Negli Anni ’30 Massimino Ciro d’Amico importava legname dall’est del Mediterraneo per il mercato italiano. Nel corso degli anni i 7 figli lo convinsero ad armare direttamente le navi. Così nel secondo dopoguerra la famiglia diede avvio alla propria esperienza nel settore dello shipping.

I tre fratelli Ciro, Salvatore e Antonio d’Amico diedero un forte e costante impulso allo sviluppo e alla crescita dell’azienda d’Amico Società di Navigazione, fondata nel 1952, facendola diventare una realtà imprenditoriale fra le più importanti a livello mondiale nel settore del trasporto marittimo

Paolo d’Amico

Oggi Paolo d’Amico, figlio di Ciro e Presidente Esecutivo, e Cesare d’Amico, figlio di Salvatore e Amministratore Delegato, guidano il Gruppo insieme ai loro figli e a un forte team di manager con immutata dedizione e passione, assicurando continuità ai valori imprenditoriali originari e un costante rinnovamento delle sfide di business.

Allo stesso tempo, il Gruppo ha rafforzato la sua vocazione internazionale consolidando la propria presenza attraverso gli uffici di Dublino, Londra, Montecarlo, Singapore, Vancouver, Stati Uniti, oltre alle sedi storiche italiane di Roma e Genova.

Oggi la d’Amico Società di Navigazione è concentrata su due principali aree di business: quella del trasporto dei prodotti raffinati e quella del trasporto di carichi secchi alla rinfusa (ad esempio grano, minerali, carbone). In entrambi i settori occupa una posizione di primato tra i player mondiali, operando complessivamente con una flotta di circa 90 navi, per lo più “Eco”, che è oggi fra le più giovani e moderne al mondo.

Cesare d’Amico

Paolo e Cesare d’Amico, si percepisce che il vostro Gruppo non è concentrato solo sul puro business, ma vive con la presenza di valori e di comportamenti etici. Ce ne volete parlare?
«Il nostro orientamento è stato sin dagli albori rivolto al futuro e alla continuità dell’azienda, costruendo con coerenza, integrità ed etica nella gestione del business e delle risorse lo sviluppo delle nostre attività. Da sempre, le attenzioni poste al rispetto delle normative, delle procedure di sicurezza e alla protezione dell’ambiente rappresentano il fondamento delle scelte imprenditoriali e della conduzione dell’azienda. La dimensione ambientale è molto importante per noi: la severità e il rigore nel rispettare le procedure e gli standard di sicurezza non sono solo una questione di “compliance”, ma un aspetto che – in continuo progresso e sviluppo – connota i valori e la nostra cultura d’impresa. Il settore dello shipping è probabilmente l’industria che è stata più proattiva sulle questioni ambientali. In d’Amico lavoriamo ogni giorno per implementare processi e diffondere comportamenti sostenibili tra le persone che lavorano con noi: crediamo fermamente che questo debba essere il vero tratto distintivo dell’Azienda e il più forte elemento di identità per le nostre persone. Non accettiamo compromessi: ci poniamo l’obiettivo di realizzare ogni giorno la politica di zero incidenti e zero immissioni inquinanti in mare. Un monitoraggio continuo, ispezioni scrupolose, un’analisi dettagliata dei dati raccolti e una rapida attuazione di azioni correttive di miglioramento ci hanno permesso di essere sempre al di sopra degli standard di conformità e intendiamo proseguire su questa rotta».

La crescita della vostra società sembra essere molto impostata su un concetto di sviluppo sostenibile. Da questo punto di vista, quali sono i passi più importanti che avete realizzato negli ultimi 5 anni?
«Dal 2013 al 2019 il Gruppo d’Amico ha lanciato un ampio programma di rinnovamento della flotta per più di 40 navi, grazie al quale possiede oggi una flotta giovane, moderna e soprattutto “Eco”. Tutte le navi d’Amico sono in grado di ottenere una forte riduzione dell’impatto sull’ambiente, grazie a un notevole aumento dell’efficienza consentito dal risparmio energetico, dalla riduzione dei consumi e quindi delle emissioni. Nel corso del 2019 il Gruppo d’Amico, molto in anticipo rispetto alle scadenze dettate dalle direttive IMO 2020, ha adeguato tutta la flotta alla disponibilità immediata di carburanti meno inquinanti.

Per le navi ECO del Gruppo d’Amico, l’EEDI (ENERGY EFFICIENCY DESIGN INDEX) ottenuto è inferiore mediamente di circa il 25% rispetto ai valori di riferimento, grazie all’adozione delle più recenti tecnologie che ne diminuiscono i consumi e quindi le emissioni.Le Eco-ship del Gruppo d’Amico, circa il 70% dell’intera flotta, hanno un’impronta estremamente innovativa e rispettosa dell’ambiente, grazie a un design, a scelte costruttive e all’utilizzo di tecnologie che consentono di diminuire notevolmente consumi ed emissioni. In particolare, la scelta di utilizzare motori a due tempi, permette sul piano del rendimento standard di efficienza sicuramente più elevati rispetto al passato.

Altri elementi tecnici sono stati installati sulle navi per migliorarne l’efficienza come per esempio la forma dello scafo, le pitture usate sulla carena, elementi aerodinamici per ridurre la resistenza al vento e l’utilizzo di sistemi di illuminazione a minor consumo. L’insieme di tali interventi contribuisce a ottenere una riduzione del consumo di combustibile della flotta d’Amico di circa 6 tonnellate al giorno/nave rispetto alle navi della generazione precedente. Sicuramente il programma di rinnovamento della flotta è stato il progetto più importante degli ultimi 5 anni, ma di pari passo vanno considerati anche tutti i progetti che fanno da corollario, ossia gli investimenti in tecnologie digitali per rendere la flotta sempre più sostenibile, ma anche per formare il nostro personale perché sappia gestire al meglio questa transizione verso una sempre maggiore digitalizzazione».

Da due anni il vostro Gruppo ha deciso di avviare la redazione di un Bilancio di Sostenibilità. Con quali obiettivi, presenti e futuri?
«Il nostro obiettivo è misurare e comunicare le strategie e performance messe in campo in materia di responsabilità sociale. Parallelamente al progressivo consolidamento del processo di reporting e al rinforzo della cultura interna della sostenibilità, ora per noi è diventato fondamentale rafforzare la governance di questi temi a tutti i livelli. Avvieremo una riflessione interna a breve sulle possibili soluzioni da adottare per assicurare alla gestione della strategia e dell’impegno operativo sulla sostenibilità soluzioni e modalità organizzative ancora più consolidate, con un preciso riferimento, in primo luogo, al vertice dell’azienda».

Quale processo avete seguito nell’individuazione dei temi legati alla sostenibilità che vi riguardano più da vicino?
«I temi maggiormente rilevanti per la sostenibilità dell’azienda e del business, ovvero i temi che hanno un impatto diretto o indiretto sulla capacità di creare e preservare valore – economico, sociale e ambientale – nel tempo, sono stati scelti soprattutto tenendo in considerazione elementi distintivi del Gruppo affermati dalla nostra missione e i valori, i sistemi di gestione della qualità, della sicurezza e dell’ambiente, le strategie in tema di Climate Change. L’individuazione dei temi rilevanti e la definizione del loro livello di importanza ci ha visti impegnati in due fasi distinte: la prima ha coinvolto l’interno dell’organizzazione, la seconda gli stakeholder esterni. L’analisi interna ha riguardato la valutazione della rilevanza di ciascun tema in relazione alla performance dell’azienda, alla possibilità di accrescerne reputazione e vantaggio competitivo, tenendo in considerazione i relativi rischi. L’analisi esterna è stata realizzata tramite un ampio coinvolgimento di differenti categorie di stakeholder. A queste è stato chiesto di assegnare un livello di priorità ai differenti temi, considerando le attività svolte dall’azienda. Dall’incrocio degli esiti delle due analisi è stata elaborata la cosiddetta matrice di materialità, che rappresenta i temi rilevanti per la sostenibilità di d’Amico e che ne orienta l’azione nelle tre dimensioni sociale, ambientale ed economica. La realizzazione della matrice consente all’azienda di avviare un assessment sulla propria strategia di sostenibilità e di costruire un Report già allineato ex ante alle esigenze informative degli stakeholder.

Avete introdotto gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e li avete declinati in modo preciso in ogni dettaglio di attività. Come vi siete organizzati per gestire questo impegno? È stato avviato uno specifico Gruppo di lavoro?
«Il Gruppo d’Amico ha avviato un percorso di progressivo avvicinamento all’Agenda, in modo da rendere credibile e verificabile il contributo che ogni giorno le nostre scelte e le nostre attività producono per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, rifuggendo la logica dell’SDGs washing, spesso utilizzata dalle aziende. Nel nostro primo Bilancio di Sostenibilità abbiamo impostato una chiara connessione tra SDGs e attività aziendali, per identificare gli Obiettivi ONU prioritariamente intercettati dall’Azienda. Nella seconda edizione abbiamo avviato un’analisi puntuale dei 169 target collegati agli Obiettivi da noi individuati e identificato un primo panel di KPI per la misurazione del nostro contributo che verrà via via ulteriormente affinato.

Il Gruppo d’Amico partecipa da sempre attivamente a diverse organizzazioni e associazioni di settore a livello internazionale – come l’European Sustainable Shipping Forum – in cui dialoghi strutturali e scambio di conoscenze tecniche hanno l’obiettivo di promuovere e affermare sempre di più la logica della sostenibilità nel settore dello shipping. Inoltre dal 2020, oltre a presiedere Intertanko [Paolo d’Amico è presidente di Intertanko NdR], l’associazione di categoria che riunisce tutti gli armatori e operatori del settore delle navi cisterna, i nostri manager collaborano sui temi di Finanza Sostenibile e Sustainability Reporting nell’Environmental Committee. Dal 2020 partecipiamo anche a un gruppo di lavoro creato dall’ECSA (European Community Shipowners Association) e da Confitarma, che si occupa di tutta la reportistica\metrica e progetti relativi agli ESG da proporre alla DG FISMA (Direzione Generale Finanza Sostenibile) della Commissione Europea».

L’attività formativa per i vostri dipendenti di mare e terra come si è sviluppata, quali temi avete posto?
«Il Gruppo ha sempre investito moltissimo sulla formazione. Questo è un elemento imprescindibile per una organizzazione come la nostra che ha nelle proprie persone, e quindi nel loro costante sviluppo, il vero vantaggio competitivo distintivo. Ciò detto, il forte orientamento alla sostenibilità fa parte della cultura d’impresa e dei nostri valori, e da sempre orienta l’azione delle persone che lavorano in d’Amico. È arrivato tuttavia il momento di costruire un percorso di formazione e comunicazione interna dedicato alla CSR: vogliamo ancora di più aumentare la consapevolezza interna a tutti i livelli e rinforzare il contributo di ciascuno su questi aspetti. Questo percorso sarà avviato nel 2021».

Questi ultimi mesi sono stati segnati dalla pandemia di COVID-19. Quali riflessi ha generato questa situazione nella vostra impresa sia per gli obiettivi di sostenibilità, sia per le relazioni con il personale, con i clienti e con gli altri stakeholders?
«Nonostante la pandemia sia un problema globale, le navi non hanno mai smesso di navigare anche perché hanno dovuto assicurare l’approvvigionamento delle merci in tutto il mondo. In alcuni casi la pandemia, che ha portato molti Paesi a limitare la libertà di circolazione delle persone, ha spinto gli operatori del settore, fra cui anche il nostro Gruppo, a ingegnarsi per assicurare l’operatività delle navi e la loro sicurezza applicando nuove soluzioni, nuove procedure e strumenti. Particolarmente colpiti dalle restrizioni di viaggio sono stati gli audit e le ispezioni a bordo delle navi. Chi ha investito in nuove tecnologie nel periodo pre-Covid è riuscito a evitare un’interruzione della continuità operativa durante questi mesi. Sugli audit ingegneristici l’azienda, grazie all’iniziale sviluppo e adozione degli “electronic record books”, è stata in grado di eseguire da remoto la revisione delle documentazioni senza presenze fisiche a bordo dei propri tecnici. Avendo investito in strumenti CBM (condition based maintenance) abbiamo continuato a monitorare lo stato di salute dei macchinari da remoto e in tempo reale.

La vera crisi che ancora continua a preoccupare tutta l’industria dello shipping è il problema degli avvicendamenti a bordo delle navi degli equipaggi. Sono oltre 400mila a livello mondiale i marittimi che ancora oggi non possono sbarcare dalle navi a causa delle norme anti-pandemia attuate dai vari Paesi. Tutte le organizzazioni mondiali dello shipping si sono mobilitate per riconoscere ai marittimi il ruolo di lavoratori “chiave” e poter quindi facilitare l’avvicendamento degli equipaggi e permettere ai marittimi di tornare a casa. Per quanto riguarda il nostro Gruppo abbiamo chiesto ai nostri marittimi, asset fondamentale per una compagnia di navigazione, di restare a bordo per un periodo più lungo di quello usuale, per evitare che le operazioni di avvicendamento sulle navi, in contesti in cui non eravamo in grado di garantire il massimo livello di sicurezza per le persone, potesse generare una situazione potenzialmente più rischiosa per la loro salute. La risposta delle nostre persone è stata straordinaria: abbiamo ricevuto massima collaborazione e riscontrato anche un forte attaccamento all’azienda. D’altra parte, attraverso le società del Gruppo che gestiscono gli equipaggi (Sirius Ship Management e Ishima), abbiamo lavorato giorno e notte per riportare a casa i marittimi bloccati a bordo e permettere a chi era a terra di imbarcarsi. Con un impegno economico e operativo assolutamente straordinario che ci ha visto noleggiare aerei, cambiare rotte delle navi, firmare specifici accordi con autorità di diversi Paesi. Purtroppo, però la pandemia è tornata a intensificarsi a livello mondiale e quindi a rendere di nuovo complicato il cambio degli equipaggi».

Avete attivato lo smark working già prima del 2020 utilizzando le nuove tecnologie per un moderno e flessibile sviluppo. Oggi, con la pandemia, come è applicato?
«Il nostro Dipartimento Risorse Umane aveva già avviato nel 2019 per le società italiane del Gruppo, anche in virtù delle vigenti normative in materia di “lavoro agile”, un progetto pilota di smart working, nel più ampio obiettivo di consolidare e rafforzare l’impegno dell’azienda su iniziative di welfare e di un migliore equilibrio nella conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Al completamento della fase pilota, mentre ci accingevamo a consolidare questo aspetto nella gestione del nostro modello organizzativo, la pandemia ha reso lo smart working una condizione necessaria per assicurare in primo luogo la tutela della salute delle nostre persone e quindi la continuità delle nostre operations di business. Siamo convinti che appena potremo restituire allo smart working le caratteristiche di uno strumento o di una modalità lavorativa “fisiologica”, questo diventerà definitivamente parte del nostro modo di gestire le performance lavorative delle nostre persone».

A proposito di tecnologia digitale, spesso alla base dello sviluppo sostenibile di ogni realtà produttiva, come sono orientati gli investimenti del vostro Gruppo nel 2021?
«Il miglioramento delle performance ambientali ed energetiche del Gruppo d’Amico avviene principalmente attraverso l’adozione di nuove tecnologie che consentano la riduzione dei consumi e l’aumento dell’efficienza energetica della flotta. Come anticipato nel nostro Bilancio Sociale, abbiamo sviluppato F.R.I.D.A. (Fleet Reporting Intelligence d’Amico), un nuovo database interno in grado di ricevere dati direttamente dalle navi e di condividerli sia internamente con appositi modelli per ogni dipartimento, sia esternamente con terzi. Nel 2020 lo abbiamo installato su tutte le navi della nostra flotta, un grande passo avanti per la gestione dei big data con un software interamente sviluppato da d’Amico. La crescente tendenza alla digitalizzazione e alle applicazioni mobili ha posto chiaramente in evidenza la necessità di un cambiamento degli applicativi per la gestione manutentiva della flotta e processi di procurement al fine di sfruttare al massimo il valore di risorse come i dati e le informazioni così largamente disponibili.

Nel 2021 il gruppo d’Amico realizzerà inoltre un importante investimento sul software ABS-NS che favorirà un’importante evoluzione nel campo della gestione “smart” della flotta, con l’obiettivo di migliorare efficienza ed efficacia dei processi manutentivi. Per quest’anno abbiamo inoltre messo a piano l’adozione dei registri elettronici sviluppati con il RINA a tutte le navi di proprietà del Gruppo, che risponderà anche alla necessità di poter eseguire audits documentali da remoto senza la necessaria presenza fisica a bordo. Proseguendo sul tema di compliance digitale alle tematiche Ambientali, nel 2021 estenderemo a tutte le nostre navi l’utilizzo della piattaforma sviluppata dal RINA per la gestione dell’inventario dei materiali pericolosi “IHM” e il relativo aggiornamento nel corso della vita utile della nave. Saremo inoltre impegnanti in un progetto di integrazione delle varie applicazioni digitali oggi disponibili in azienda, che faciliterà analisi incrociate al fine di monitorare da remoto come i macchinari sono condotti e fornire supporto da remoto. In buona sostanza, un impegno a 360 gradi sul fronte della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica: due driver decisivi per condurre il prossimo step evolutivo dell’azienda».

a cura di Luca Palestra

(da CSRoggi Magazine, anno 6, n.1, Gennaio/Febbraio 2021, pag. 40)

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