Facciamo chiarezza: cos’è un contratto future? E’ uno strumento finanziario che ha come oggetto l’acquisto o la vendita di un bene in futuro a un prezzo concordato oggi. Oro e petrolio sono tra le materie prime più diffuse trattate dai “future”, oggetto di speculazioni su scala mondiale. Ma l’acqua? A noi l’idea, per dirla semplice, che sarà possibile scommettere sulla crisi idrica facendola diventare occasione di profitto fa davvero impressione. Lo stesso CME Group, nella sua presentazione, suggerisce che il valore dell’investimento è “destinato a salire, sulla spinta del cambiamento climatico, dell’inquinamento e della crescita demografica”.
Lo sappiamo, l’incrocio tra economia, società e ambiente è materia complessa. Scorciatoie e giudizi affrettati non aiutano: per questo abbiamo fatto un rapido giro di orizzonte con alcuni professionisti che operano in aziende legate al sistema idrico nazionale.
“Io non sono pregiudizialmente contrario a una finanziarizzazione del settore delle utility e dell’idrico in particolare” ci dice Matteo Colle, responsabile delle relazioni esterne e della CSR del Gruppo CAP. “Quotazioni e raccolta sul mercato sono funzionali alla crescita del settore. Ma questa scelta della CME è un passo avanti che è difficile da valutare nelle sue conseguenze”. Quindi ci sono aspetti positivi e negativi? “Sì. Da un lato un future sui diritti di prelievo potrebbe – solo se il contratto arrivasse davvero a scadenza e la leva sottostante venisse scambiata davvero – ridurre e mettere sotto controllo il rischio legato al cambiamento dei prezzi nel medio termine. Dall’altro, essendo un future e quindi scambiato sul mercato, la conseguenza è di trasformare un bene (per altro legato a un monopolio naturale) in un prodotto finanziario di natura speculativa. E questo è oggettivamente pericoloso”.
Netta la posizione di Francesco Esposto, responsabile sostenibilità e innovazione di Acque Bresciane. “Sono molto perplesso, per non dire contrario, rispetto al fatto che il bene comune acqua possa essere oggetto di speculazione finanziaria e che possa essere, quindi, in mano a pochi e non in favore di tutti. Il future è uno strumento finanziario che, anche rispetto ad altri, può essere interessante su certi beni, ma non per un bene primario come l’acqua. Rispetto a quanto ho letto, peraltro, non mi è chiaro che durata possa avere questo future e, se fosse relativamente breve, perderebbe la sua efficacia. Mi pare tutto molto azzardato. L’acqua non deve essere oggetto di finanziarizzazione. Anzi, il settore dovrebbe avere una regolamentazione e un controllo maggiore (ed unico) rispetto a tutti gli altri beni”. (…)
Continua la lettura su Talking Sustainability del 28 settembre 2020