Secondo l’indagine “A scuola di Acqua: Sete di Futuro “i bambini sentono in maniera molto forte la pressione del cambiamento climatico, un’ansia che si trasforma in paura legata ai disastri ambientali e agli effetti del riscaldamento globale.
Che ci riguardi in prima persona nel ruolo di genitori o di zii o di insegnanti o anche solo di amici di persone con figli, il tema della relazione tra bambini e ambiente è un fenomeno chiave nel nostro momento storico. I bambini, secondo l’indagine “A scuola di Acqua: Sete di Futuro”, sentono in maniera molto forte la pressione del cambiamento climatico, chiamata anche “ecoansia”.
Lo studio sui bambini
Il progetto educativo “A scuola di Acqua: Sete di Futuro” nasce da una sinergia tra Scuolattiva Onlus e il Gruppo Sanpellegrino e mira a coinvolgere le scuole primarie alla scoperta dell’acqua, del riciclo e del cambiamento climatico per stimolare le future generazioni alla tutela ambientale e delle risorse naturali, in primis l’acqua. Il progetto offre consigli pratici e semplici come riciclare le bottiglie di plastica perché “l’acqua può stare nella plastica, ma la plastica non può stare nell’acqua”. Ma non solo: è stato condotto quest’anno uno studio sul tema dell’ecoansia, tra i bambini, che si trasforma in disagio e paura legata ai disastri ambientali e agli effetti del riscaldamento globale.
La ricerca è stata condotta sotto la supervisione scientifica del Laboratorio di Psicologia della Salute del Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia, e in collaborazione con Triplepact Società Benefit con la somministrazione di una survey distribuita a un campione di circa 1.000 bambini tra i 5 e gli 11 anni.
I dati relativi ai bambini
95% tra bambine e bambini intervistati si dichiara preoccupato per il futuro dell’ambiente e più di uno su quattro riferisce di aver fatto un brutto sogno sul cambiamento climatico o sull’ambiente in pericolo e di aver fatto fatica a dormire o mangiare a causa di questo pensiero.
Nel 78% dei casi i bambini si sentono strettamente connessi all’ambiente e in qualità di protagonisti del cambiamento positivo: il 95,6% del campione si percepisce infatti direttamente responsabile della situazione e il 97,2% pensa che il proprio contributo possa fare la differenza.
Le possibili soluzioni
più piccoli imparano attraverso i media, tradizionali e non, la pericolosità dei fenomeni catastrofici ambientali e reagiscono con ansia e preoccupazione: l’ecoansia in età infantile non necessariamente scaturisce da esperienze realmente vissute, ma è la conseguenza della comunicazione e informazione su questi temi.
La buona notizia è che i bambini “soffrono” anche di ottimismo contagioso nei confronti del futuro e quindi si sentono pronti a vivere il cambiamento per invertire la rotta. Si sentono coinvolti in prima persona. Ma non solo: il 72% di loro è convinto che gli adulti debbano fare la loro parte nei confronti del Pianeta. Il punto cruciale è quindi la modalità con cui vengono veicolati i messaggi per poterli spronare a essere adulti attenti nel giro di pochi anni.
Oltre alla comunicazione, vanno coinvolti in maniera proattiva attraverso attività formative in grado di sviluppare comportamenti responsabili e possibili soluzioni una volta diventati “grandi”.
di Ylenia Esther Yashar
( da CSRoggi Magazine – n.3 – Anno 9 – Giugno/Luglio 2024; pag. 48 )
(foto: ©shutterstock)