Bruno Calchera – Direttore CSRoggi
(comparso sul Corriere della Sera, nella rubrica Buone Notizie a pag.33)
Si tratta dell’Agenda 2030 emanata dall’Onu il 25 settembre 2015, e che ha dato un impulso decisivo alla sostenibilità. I suoi «17 Goal» sono ancora oggi obiettivi tesi a migliorare le condizioni del Pianeta per noi e per le prossime generazioni.
La vita sta cambiando: lo vediamo dalla transizione climatica a quella digitale, dallo scioglimento dei ghiacciai nel mondo alle molte iniziative aziendali che hanno cercato di innovare processi tecnologici, produttivi, energetici. Gli Stati hanno cercato di attuare cambiamenti e di dettare nuove regole per ridurre l’impatto: nel 2015, sulla spinta dell’Agenda, è stato stipulato l’Accordo di Parigi che vincola i Paesi del mondo a limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C, tendendo al grado e mezzo. Ogni anno, con le Cop, i rap presentanti degli Stati si sono incontrati in diverse città e capitali nazionali, per valutare e stimolare i cambiamenti dettati dalla Agenda.
Segnaliamo ora alcuni fatti che non funzionano rispetto allo slancio originale. Solo l’Europa si è veramente impegnata con gli Obiettivi dell’Agenda. In testa sono infatti i Paesi dell’Europa del Nord, tranne i baltici, con la Finlandia al primo posto. Alti e bassi anche per quanto ci riguarda: 87esimo posto sul tema della parità di genere (Fonte Avsis).
I guai più grossi arrivano oggi dagli Stati Uniti. Definirei la politica di Trump un sabotaggio dell’Agenda e cito alcuni esempi: ha chiuso Usaid, mettendo in ginocchio molti progetti di aiuti umanitari; ha interrotto nella sede Onu ogni rapporto con l’Agenda. Il suo incaricato Edward Heartney ha dichiarato: «Le iniziative dell’Agenda 2030 sono state sconfitte dalle urne. Gli Stati Uniti rifiutano e denunciano l’Agenda 2030 e non lo riaffermeranno più» (Fonte EsgDive). E ancora: Trump ha ritirato gli Usa dall’accordo sul clima. Anche l’accordo di Parigi del 2015 è stato denunciato.
Allo stop degli Usa ha corrisposto una frenata dell’Unione Europea. Già dopo il periodo del Covid diverse indagini segnalavano un rallentamento nelle azioni per la lotta al cambiamento climatico, per l’uguaglianza economica, per il progresso energetico ordinato.
Davanti a tanti buchi e a troppi passi indietro si è insinuato nei vocabolari il termine «pragmatismo», che semplicemente vuol dire: <<Faccio ciò che posso». In questo modo si giustifica in tutti i settori il rallentamento diffuso in Europa soprattutto in Italia. Vediamo una povertà generale, zone invivibili per l’accumulo di rifiuti, guerre che spuntano ovunque, incomunicabilità tra persone e fra Stati.
Il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, ha affermato: «Se non agiamo ora l’Agenda 2030 diventerà un epitaffio per un mondo che avrebbe potuto essere». Dobbiamo aggiungere altro?
(16 settembre 2025)
(fonte: Corriere della Sera/BuoneNotizie)