Il 2023 è stato l’anno più caldo dal 1850 e in Italia si è registrata una riduzione a livello nazionale di circa il 18% della disponibilità idrica rispetto alla media annua dello stesso periodo 1951-2023. Allo stesso tempo nel nostro Paese si è registrato il record di precipitazioni, con 378 eventi meteorologici estremi, un aumento del 22% rispetto al 2022.

 

 

Secondo i dati registrati da Copernicus climate change, il programma di osservazione della Terra di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione europea, il 2023 è stato l’anno più caldo dal 1850, con un aumento della temperatura media globale vicina a 1,5 gradi. E secondo le stime del BI- GBANG, il modello idrologico nazionale realizzato dall’ISPRA, il 2023 in Italia ha fatto registrare una riduzione a livello nazionale di circa il 18% della disponibilità idrica rispetto alla media annua dello stesso periodo 1951-2023.

Allo stesso tempo si è registrato il record di precipitazioni, stimato nel solo mese di maggio 2023 in circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese, stimato in circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo 1951-2023. Complessivamente, nel 2023, si sono registrati nel nostro Paese 378 eventi meteorologici estremi, con un aumento del 22% rispetto al 2022. Per questo motivo i nostri sistemi urbani, a causa dell’eccessiva sollecitazione delle infrastrutture fognarie, che in Italia sono quasi del tutto di tipo misto, sono messi duramente alla prova. E occorre agire per rendere le nostre città più resilienti.

Città metropolitana Spugna, progetto finanziato dal PNRR
Le NBS (“Nature Based Solutions”) si basano su processi naturali che sfruttano piante ed elementi vegetali per assorbire acqua e inquinamento, prevedono la sostituzione dell’asfalto con superfici permeabili in grado di far filtrare l’acqua e allo stesso tempo mitigare le isole di calore nel tessuto urbano.

Il progetto Città metropolitana Spugna, finanziato dal PNRR, si basa proprio su questo, puntando a realizzare molteplici interventi di drenaggio urbano sostenibile per far sì che le città siano in grado di assorbire l’acqua piovana, soprattutto negli eventi più intensi, senza intasare le reti fognarie ed evitando allagamenti. Il finanziamento europeo, ottenuto dalla Città metropolitana di Milano, pari a 50 milioni di euro, consentirà di riqualificare un’area complessiva pari a 530mila metri quadrati attraverso 90 interventi in 32 Comuni con l’obiettivo di adottare soluzioni innovative per aumentare il grado di resilienza delle città attraverso una gestione più sostenibile delle acque meteoriche.

Le tre grandi sfide del settore idrico
In questo complesso scenario, anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto, il settore idrico è concentrato principalmente su tre sfide: gestione, digitalizzazione e transizione ecologica. Per quanto riguarda la gestione è necessario un ammodernamento delle reti con l’obiettivo primario di ridurre le perdite, che si attestano in media al 40% con picchi anche del 50-60% soprattutto nelle regioni del Centro-Sud. L’obiettivo dei gestori deve essere dunque quello di ridurle, superando anche le gestioni in economia. Parliamo in Italia del 20% dei Comuni, poco più di 1.500 per circa 8,2 milioni di abitanti serviti.

Queste gestioni impediscono gli investimenti per potenziare le reti. Basti pensare che nelle gestioni in economia si registrano in media investimenti pari a 8 euro per abitante, a fronte dei 49 euro per abitante dei gestori industriali. Cifre comunque lontane dalla media europea che si attesta a 100 euro pro capite. Proprio per questo i 4,38 miliardi previsti dal PNRR per la tutela del territorio e della risorsa idrica sono un’occasione preziosa da non perdere e da sfruttare appieno.

La digitalizzazione è naturalmente un’altra sfida cruciale per efficientare i processi e per rendere le reti e gli impianti smart, oltre che per mettere in condivisione i dati. Gruppo CAP, in questo senso, ha investito convintamente nella transizione digitale della gestione, puntando in maniera particolare sul cosiddetto smart metering, ovvero quel sistema di telecontrollo e monitoraggio a distanza che permette al gestore di raccogliere e integrare i dati relativi alla gestione delle reti come pressione, perdite, valori dell’acqua, volumi della fognatura e che nel medio periodo consente di intervenire sulla rete prevedendo le possibili rotture e quindi di anticipare le perdite.

Infine, vi è l’economia circolare che è diventata di vitale importanza per via della crisi climatica ma anche per le tensioni geopolitiche e il conseguente aumento dei costi delle materie prime e delle fonti energetiche. In questo ambito la sfida è costituita dal dialogo sempre più necessario tra le filiere al fine del riutilizzo e del recupero di risorse. È necessario favorire il riuso di acque depurate, soprattutto per fini agricoli e industriali.

Nel 2020 l’UE ha approvato un nuovo regolamento (741/2020/EU) che disciplina l’impiego delle acque depurate per uso irriguo in modo che il settore agricolo possa disporre di una risorsa idrica aggiuntiva non legata alla stagionalità, garantendo una maggiore stabilità delle produzioni rispetto ai rischi causati dai cambiamenti climatici, e allo stesso tempo impattando positivamente sull’ambiente riducendo i prelievi dai corpi idrici naturali e l’uso di fertilizzanti di sintesi.

Il recepimento e l’attuazione da parte di tutti i Paesi UE del regolamento potrebbe portare a un riutilizzo di acque per uso irriguo dell’ordine di 6,6 miliardi di metri cubi all’anno, a fronte degli 1,7 miliardi di metri cubi all’anno attuali. Gruppo CAP ha fissato questo obiettivo al 50% entro il 2033: già oggi la green utility lombarda riutilizza il 38% delle sue acque depurate, con un incremento costante (nel 2018 erano il 24%).

Una green utility al servizio del territorio
In un contesto profondamente mutato e mutevole come quello attuale, che impone di ripensare il modo di fare servizio idrico, negli ultimi anni alcune aziende del settore hanno intrapreso un percorso di crescita e allargamento del proprio raggio di business, per rispondere in maniera sempre più puntuale alle istanze dei propri stakeholder. L’ha fatto anche Gruppo CAP, andando ad abbracciare ambiti economico-produttivi che costituiscono occasioni di sviluppo sinergico con le attività legate all’idrico.

a cura di Carlo Rho

( da CSRoggi Magazine – n.3 – Anno 9 – Giugno/Luglio 2024; pag. 28 )

 

 

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