Federico Guidoni, Presidente e CEO della società leader nei servizi sanitari e socio-sanitari, dalla prevenzione alla cura: «Credo sia importante che realtà del nostro settore decidano di fare questo passo, perché operare nella sanità e nella salute a 360° vuol dire occuparsene, esserne coinvolti, anche al di fuori delle mura delle proprie strutture ospedaliere e di cura».
Nel 2023 Korian, società leader nei servizi dalla prevenzione alla cura, con la sua holding Segesta Spa SB, che include tutte le società del Gruppo in Italia, è divenuta Società Benefit. Si tratta del primo operatore attivo sia nel settore sanitario sia in quello socio-sanitario ad adottare questo sistema, diventando, tra l’altro, una delle più grandi Società Benefit del nostro Paese.
È stata, quella del passaggio a Società Benefit, una scelta strategico-evolutiva cruciale per Korian Italia, come sottolinea Federico Guidoni, Presidente e CEO dell’azienda: «Il riconoscimento di Società Benefit significa per noi allargare lo sguardo e abbinare all’esercizio dell’attività d’impresa finalità di beneficio comune in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di tutti gli stakeholder». Un passo importante, che ben si inserisce nel solco della mission che è da sempre propria del DNA di Korian, come aggiunge Guidoni: «Una delle nostre caratteristiche, di ieri ma anche di oggi, è la continua ricerca di risposte ai bisogni dei cittadini, con particolare attenzione alla crescita del nostro personale attraverso lo sviluppo di competenze specifiche. Questa è una scelta in cui crediamo fermamente, consapevoli che operare nella salute, uno dei beni comuni primari, ci rende ancora più responsabili».
Al riconoscimento di Società Benefit siete arrivati attraverso un cammino iniziato da molto tempo, caratterizzato da un impegno sostenibile sempre più crescente. Ce ne vuole fare cenno?

Federico Guidoni CEO di Korian. Foto di Luca Nizzoli Toetti
«Da alcuni anni abbiamo adottato una consolidata politica di CSR ed ESG, condivisa anche a livello di Gruppo Europa. La nostra convinzione era che, avendo ormai raggiunto politiche sostenibili ben strutturate, il passaggio alla Società Benefit fosse tanto naturale quanto necessario, per poter dare una forma giuridica a politiche destinate a procurare alla nostra azienda tanti oneri ma anche e soprattutto tanti onori. Credo sia importante che realtà del nostro settore decidano di fare questo passo, perché operare nella sanità e nella salute a 360° vuol dire occuparsi, essere coinvolti, anche al di fuori delle mura delle proprie strutture ospedaliere e di cura. Parlo di un interesse che deve guardare anche agli stili di vita del personale e che deve cercare di allargarsi alle comunità su cui di sviluppano le nostre attività».
Da questo punto di vista siete stati i primi a raggiungere questo obiettivo all’interno dell’intero Gruppo…
«Esattamente. Su questo noi in Italia siamo stati i capifila all’interno del Gruppo, che ci ha seguiti a distanza su impulso della nostra Presidente europea, Sophie Boissard, che ha ritenuto opportuno far fare questo passaggio anche alla nostra capogruppo, in concomitanza con il cambio di nome del network europeo in Clariane».
Quali “ostacoli” avete dovuto superare per preparare al meglio il passaggio da azienda attenta alle politiche CSR, quali comunque già eravate, a Società Benefit?
«È stato un processo che ha richiesto molto tempo e molto impegno, perché non si è trattata di una semplice trasposizione all’interno della Società Benefit degli impegni di CSR. Un percorso in cui abbiamo coinvolto tutti gli stakeholder che ci circondano, sia interni sia esterni, che ha previsto l’organizzazione di gruppi di lavoro e interviste di singoli, gruppi, dipendenti, familiari, ospiti, istituzioni. Grazie anche al loro aiuto abbiamo predisposto linee guida che in seguito abbiamo trasferito nei cinque grandi pilastri che sono alla base dell’impegno di Korian – che corrispondono a: considerazione, equità, innovazione, vicinanza e sostenibilità – e che abbiamo infine cercato di declinare utilizzando elementi operativi, oggettivi, capaci di dare loro sostanza nel tempo».
Qual è stata la reazione degli stakeholder? Hanno compreso appieno l’importanza della loro partecipazione al vostro progetto?
«Ovviamente il concetto di Società Benefit deve essere ben spiegato perché non è immediato, c’è molta confusione al proposito, tanto che a volte si pensa che per poter diventare Benefit sia necessario anche cambiare il proprio scopo di lucro, cosa che ovviamente non risponde a verità. Nonostante questa oggettiva difficoltà, devo dire che la partecipazione, il coinvolgimento e la rispondenza sono state immediate tra tutti e tutte, a livello trasversale. I feedback che ci sono arrivati sono stati davvero positivi e questo forse è dovuto al vantaggio che abbiamo come operatori nel campo della cura e della sanità, si tratta infatti di settori in cui il desiderio di coinvolgimento, delle persone che hanno bisogno di cura, prevenzione o assistenza, è fisiologicamente molto elevato e quindi elevata è anche la sensibilità a certi temi. Non abbiamo avuto problemi anche ad attirare l’attenzione delle istituzioni, che si sono mostrate piuttosto interessate agli stimoli che abbiamo dato loro, così come il mondo dei media, del giornalismo, che ha mostrato interesse nei confronti del nostro percorso».
Quali ritiene siano stati i presupposti che vi hanno permesso di diventare società Benefit? Che cosa avevate già e che cosa avete dovuto, invece, aggiungere?
«Bisogna dire che avevamo già abbastanza, nel senso che in questi anni abbiamo lavorato per costruire un gruppo, un network di servizi che aveva già in mente, dal punto di vista strategico, un approccio olistico alla cura. In che senso? In quello di costituire un network in cui la persona possa attingere il servizio a lei più adatto tenendo conto delle varie fasi della vita e dei momenti di bisogno. Un sistema che va dalla prevenzione, all’assistenza, alla cura per arrivare al fine vita, in alcuni casi, con le cure palliative e la presa in carico presso un hospice. È raro, se non impossibile, trovare altri Gruppi che abbiano una completezza di offerta simile alla nostra.
In tutti questi anni, inoltre, abbiamo cercato di costruire la nostra strategia – economico finanziaria, operativa o di qualità della cura – facendo sempre riferimento a un codice etico che nel tempo si è evoluto seguendo il “sentire” della società, prestando grande attenzione a valori fondamentali come l’iniziativa, la responsabilità e la fiducia. Dal punto di vista dei comportamenti, dunque, il passaggio alla Società Benefit è stato quasi più formale che altro, anche se non dobbiamo dimenticare, come ho detto prima, l’esercizio che abbiamo dovuto mettere in atto per rendere più tangibile il nostro modo di agire, che spesso deriva da una consuetudine costruita nel tempo attraverso tutta una serie di attività. Si è trattato, cioè, di trasformare queste consuetudini in progettualità che possano essere misurate, fissando target di medio-lungo periodo. In particolare l’esercizio è stato quello di individuare percorsi in grado di prevedere un miglioramento continuo di certi impegni, un processo che è in atto anche in questo momento e che si manifesta nella determinazione di indicatori e di obiettivi misurabili giusti, che dobbiamo riuscire a determinare sempre più in modo sostanziale e concreto».
Il tutto con l’obiettivo del raggiungimento del benessere complessivo della persona che, ci tenete a sottolinearlo, è sempre al centro della vostra attenzione…
«Sì, perché noi siamo un’azienda di persone che lavorano per le persone. Un concetto che è ben espresso dal titolo della nostra prossima convention annuale, che è “Noi, people for people”, cioè le persone sono sempre al centro del nostro pensiero, a seconda dei diversi ruoli che ricoprono. Non c’è brevetto, macchinario, struttura che tenga: senza le persone noi non potremmo fare quello che facciamo. La stessa Intelligenza Artificiale, per quanto ci potrà aiutare e già aiuta la medicina, non potrà mai sostituire il valore portato dalle persone, perché l’empatia della cura è un elemento fondamentale, che nessun robot o sistema di Intelligenza Artificiale sarà mai in grado di mettere in campo».
Un ultimo accenno, dottor Guidoni, ai progetti attuati da Korian in ambito di sostenibilità. Come li avete pensati e quali risultati pensate possano produrre?
«In cima alle nostre idee c’è sempre il coinvolgimento delle comunità locali e delle associazioni che operano sui territori che ospitano le nostre strutture. Molte idee sono nate da noi, altre vengono proposte da soggetti esterni al nostro Gruppo e noi siamo ben lieti di dare il nostro contributo, il punto rimane sempre quello, migliorare la vita dei nostri ospiti e di tutti gli stakeholder. Penso ad esempio ai progetti “Bee Korian” e “Golfando insieme oltre ogni limite” che hanno la caratteristica, entrambi, di favorire l’incontro tra più generazioni dal momento che permettono di avvicinare le esperienze delle persone anziane a quelle dei più giovani, riuniti nelle scolaresche. Per quanto riguarda la progettazione di iniziative da applicare all’interno delle nostre strutture, da un po’ di tempo lavoriamo con la start- up UAF-Nipoti on demand, composta da studenti che mettono a disposizione ore da trascorrere con le persone fragili.
Lo fanno in mille modi; giocando a carte nelle RSA, ma anche andando a visitare le persone che hanno bisogno di assistenza nei loro appartamenti, accompagnandole a fare la spesa o una visita medica in un poliambulatorio. Sono la nostra “spalla” e con loro stiamo sviluppando progetti in tutte le città in cui siamo presenti. Siamo un Gruppo dalle idee aperte, e chiediamo che questa apertura sia propria anche dei direttori delle varie strutture, così che possano essere recepite idee e iniziative provenienti dal territorio. Perché quello su cui ci siamo impegnati a lavorare è proprio il mettere le nostre strutture in condizione di avere le “antenne alzate”, così che siano pronte ad accogliere proposte che possano arrivare dall’esterno. Proposte che, una volta verificatone la fattibilità e le presunte future risultanze positive, potranno trovare un’applicazione effettiva».
di Luca Palestra
(da CSRoggi Magazine – Anno 8 – n.4 – Settembre/Ottobre 2023; pag. 16)