI, nel suo ultimo rapporto, informa che siamo ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi dello Sviluppo Sostenibile e precisa “9 goal su 17 presentano un andamento negativo o stagnante”, anche se questa informazione dell’AVSI risulta essere un incoraggiamento più che una mortificazione per gli obiettivi dell’Agenda.
Il 17% degli obiettivi è in linea con le previsioni.
Come si vede i progressi sono ampiamenti inferiori alle attese di coloro che avevano istituito l’Agenda dell’ONU. Sono aumentate le disuguaglianze sociali, le guerre sono diventate in più parti del mondo il modo di affermare le proprie ragioni – in questo lungo periodo le stesse Nazioni Unite hanno perduto quel riferimento che aveva rappresentato un Ente Sovranazionale per risolvere i problemi.
Hanno grande responsabilità quelle nazioni che hanno diritto di impedire soluzioni non gradite: gli Stati Uniti d’America, La Russia e la Cina del Consiglio di Sicurezza. L’ecosistema del Pianeta è di fatto in grande crisi e lo dimostrano le crisi climatiche in ogni parte del mondo, che hanno portato distruzione attraverso quella che chiamerei una “Rivolta del Clima in tutte le sue manifestazioni”. Stiamo pagando una crescita incontrollata e la follia rappresentata da una umanità che ha perduto il senso della vita, del tempo, delle relazioni, del concepire il reale come patrimonio affidato a tutti gli uomini per il bene comune.
La crisi verte oltre che sul Clima (SDG13) anche sul tema della Fame (SDG1-2) istruzione e salute (SDG3-4) lavoro dignitoso e crescita economica (SDG8) Consumo e produzione responsabile (SDG12), la salvaguardia degli oceani (SDG14), parità di genere (SDG5) Alcune attività sociali (città e comunità sostenibili SDG 11)pace e giustizia(SDG16). Forse l’unico parametro che cammina è relativo all’energia (SDG7) e l’innovazione tecnologica (SDG9).
Vi sono elementi oggettivi che frenano il cammino dell’Agenda, alcuno accentuati dalla elezione di Donald Trump negli Stati Uniti.
Alcuni punti del Sabotaggio trumpiano:
- La chiusura di USAID ha creato lo scompiglio nell’aiuto umanitario.
- La stessa dichiarazione fatta all’ONU di interrompere il supporto alla Agenda.
A questo proposito sono lapidarie le frasi del rappresentante USA, Edward Heartney che ha detto tranquillamente ”le iniziative globalistiche come l’Agenda 2030 e gli SDGs sono state sconfitte alle urne. Gli Stati Uniti rifiutano e denunciano (!) l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e non lo riaffermeranno più come questione di principio”. Dopo tali affermazioni vi sono state parecchie votazioni contrarie. Con gli Stati Uniti si sono schierati Israele ed Argentina.
Gli Stati Uniti all’ONU hanno persino votato contro la risoluzione dell’ONU a sostegno della pace in Ucraina, proposta da Kiev e dall’Unione Europea. La mozione non indicava nemmeno la Russia come paese aggressore.
Era il 2015 quando Barak Obama impegnò il suo paese per raggiungere gli obiettivi della Agenda.
Trump poi – e non stupisce più – ha ritirato gli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Accordo di Parigi sul Clima, annunciando nel contempo un aumento di produzione di petrolio e gas e l’uscita dal Climate Loss and Damage Fund, il fondo creato alla COP 28, per consentire alle nazioni più vulnerabili di fronteggiare le perdite ed i danni subiti a causa degli impatti dei cambiamenti climatici. Infine ha tagliato gli aiuti ai paesi in via di sviluppo., che comprendono alimenti e vaccini.
Uno sguardo all’Italia è indispensabile.
Nel Mondo siamo alla 87° posizione nella realizzazione delle indicazioni dell’Agenda.
Viviamo la tragedia del cambiamento climatico, anche se l’Italia non è tra le nazioni che si distingue per il cattivo interesse. Noi paghiamo le storture e i danni che giungono da politiche al limite della stravaganza. L’accanimento di alcuni sindaci per fermare le auto “inquinanti”, in modo esagerato – ad esempio c’è una totale differenza tra auto Euro 1-2 ed Euro 5, già molto tecnicamente trattate per non inquinare -. Fanno veramente sorridere queste decisioni se si pensa al degrado urbano di cui sono protagoniste le città guidate dagli stessi sindaci.
La CO2 di tutta l’Europa quota 8%.
Paesi come CINA, INDIA e Stati Uniti (hanno riaperto le miniere di carbone) e hanno la grave responsabilità di produrre CO2 in modo incontrollato. Ma è tutta l’ASIA che non ha vessazioni tipo quelle dei Sindaci italiani. In Italia poi l’1% della popolazione soffre di insicurezza alimentare e molti giovani sono in sovrappeso: è una quota importante ma nel mondo c’è di peggio.
Ci troviamo a dover dialogare con paesi come gli USA di TRUMP che sembrano fare apposta a impedire una vita migliore. Una vita in cui gli stessi USA sono implicati nel peggioramento sociale. E’ doveroso che i paesi virtuosi – quelli retti da democrazie storiche – si facciano carico di processi che facciano avanzare in senso umano la vita di tutti.
Il realismo ci fa suggerire che non tutto ciò che c’è nel nostro paese è oro colato, ma possiamo avanzare certamente una constatazione: siamo gente culturalmente ricca di ragioni per costruire bene e siamo scocciati ogni qualvolta stato ed enti decentrati rendono la vita più complessa di quella che è, invece di semplificarla.
(7 settembre 2025)