Da integrazione a digitalizzazione, ecco alcune parole chiave che rappresentano i fattori determinanti per aiutare le imprese a orientarsi nel nuovo scenario che fa seguito alla recente approvazione della Corporate Sustainability Reporting Directive.
Sostenibilità e competitività: fattori determinanti
La recente approvazione della CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive ha reso ancora più stringente l’esigenza di orientare la gestione d’impresa alla creazione di valore sulle dimensioni ESG.
Il 2023 sarà un anno cruciale per tante imprese, che dovranno prepararsi a rispondere a questa nuova sfida.
Mi soffermo, in particolare, su alcune parole chiave che, sulla base della mia esperienza più che ventennale su questi temi, rappresentano i fattori determinanti per aiutare le imprese a orientarsi in questo nuovo scenario e cogliere a pieno le opportunità che derivano da un efficace management della sostenibilità in chiave di competitività e credibilità, evitando il rischio greenwashing.
Integrazione
Prima di tutto, è indispensabile che la sostenibilità venga pienamente integrata nella cultura aziendale, nei sistemi di management e nei processi di comunicazione. Il primo step è quello della consapevolezza: è fondamentale che l’impresa abbia chiaro di cosa stiamo parlando – i concetti di sostenibilità sono spesso vaghi e di conseguenza decisioni e azioni non riescono ad essere efficaci e incisive – e delle tendenze in atto nel suo settore di business in modo da interpretare e integrare correttamente sostenibilità e responsabilità sociale nel pur- pose aziendale. Per non fermarci al dichiarato, occorre poi rileggere e riorientare strategie, policy aziendali e operation ai fattori ESG (Environmental, Social e Governance), costruendo un sistema di monito- raggio multidimensionale che verifichi il grado di attuazione degli obiettivi e la coerenza di scelte e comportamenti da parte delle diverse Business Unit.
Una solida integrazione della sostenibilità all’interno dei sistemi di performance management consente di strutturare una rendiconta- zione che oltre a essere compliant alle richieste normative e agli standard internazionali sia credibile, distintiva, efficace e verificabile. È importante che la rendicontazione poi non sia fine a se stessa, ma alimenti una comunicazione di senso con tutti gli stakeholder. Il Bilancio di sostenibilità, infatti, rappresenta una base informativa completa e strutturata da cui è possibile estrapolare informazioni profilate per tema e per target, integrando comunicazione istituzionale e marketing in chiave di accountability e fornendo le basi per un coinvolgimento degli stakeholder informato e consapevole.
Misurazione d’impatto
La costruzione del sistema di monitoraggio merita un approfondimento dedicato. Vorrei, infatti, sottolineare due limiti che riscontro spesso sia nelle imprese di grandi dimensioni, sia nelle PMI.
Il primo è che ancora troppe imprese si concentrano sulla misurazione di una sola dimensione, tipicamente quella economico-fi- nanziaria. Questo rappresenta uno spreco: se l’azienda produce valore, perde la possibilità di capitalizzare in chiave competitiva e di reputation le sue performance ESG. Se, invece, ci sono delle criticità, non si dota degli strumenti necessari a gestire e governare il rischio e mitigare, compensare e ridurre gli impatti negativi che produce sulla dimensione sociale e ambientale.
Il secondo limite è una misurazione che considera solo gli output – risultati delle attività – e non gli outcome, effetti e impatti generati su tutti gli stakeholder e la collettività nel medio e lungo periodo. Questo approccio produce una proliferazione di dati che però non riescono a fornire informazioni significative né ai decisori interni, né ai soggetti esterni.
Del resto, sul tema delle metriche si gioca, anche nel dibattito internazionale, la capacità di verificare nei fatti e rendere comparabile il contributo delle organizzazioni allo sviluppo sostenibile. Metriche che sono diventate oggetto di attenzione anche da parte della comunità finanziaria, che sta progressivamente collegando scelte di investimento e condizioni di accesso al credito alla valutazione degli impatti prodotti.
Governance
Fattore imprescindibile per la “messa a terra” di questi elementi è il commitment del board, che per primo deve adottare un approccio orientato alla creazione di valore nel medio-lungo periodo, coniugando i risultati di bilancio con gli effetti e impatti prodotti sull’ambiente e sulla qualità delle relazioni con gli stakeholder, in una logica di integrated thinking. Questo aspetto è sottolineato anche dal Codice della Corporate Governance che, nel gennaio 2020, introduce il concetto di «successo sostenibile» come il principio guida dell’azione del CdA e affida proprio all’Organo di amministrazione il compito di integrare gli obiettivi di sostenibilità nel Piano industriale e nei sistemi di controllo. Se il board rappresenta il motore di questo processo, definendo indirizzi e priorità, è, tuttavia, il coinvolgimento di tutti i livelli di responsabilità interni che ne permette l’attuazione nel concreto.
Digitalizzazione
La digitalizzazione rappresenta uno dei principali fattori abilitanti per un’efficace integrazione della sostenibilità nel management e nella comunicazione delle imprese. Innanzitutto, consente di innovare processi e strumenti per migliorarne qualità ed efficienza, sicurezza ed affidabilità. In secondo luogo, consente di monitorare e avere maggiori informazioni sulla complessità del contesto in cui si opera e sugli impatti prodotti da scelte e attività. Big data, open data, sensori, intelligenza artificiale, permettono di creare flussi informativi aperti per supportare processi decisionali e comportamenti di singoli, imprese e istituzioni.
Infine, la digitalizzazione consente di infrastruttura re i sistemi di programmazione, monitoraggio e reporting. Per questo. Refe ha sviluppato OpenReport®, il portale di rendicontazione digitale che comunica in modo smart, dinamico e interattivo le performance sociali, economiche e ambientali già adottato da diverse realtà pubbliche e private, che hanno così anticipato le indicazioni della nuova normativa europea (CSRD).
OpenReport® supera le tradizionali forme documentali cogliendo appieno le potenzialità delle nuove tecnologie, non solo in termini di resa finale della rendicontazione, ma anche in termini di processo di accountability grazie all’integrazione con i sistemi di gestione e database aziendali che consente l’aggiornamento in itinere di dati e informazioni e riduce l’effort interno.
OpenReport® aumenta, inoltre, il livello di partecipazione e inclusione degli stakeholder. Offre una base informativa chiara, strutturata e accessibile per far conoscere l’azienda e fornire chiavi di senso – comprensibili anche ai non addetti ai lavori – per supportare una valutazione consapevole e l’apprendimento reciproco tra l’impresa e i suoi interlocutori, in una logica di miglioramento continuo. Inoltre, la condivisione di questi elementi consente all’impresa di non agire in modo isolato, ma di costruire con gli stakeholder, interni ed esterni, un sistema chiaro di corresponsabilità per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
di Cristiana Rogate
CEO di Refe-Strategie di Sviluppo Sostenibile
(da CSRoggi Magazine – Anno 8 – n.1 – Febbraio 2023; pag. 42)