Quando si passa dalla teoria alla pratica, fare open innovation, specie in una grande azienda, può diventare molto complicato. Lavorare con una startup, selezionarla come fornitore, è una decisione strategica che raramente trova corrispondenza nei modelli e nelle regole di gestione dell’organizzazione.
Serve quindi uno scatto creativo per evitare che i buoni propositi si arenino. Non è facile, ma è possibile. Lo dimostra l’esperienza fatta in Acea, gruppo da oltre 3 miliardi di fatturato e 9mila dipendenti, dove è operativo un nuovo processo di acquisto dedicato a startup e PMI innovative, che è stato già utilizzato per alcuni progetti dell’area Innovation.
“L’open innovation è poco supportata dalle procedure tradizionali di procurement, che ha una natura complessa e può prevedere modalità diverse secondo le società di un gruppo e l’oggetto da acquistare”, spiega Lorenzo Bianchi, Responsabile della Funzione Acquisti e Logistica di Acea Spa, che in collaborazione con la divisione Innovation del Gruppo ha messo a punto un modello di lean procurement, un processo di acquisto “leggero” ed allo stesso tempo compliant con il codice degli appalti pubblici per sostenere le attività di innovazione con le startup.
“L’innovazione in azienda non puoi farla da solo”, ricorda Carmelo Graceffa, Responsabile dell’area Innovation di Acea Spa, e non si riferisce solo alle giovani imprese esterne. “Abbiamo lavorato per oltre un anno con il Procurement per trovare la risposta migliore a una nostra domanda ricorrente: come faccio a contrattualizzare una startup?”. Una domanda ricorrente in molte aziende, che raramente trova soluzioni strutturate e stabili.
“I vincoli ci sono”, ammette Bianchi, “ma non sono insuperabili”. Il primo scoglio è il criterio di classificazione delle aziende. Quello usato abitualmente, in qualsiasi azienda, prevede parametri che sono esattamente l’opposto delle caratteristiche di una startup: esperienza, solidità, storicità, referenze. Come può averli un’impresa nata magari da uno o due anni? Il secondo punto è definire il tipo di percorso che si intende affrontare.
“Sappiamo bene che la natura di startup e PMI innovativa è diversa e che alcune condizioni abituali non sono sostenibili”, aggiunge Graceffa. Per esempio? “I termini di pagamento. Il pagamento a 120 giorni. I termini standard possono non essere sostenibili per un’impresa che non ha ancora flussi di cassa regolari”.
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Continua la lettura su economyup.it del 29 ottobre 2020
(foto: gruppoacea.it)