Ripercorriamo il successo della squadra di calcio Feralpisalò, che lo scorso aprile 2023 ha conquistato lo storico risultato della promozione in Serie B. «Un percorso sportivo -sottolinea il presidente Giuseppe Pasini – ma anche e soprattutto di restituzione valoriale al territorio, alle famiglie e ai tanti giovani del settore giovanile».

 

Lo scorso aprile la società calcistica Feralpisalò ha conquistato il diritto a giovare il prossimo campionato di calcio di Serie B. È la prima volta che questa società – nata nel 2009 dalla fusione dell’A.C. Salò Valsabbia e dell’A.C. Calcio Feralpi Lonato – milita nel secondo campionato italiano per importanza calcistica. Un successo costruito negli anni dalla squadra, dalla società e dalla proprietà, che fa capo al Gruppo Feralpi, la holding bresciana attiva del settore della siderurgia. Ne parliamo con Giuseppe Pasini, presidente della Feralpisalò e di Feralpi Group.

La squadra Feralpisalò ha conquistato la Serie B con due giornate d’anticipo sulla fine del campionato, una piacevole sorpresa! Caro Presidente come è nata la sua decisione di coinvolgersi in questa attività sportiva? Può riassumerci la storia?
«Lo sport è sempre stata una passione di famiglia. Mio padre ha trasmesso a me e ai miei fratelli la passione per la montagna e per lo sci, che ho praticato. Ma anche il ciclismo e il calcio sono sempre stati molto apprezzati. Tanto che, sin dai primi anni ’70, l’azienda decise di sponsorizzare e seguire da vicino le attività della squadra locale di calcio di Lonato, dove è nato nel ’68 il nostro Gruppo. Un percorso che ci portò fino alla Serie D, prima della fusione con il Salò Valsabbia nel 2009. Un percorso sportivo ma anche e soprattutto di restituzione valoriale al territorio, alle famiglie e ai tanti giovani del settore giovanile».

Abbiamo visto più di 120 soggetti produttivi che accompagnano la squadra, tra essi Feralpi. Vediamo che non si tratta di sponsorizzazione quella di Feralpi ma di continuità nella attenzione “amorevole” al territorio. Come ha potuto coinvolgere così tante realtà? Come sta reagendo il territorio davanti a questa avventura?
«Partiamo dal nome: Feralpisalò è un unicum nel calcio italiano. La squadra, come avviene in altri sport come basket, volley e rugby ha il nome dell’azienda. E questo, ovviamente, impone una grande responsabilità a doppio senso: da parte del Gruppo Feralpi, che si impegna e mette letteralmente la faccia per portare avanti un progetto nel calcio professionistico, dal prossimo anno addirittura in Serie B. E che coinvolge tantissimi portatori di interesse: calciatori e staff ma anche tifosi, famiglie, dipendenti, ragazzini, istituzioni. Feralpisalò si è sempre prefissata, in primis, un impegno per la crescita del proprio bacino di riferimento, il lago di Garda e la Valsabbia, trasmettendo valori concreti e agendo come agenzia educativa e istituzione sociale. E cullando anche i rapporti con le tantissime aziende partner che vogliono affiancare la propria immagine a questa visione imprenditoriale perché hanno colto come il club ragioni da azienda, in un mondo come quello del calcio che ha tanto bisogno di strutturarsi».

La squadra ha una Governance precisa, che ruolo ha avuto nel costruirla? La Feralpisalò ha giocatori noti come Sau e un allenatore di alto livello come Vecchi; poi ci sono i giovani, anche nelle squadre minori. Quali sono stati i criteri di scelta delle persone e nella cura dei più giovani? Le persone che avranno collaborato con lei con quale
spirito hanno costruito la squadra vincente?

«Avere una governance precisa è la base per poter programmare. Ogni referente deve avere un ruolo chiaro per agevolare la comunicazione e l’operatività interna. Organigramma e funzionigramma devono essere molto esaustivi anche perché nell’azienda calcio ci sono due aree ben distinte ma che devono comunque fondersi, quella sportiva e quella corporate. La prima rappresenta il core business e la seconda porta avanti la macchina organizzativa. Senza la prima non ci sarebbe la seconda, ma senza quest’ultima la squadra non avrebbe visibilità e strutture a cui affidarsi. Quindi è un circuito che deve funzionare sulla base della coesione e dell’unità d’intenti. I giovani sono il nostro fiore all’occhiello, da sempre. E nell’ultimo campionato abbiamo dimostrato come si possa vincere anche con ragazzi considerati meno esperti. Siamo stati la prima squadra a riuscirci in Italia, nonostante la diffidenza di molti addetti ai lavori. Il plauso va fatto al nostro direttore sportivo, anche lui un ragazzo giovane e il più giovane Ds d’Italia, che li ha scelti, e al mister per averli valorizzati nella maniera corretta.
Questa è la dimostrazione che nel calcio, come nell’azienda Feralpi, i giovani devono essere coinvolti e forgiati. Ovviamente in alcuni momenti serve l’esperienza del senior, ed è lì che la governance – sportiva o corporate – deve intervenire per creare il giusto mix».

Lo sviluppo sostenibile, abbiamo visto, è sempre presente nelle sue scelta (persino il logo aziendale è stato mutato tenendo conto della Sostenibilità in alcuni suoi aspetti). La S di ESG ha un peso decisamente importante…
«Come Feralpi Group abbiamo sviluppato e adottato una ESG strate-gy che mette al centro le persone, in azienda (Feralpi ha oltre 1.850 dipendenti, ndr.) come nello sport. Quando si pensa alla sostenibilità associata a un’impresa industriale come quella siderurgica, si tende spesso a “limitare” l’impatto alla sola dimensione ambientale che è certamente rilevante, ma non lo è da meno quella sociale. È una responsabilità delle imprese creare valore dentro e fuori l’impresa, nelle comunità in cui si opera e in modo continuativo».

Lei è un imprenditore attivo: come ha potuto realizzare questo miracolo facendo crescere nel contempo la sua grande azienda?
«Non parlerei di miracolo, ma di programmazione. Il progetto nello sport, per Feralpi, è partito con la volontà di fare del bene al territorio e di divertirsi con serietà. Nel solco dell’esperienza sportiva sia nel calcio sia nel ciclismo. A Lonato, infatti, vantiamo il gruppo ciclistico Feralpi che in tanti anni di attività ha sfornato anche qualche campione, ma che si dedica soprattutto alla crescita dei giovani. Per la FeralpiSalò in Serie D nel 2009 e subito l’opportunità del ripescaggio in C2 e poi vittoria nei playoff nel 2011 e quindi salto in C1. Abbiamo cercato di gestire il club come un’azienda, sarò ripetitivo ma è così, mettendoci tanta passione e responsabilità. Voglia di trasmettere qualcosa di importante, una volontà trasmessaci da nostro padre e condivisa con i miei fratelli e i nostri soci. La volontà che il nome Feralpi fosse associato a uno sport vincente ma anche virtuoso e attivo nel sociale. Penso ad esempio alla prima scuola calcio per ragazzi con disabilità cognitiva creata in FeralpiSalò nel 2016 fino a essere la prima squadra ad adottare un cane destinato a essere abbattuto».

Per concludere, quali problemi vede all’orizzonte? Il calcio è sempre un territorio chiacchierato. Pensa sia possibile mantenere serenità e letizia a squadra e tifosi, sapendo che il calcio muove sentimenti e atteggiamenti a volte imprevedibili?
«Il calcio è un’azienda e va gestita come tale. Ma con un’ampia forbice di imprevedibilità data dalla competizione sportiva, dove l’episodio, la decisione, il colpo di genio possono incidere all’improvviso cambiando le sorti nel bene o nel male. Come si suol dire: nel calcio 2+2 non sempre fa 4. L’investimento sulla carta non ha sempre una corrispondenza nel ROI finale, e noi ne siamo l’emblema: quest’anno la Feralpisalò non era la favorita, ma abbiamo vinto. Non eravamo i migliori, ma siamo stati i più forti. E questo perché sono stati messi in campo valori ben oltre i numeri: senso di appartenenza, identità, voglia di emergere, orgoglio personale e attaccamento all’idea vincente».

a cura di Bruno Calchera

NOTA DELL’EDITORE
Siamo davanti a un “fenomeno” eccezionale nel calcio italiano.
Leggendo le pagine dei giornali e seguendo l’evoluzione delle squadre di calcio di Serie A e di Serie B dalla voce di Claudio Di Marzio, si resta stupiti nel cogliere un abbinamento sistematico tra denaro e giocatore.

L’ingresso del Calcio arabo (Qatar e Arabia Saudita, ad esempio) ha squassato ogni valorizzazione del calciatore, la cui fama è stata acquistata a peso d’oro, nonostante l’età. C’è poi una seconda constatazione: è relativa a Bilanci e Plusvalenze.

Ci sono realtà industriali e sportive, che al pari di Feralpi sono proprietarie delle “aziende-calcio”: ma lo spirito e l’attività aziendale e di gestione hanno un passo diverso. Minima implicazione della proprietà. Nel complesso la Feralpisalò del Presidente Pasini pare un UFO piovuto sui terreni dello sport più amato dagli italiani. Sono da notare: l’implicazione aziendale e un intervento anche di tutta l’azienda nella gestione della squadra.

Il tutto avviene in chiave di Sostenibilità con l’impegno in ogni comparto degli ESG.
Chissà se l’esempio di Feralpi provocherà qualche pensiero “nuovo” e susciterà “domande” al mondo del calcio.
Poche sono le aziende-calcio con i bilanci positivi. Molte hanno debiti anche imponenti, cui suppliscono Brand, Sponsor e Provvidenze TV.

La vittoria di un campionato, di una coppa, con debiti anche di gran peso, valgono per l’esaltazione dei tifosi?
Con la Feralpisalò tutto sembra al posto giusto: tifare per la squadra è indispensabile, sostenerla pure, ma il contesto in cui si vive l’avventura del Campionato di Serie B è nuovo.
Dice il Presidente Pasini: «Non eravamo i migliori, ma siamo stati i più forti. E questo perché sono stati messi in campo valori ben oltre i numeri. Senso di appartenenza, identità, voglia di emergere, orgoglio personale e attaccamento all’idea vincente».

(da CSRoggi Magazine – Anno 8 – n.3 – Giugno/Luglio 2023; pag. 20)

 

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