Il ruolo delle banche in questa fase storica di grandi cambiamenti assume un ruolo fondamentale e il comportamento assunto nei confronti della green economy potrebbe essere un traino per l’interesse dei risparmiatori.
Da un’indagine promossa da Agos Insights sull’interesse delle famiglie italiane nei confronti degli investimenti sostenibili e pubblicata da Morningstar qualche tempo fa, circa il 77% dei consumatori è sensibile alle tematiche ESG.
Il campione degli intervistati non si distribuisce in maniera omogenea e si distingue nei comportamenti in base all’età, all’istruzione, al genere e alle possibilità economiche e reddituali. L’argomento che desta il maggiore interesse, viste le implicazioni economiche, è ovviamente la transizione energetica.
Le banche sono attente all’ambiente?
Proprio considerando il crescente interesse verso il mondo green da parte delle famiglie, appare utile affrontare alcune questioni che stanno affiorando nel mondo finanziario bancario a riguardo della reale sostenibilità delle scelte aziendali: le banche sono veramente attente all’ambiente oppure continuano a fare greenwashing?
Il significato di tale pratica comincia a essere conosciuto da un pubblico sempre più ampio e in italiano si tradurrebbe in “ecologismo di facciata”. Questo comportamento tende a ingannare i consumatori e le autorità di controllo con dichiarazioni e rendicontazioni legate alla sostenibilità che non trovano riscontro nelle pratiche reali. Perché? Per ottenere la fiducia all’esterno e aumentare i profitti aziendali.
Un esempio di questo è il caso della HSBC, una delle più grandi banche al mondo, che in Gran Bretagna è stata costretta a ritirare nel 2022 uno spot che pubblicizzava un’azione di piantumazione di alberi ma allo stesso tempo finanziava progetti di combustibili fossili, nonostante l’impegno di graduale riduzione. Risulta pertanto interessante la ricerca svolta da alcune ricercatrici – Mariassunta Giannetti, Martina Jasova, Maria Loumioti e Caterina Mendicino – e pubblicata a gennaio di quest’anno dalla BCE.
Tale indagine mostra come le grandi banche dell’area euro che fanno del sostegno alle politiche green il loro vessillo, pubblicizzando comportamenti virtuosi, nella realtà dei fatti riservino la maggior parte dei finanziamenti all’economia “brown”, principale artefice di massicce emissioni di carbonio. Peraltro le ricercatrici non hanno usato criteri di scrematura circa le dimensioni aziendali. Comportamento questo assimilabile al greenwashing.
Politiche green ed economia brown
La dicotomia è abbastanza allarmante: se da una parte tutte le campagne di marketing e pubblicitarie sono rivolte alla comunicazione della conversione alle politiche green e di attenzione alle pratiche sostenibili, dall’altra la maggior parte delle risorse degli istituti di credito vengono messi a disposizione della brown economy, responsabile della maggior parte delle emissioni di carbonio a danno del clima. Inoltre, tali finanziamenti verrebbero messi a disposizione delle industrie non per favorirne la transizione e la riduzione dei consumi, ma per consentirne il mantenimento.
di Tommaso Romagnoli
Specialist settore bancario
(da CSRoggi Magazine – n.2 – Anno 9 – Aprile/Maggio 2024; pag. 46)