«Fidarsi è bene, affidarsi a uno strumento garantito e trasparente è meglio».

Abbiamo eccezionalmente modificato lo storico detto sulla fiducia perché, anche per la CSR, è un giorno di festa: dopo un’infinita e snervante attesa, la Conferenza Stato Regioni prima e il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo poi, hanno messo in rampa di lancio il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS).

Vi chiederete cosa ci sia da festeggiare per quello che a prima vista potrebbe sembrare “uno dei tanti gineprai burocratici made in Italy fatto per complicarci la vita”. Le ragioni sono molteplici, ma ce n’è una che realmente risponde a tutti coloro che temono il tipico dedalo di scartoffie all’Italiana: il RUNTS, uno dei cardini della Riforma del Terzo settore, sostituirà tutti gli attuali Registri di settore presenti a più livelli (nazionale, regionale, provinciale) e gestiti secondo normative regionali e procedure diversificate.

L’avvio del Registro Unico porterà quindi a una maggiore uniformità dei processi e delle informazioni, garantendo su tutto il territorio nazionale trasparenza e omogeneità di dati e procedure. Pensiamo, allora, quanto bene farà il RUNTS a chi si occupa di CSR. Vi è mai capitato di avere in mente un grande progetto per unire il vostro brand a una causa sociale sentita, ma vi trovate parimenti tra il perso e il confuso nella scelta del giusto partner tra le oltre 300mila non profit italiane? Vogliamo anche aggiungere il timore non di certo remoto di siglare una partnership con una realtà dalla legalità traballante?

Bene, il Registro Unico conterrà esclusivamente realtà sociali passate letteralmente ai raggi x: chi si iscrive dovrà presentare informazioni ad ampio raggio, tra cui gli ultimi due bilanci di esercizio, le attività di interesse generale effettivamente svolte e le eventuali “attività diverse” (come da artt. 5 e 6 del Codice del Terzo settore), le adesioni a soggetti terzi, le generalità del rappresentante legale e delle altre cariche sociali, con indicazione dei relativi ambiti di azione e potere.

E se pensate “fatta la legge trovato l’inganno”, sappiate che una volta iscritti al RUNTS gli Enti di Terzo settore avranno obblighi di aggiornamento e di informazione. Ciascun aderente sarà infatti vincolato a tenere aggiornate le informazioni che lo riguardano all’interno del Registro: a partire dai documenti ufficiali (statuto, delibere di trasformazione, scioglimento, fusione, ecc.), dai bilanci (da inviare entro il 30 giugno dell’anno successivo) e dalle variazioni delle attività svolte o dei soggetti titolari di cariche sociali con relativi ambiti di azione e potere, fino ai provvedimenti giudiziari o tributari ricevuti dalle Autorità competenti. Infine, a ulteriore garanzia, gli ETS saranno oggetto di revisione d’ufficio, a cadenza almeno triennale, al fine di verificare la permanenza dei requisiti di legge previsti per l’iscrizione al Registro Unico, anche con riferimento al perseguimento delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.

Se ci aggiungiamo che il RUNTS sarà pubblico e di tutte queste informazioni è prevista pubblicità ai terzi… ora capite perché per la CSR e per chi ha a cuore lo spirito civico di questa notizia vale tanto un’alzata di calici al cielo? Finalmente uno strumento utile!

A proposito, le sezioni previste del RUNTS sono sette: Organizzazioni di volontariato; Associazioni di promozione sociale; Enti filantropici; Imprese sociali; Reti associative; Società di mutuo soccorso e Altri enti del Terzo settore. Starà a voi, esperti di CSR, scegliere il meglio dal meglio!

di Francesco Bizzini e Mauro Di Luca (ufficio stampa CSV Milano)

(da CSRoggi Magazine, anno 5, n.5, Ottobre 2020, pag. 41)

Share This