La velocità di risposta all’imprescindibile grido di battaglia — creare ecosostenibile — oggi rappresenta il jolly da giocare. Ma se è più immediato dar vita a collezioni o capi sustainable, più complesso ripensare l’intera filiera produttiva di un’azienda. Quelle made in Italy hanno confermato capacità ma ancor più lungimiranza. «Da un decennio stiamo lavorando in chiave green — spiega Michele Ciocca, presidente Drumohr e quarta generazione del gruppo di famiglia —. Impianti e fonti di energia (realizzato negli anni un gruppo di piccole centrali idroelettriche a coclea ndr), la scelta dei materiali. Mancava ancora una linea creata ad hoc. n lancio della capsule Sustainable Lifestyle Drumohr, rappresenta un momento importante in un percorso storico in costante divenire. Alla ricerca di nuove soluzioni».

L’occasione per il debutto della linea green del marchio, l’inaugurazione qualche giorno fa di Green Pea, primo retail park al mondo dedicato al tema del «rispetto», progetto della famiglia Farinetti aperto a Torino al Lingotto a fianco del primo Eataly. «All’interno siamo presenti con un corner pensato come espressione a tutto tondo di Drumohr e del gruppo Ciocca» spiega il manager: nel 2006 l’acquisizione dello storico marchio di maglieria dall’antica ascendenza scozzese (nasce a Dramfries nel 1770), divenuto poi sinonimo di capi di lusso e tra le passioni della Royal Family britannica.

La Sustainable Lifestyle Drumohr (dopo Torino arriverà nei negozi e nei corner del marchio) comprende capispalla in lana riciclata, camiceria e pantaloni in denim organico e il vero simbolo del marchio, i pulì girocollo con la storica fantasia «biscottino»: l’originale motivo razor blade, il favorito da Gianni Agnelli, al quale si deve il divertente soprannome; per realizzarli utilizzati tutti filati di riciclo: ecowool, cashmere, lana e seta. «Anche lo spazio espositivo è coerente con il luogo che lo ospita. Lo abbiamo realizzato con bio-mattoni»: sembrano blocchi in marmo, in realtà nascono dall’avanzo di lavorazioni e scarti di filati nobili, legati con resine riciclate di provenienza certificata. «Puntiamo a diventare un sistema di produzione a impatto zero sull’ambiente».

Un altro passo è stato nel maggio scorso l’installazione nella sede di Quinzano di un impianto fotovoltaico, oltre 1500 pannelli in grado di coprire l’intero fabbisogno energetico degli stabilimenti. «La capsule sostenibile è espressione del nostro impegno nei confronti dell’ambiente. Ne è parte la trasparenza nell’informare il consumatore sulla scelta dei materiali per consentire scelte consapevoli».

di Gian Luca Bauzano

 (da Liberi tutti del Corriere della Sera del 12 dicembre 2020)

 

 

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