Andrea Faelli, Amministratore Delegato di Eurobet e responsabile del Gruppo Entain in Italia, descrive caratteristiche e obiettivi dell’iniziativa dedicata al sostegno delle realtà del Terzo settore impegnate nello sviluppo di progetti di inclusione sociale tramite attività sportive, nella salvaguardia dell’ambiente e nell’utilizzo delle tecnologie digitali.

 

Valorizzare e affiancare le realtà che promuovono l’inclusione sociale nel territorio italiano è cardine nella strategia ESG lanciata da Entain Italia, sede italiana del gruppo britannico Entain, uno fra i principali operatori internazionali nel settore dell’intrattenimento.
È nato in quest’ottica il CSR Award, iniziativa realizzata attraverso il supporto della Fondazione Entain e dedicata al sostegno delle realtà del Terzo settore impegnate quotidianamente in Italia nello sviluppo di progetti di inclusione sociale tramite attività sportive, nella salvaguardia dell’ambiente e nell’utilizzo delle tecnologie digitali.

Il CSR Award riflette l’impegno di Entain Italia nel sostenere lo sport come veicolo di crescita e integrazione e i progetti con un impatto significativo sulle comunità locali in cui il Gruppo opera, sia a livello ambientale che sociale. Ruolo centrale assume anche l’innovazione quale strumento di formazione e straordinario acceleratore di cambiamenti per un futuro migliore e più sostenibile.
Ne parliamo con Andrea Faelli, Amministratore Delegato di Eurobet e responsabile del Gruppo Entain in Italia.

Dottor Faelli, com’è nata l’idea di istituire il CSR Award?
«Cominciando dal principio, mi preme evidenziare che la società che rappresento opera nel settore del gaming e dello sport in stretto collegamento con la capogruppo, Entain Plc, di cui condividiamo linee strategiche di business e, soprattutto, valori. Nel 2019 il Gruppo ha dato vita alla Fondazione Entain assegnandole, per il quinquennio 2020-2025 un capitale di 100 milioni di sterline da dedicare principalmente a tre direttrici progettuali. La prima, connaturata al nostro business, è dedicata allo sport come mezzo di crescita per l’inclusione sociale. La seconda, legata allo sviluppo del territorio, ha lo scopo di sostenere progetti su temi ambientali e sociali destinati alle comunità in cui il Gruppo lavora. La terza direttrice, infine, è quella dell’innovazione, intesa in senso ampio, dallo sviluppo di soluzioni specifiche finalizzate alla tutela della salute mentale delle persone, a quelle che permettono la formazione e la crescita in modo accessibile per tutti, anche alle persone marginalizzate. Si tratta quindi di un percorso che abbiamo abbracciato con entusiasmo a livello Italia e che ha portato, nel 2022, alla creazione del primo CSR Award».

Appunto, che cosa rappresenta per voi il CSR Award?
«È come dire allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di inizio. Punto di arrivo di un lavoro che viene svolto nei mesi precedenti all’assegnazione del premio, finalizzato all’individuazione delle associazioni e delle attività che per noi sono meritevoli di un sostegno sulla base dei valori che sono propri del nostro Gruppo. Punto di inizio, invece, perché l’assegnazione dell’Award non si esaurisce con l’elargizione di una quantità di denaro fine a sé stessa ma diventa l’opportunità per l’azienda di seguire queste iniziative, queste attività, nel corso del tempo, così da supportare i progetti e verificare che questi vadano a buon fine. Devo dire che il fatto di avere a che fare con associazioni distribuite su tutto il territorio nazionale che si prendono cura di attività degne di attenzione dà alla nostra iniziativa un valore non solo venale, ma anche profondamente emozionale».

Dal punto di vista pratico, quale concetto volete portare avanti attraverso questo vostro premio alle associazioni?
«Quello che ci ha mosso è un concetto che portiamo avanti da tempo, forse anche da prima che ci nascesse la Fondazione Entain, che è la ricerca dell’affermazione di quel triangolo che è composto da Pubblica Amministrazione, settore privato e Terzo settore, che dovrebbe generare un circolo virtuoso di investimenti sul territorio in particolare, ma non solo, sulle tematiche sociali, ambientali e dell’innovazione. Alla politica spetta il compito di dare indirizzi, individuare aree, individuare singoli soggetti come le associazioni, che possano attuare tali indirizzi con l’aiuto di noi privati, che interveniamo finanziando in parte o in toto queste attività. Secondo noi questo è un modello vincente, faticoso da portare avanti ma che è capace di donare grande soddisfazione, perché l’impegno profuso viene ripagato dai sorrisi delle persone che incontri e alle quali riconosci la capacità di attuare progetti importanti per le comunità in cui le loro realtà associative sono inserite».

Fondazione Entain al fianco di ASD Sportinsieme Roma nella seconda edizione del Torneo Europeo di Padel MIXTO

Come scegliete le Associazioni da sostenere attraverso il CSR Award? Entrate in contatto anche, in maniera preventiva, con i partecipanti al premio?
«Sulle nostre scrivanie arrivano centinaia di progetti che vengono valutati sulla base di parametri impostati sulle linee guida del nostro Gruppo. Ci piacerebbe premiarli tutti ma è inevitabile dover eseguire un lavoro di scrematura, di analisi che poi una giuria esterna alla nostra azienda valuterà se degni del riconoscimento e quindi del supporto. Essendo noi molto distribuiti sul territorio, molti progetti che vengono inizialmente valutati “su carta” portano anche a interlocuzioni personali tra noi e le persone responsabili delle associazioni interessate. Non solo, in molti casi restiamo in contatto anche con realtà che non sono state premiate ma che consideriamo valide e capaci di presentare, in futuro, progetti che potranno essere sostenuti. Sicuramente c’è un coinvolgimento personale molto importante, molto forte, che non si ferma alle strette analisi di quattro numeri…».

I dipendenti della vostra azienda sono coinvolti in questo vostro progetto?
«Siamo solo al secondo anno, ma il successo all’interno dell’azienda è davvero evidente e si manifesta attraverso la voglia delle nostre persone non solo di abbracciare “mentalmente” queste tematiche ma anche di supportarle fisicamente. Sempre più dipendenti fanno loro su base volontaria questo concetto, questa impostazione, questa valorizzazione dello sport, del territorio, dell’ambiente e della formazione. Agiscono in maniera genuina e ne fanno un punto d’orgoglio, questo è davvero importante».

Quali caratteristiche deve avere un’associazione per essere adatta a ricevere il vostro riconoscimento, in linea di massima?
«Noi cerchiamo di essere abbastanza ampi nelle valutazioni e quindi ci rivolgiamo ad associazioni che abbracciano una platea piuttosto elevata, seppur piccole e “di nicchia”. Il nostro obiettivo è quello di riuscire ad avere un impatto reale su realtà vicine alla gente per cui passiamo dalle piccole realtà della scherma di Napoli o al rugby in carrozzina di Parabiago, alle porte di Milano, a “Sport senza frontiere” di Roma, che ha una platea decisamente più grande oppure. Cerchiamo, insomma, di avere una distribuzione che copra il più possibile i territori del nostro Paese».

I progetti da voi premiati riguardano in buona parte i giovani. È una vostra scelta particolare?
«Sì, siamo particolarmente legati al tema dei giovani. È chiaro che in ambito di inclusione sociale certi valori, qualità, investimenti e infrastrutture è importante poterle godere fin da subito, fin da bambini, perché quelli sono strumenti che ti permettono di sviluppare una tua personalità e di riuscire a entrare da protagonisti all’interno del corpo sociale. È chiaro che farlo ha una sua importanza anche quando l’età è più avanzata, ma è indubbio che poterne godere da piccoli ha un valore prospettico ben più elevato. Per questo per noi bambini e ragazzi sono “prioritari”».

Lei ha accennato al fatto che anche dopo averle premiate seguite le associazioni nel loro cammino. Come si estrinseca questo vostro impegno?
«A noi piace parlare di “adozione” delle associazioni. Oltre che nel lavoro preparatorio, quello che conduce alla cerimonia di premiazione, dopo l’assegnazione mettiamo in campo iniziative legate alle associazioni vincitrici che hanno come protagonisti i nostri dipendenti. Il loro intervento, sempre e comunque su base volontaria, non è di controllo o di supporto è piuttosto di condivisione di azioni e obiettivi. Il principio è: mi piace quello che fai e come lo fai, decido di sostenerti con un aiuto economico e con un aiuto fattivo, pratico, portato da centinaia di persone che non vedono l’ora di darti una mano su tutto».

La serata di premiazione del CSR Award

Il primo anno avete premiato 10 associazioni, che nel secondo sono diventate 15. Quali sono i vostri obiettivi per il CSR Award del 2024? Amplierete ulteriormente la rosa dei premiati?
«Visto il successo, almeno dal nostro punto di vista, di questi primi due anni, di sicuro riuscire ad allargare la platea è uno degli obiettivi che ci poniamo. Come ho già accennato, nel 2023 oltre ad avere premiato più associazioni abbiamo anche allargato l’ambito, aggiungendo all’inclusione sociale attraverso lo sport anche le tematiche ambientali e sociali e quelle legate al mondo della formazione, cui pensiamo di dare ancor maggior peso nella prossima edizione. È chiaro che siamo un’impresa e per questo abbiamo dei limiti di budget oltre cui non possiamo andare, ma devo dire che anche all’interno de gruppo dirigente della capogruppo a Londra riscontriamo una grande attenzione verso le azioni messe in campo dalla Fondazione, per cui siamo fiduciosi che il progetto CSR Award avrà un futuro sempre più florido».

 di Luca Palestra

( da CSRoggi Magazine – n.1 – Anno 9 – Gennaio/Febbraio 2024; pag. 26 )

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