Scopri come le aziende stanno riscrivendo la responsabilità sociale d’impresa, passando da CSR a Community, Cultura e Cittadinanza Attiva. Storie, esempi e visioni dal Festival del Fundraising 2025.

È (davvero) finita l’epoca del “facciamo qualcosa di buono ogni tanto”?

Se pensi che la CSR sia ancora una questione di greenwashing e bilanci patinati, abbiamo una notizia per te: il vento è cambiato. E no, non si tratta solo di fare “bella figura”. Oggi le aziende che decidono di abbracciare cause sociali lo fanno perché non possono permettersi di non farlo. Perché la loro comunità – clienti, dipendenti, stakeholder – se ne accorge. E giudica.

Questa nuova era della Corporate Social Responsibility è emersa con forza al Festival del Fundraising 2025, dove protagonisti del mondo profit e nonprofit si sono confrontati in un dialogo sempre più urgente: come si costruiscono partnership autentiche, efficaci, trasformative?

CSR: Cronaca di un’evoluzione (necessaria)

La CSR tradizionale, quella da report annuale e spot natalizio, sta cedendo il passo a qualcosa di molto più profondo. “Oltre la C di Corporate”, per dirla con Paolo Iabichino, pubblicitario e fondatore dell’Osservatorio Civic Brands: oggi si parla di Comunità, Cultura e Cittadinanza attiva.

Roberto Olivi, Direttore Comunicazione di BMW Italia, ha raccontato come tutto sia iniziato nel 2002 con una scuola di sci per disabili. “Restituire valore alla società è parte integrante della nostra identità”, ha detto. Non per moda, ma per coerenza. Perché “una grande azienda può – e deve – dare risposte concrete”.

L’azienda ha bisogno di te. Non il contrario.

Un’idea forte, emersa con prepotenza durante il dialogo tra Iabichino e Olivi, è questa: non è più il nonprofit a dover elemosinare attenzione dalle aziende. È l’azienda che ha bisogno di cause credibili, solide, strategiche. “Capire se l’azienda ha bisogno di quella causa: ecco il punto”, ha detto Iabichino. E attenzione a non svendere i propri valori.

Le ONP devono imparare a dire anche no. A scegliere le partnership giuste, dove si costruisce valore vero. Perché una CSR ben fatta non è solo uno scambio di risorse, ma di competenze, visione, impatto.

Partnership che lasciano il segno: storie che ispirano

– STMicroelectronics Foundation ha colmato il divario digitale in 14 Paesi con il programma “Digital Unify”, portando la tecnologia persino nelle carceri italiane. La forza? I volontari aziendali, attuali e in pensione.

– Esselunga, con Astrid Palmieri, ha mostrato come una carta fedeltà può diventare uno strumento di solidarietà. Donazioni in punti, coinvolgimento dei clienti, partnership locali. Quando la GDO diventa motore di cambiamento.

– Fondazione Snam e Azione contro la Fame hanno costruito un modello replicabile di volontariato aziendale integrato, mentre McDonald’s ha trasformato la sua Fondazione per l’Infanzia in un vero alleato operativo delle strutture ospedaliere.

CSR e fundraising: un’alleanza strategica, non una beneficenza

Il Festival ha lanciato un messaggio chiaro: la CSR è innovazione sociale, è nuova economia delle relazioni, è strategia aziendale. Le aziende non cercano solo visibilità. Cercano partner con cui costruire futuro.

Come dice Valerio Melandri, fondatore del Festival: “Il fundraising non è questua. È strategia. È costruire ponti, e i fundraiser sono gli architetti di queste nuove alleanze”.

Cosa possiamo imparare da tutto questo?

  1. Le partnership si scelgono, non si subiscono.
  2. Il valore si costruisce con le persone, non solo con le risorse.
  3. Una buona CSR si misura dall’impatto, non dai comunicati stampa.
  4. Le nonprofit devono smettere di sentirsi “minori”. Sono co-creatrici di futuro.

Che tipo di partnership vuoi costruire?

Se lavori nel nonprofit, chiediti: l’azienda ha davvero bisogno della mia causa?
Se lavori nel profit, domandati: sto cercando un partner o un’etichetta da appiccicare?
E se vuoi approfondire, non perderti la prossima edizione del Festival del Fundraising.
Perché è lì che nascono le alleanze che cambiano il mondo. Per davvero.

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