Gli sforzi di Medtronic nel trovare soluzioni innovative per ridurre il proprio carbon footprint e divenire Carbon Neutral entro il 2030 sono molteplici: dalla riduzione dell’utilizzo dell’acqua e dei rifiuti, alla sostenibilità nel design di prodotto. Bellco, azienda di Medtronic che ha sede a Mirandola e si occupa della ricerca, produzione e fornitura di trattamenti di purificazione del sangue per pazienti affetti da patologie renali croniche e acute, da settembre 2020 – proprio in pieno periodo pandemico –, si avvale dell’utilizzo di un impianto che utilizzando il gas metano è in grado di produrre energia elettrica, acqua calda, vapore e acqua fredda (durante il periodo estivo) con grande risparmio energetico e ottimi risultati dal punto di vista ambientale. Si tratta di un modernissimo co-generatore di energia che è stato adattato alle esigenze aziendali tanto da divenire un trigeneratore in grado di assolvere a tre distinti servizi.
Ne parliamo con Bruno Zuccoli, Facilities Manager di Bellco-Medtronic.
Come e quando è nata l’idea di dotarvi di un cogeneratore?
«Il nostro pensiero è sempre stato quello di cercare di risparmiare il più possibile sul consumo di energia, cercando soluzioni alternative già prima del 2012, anno in cui c’è stato il terremoto. Da sempre abbiamo cercato di “strappare” contratti per l’energia a costi molto bassi, ma ci siamo resi conto che potevamo fare di meglio. Possiamo dire quindi che al cogeneratore siamo arrivati quasi in modo naturale…».
Come funziona il vostro cogeneratore, a che cosa serve?
«Per spiegarlo in maniera semplice e diretta si può dire che il cogeneratore è un motore che consuma gas e produce energia elettrica. Questo significa che, pur avendo un aumento consistente del consumo di gas, abbiamo ridotto di molto l’acquisto di energia elettrica, tanto che oggi ce la produciamo quasi tutta noi, diciamo all’80% del fabbisogno. Con un aspetto fondamentale: il gas costa molto meno dell’energia elettrica e inquina meno!».
Il vostro cogeneratore è in realtà un trigeneratore: oltre all’energia elettrica, acqua calda e vapore, pro duce acqua fredda in estate. Ce ne vuole parlare?
«Vero. Il cogeneratore, come abbiamo detto, è un motore che produce energia elettrica, e questa è la nostra prima esigenza, quella che ci permette di mantenere attivi i nostri processi produttivi. Ma al tempo stesso il motore produce calore da cui abbiamo acqua calda fino a 90° e vapore; grazie all’aggiunta di un assorbitore fatta al macchinario originario, ci permette inoltre di produrre “gratuitamente” anche acqua fredda in estate a partire dall’acqua calda, indispensabile per la climatizzazione delle nostre clean room. È importante inoltre sottolineare che la caldaia a servizio del trigeneratore emette fumi ad alta temperatura che, attraverso un meccanismo specifico, riusciamo a utilizzare per produrre il vapore che ci serve per la sterilizzazione dei filtri per dialisi che produciamo».
A quanto corrisponde, a grandi linee, il risparmio di energia dovuto all’utilizzo del trigeneratore?
«È un risparmio enorme. A fronte degli 11 milioni di KWH che acquistavamo prima, ne acquistiamo ora poco meno di 3 milioni. Chiaro che si deve mettere in conto l’utilizzo del gas, ma a conti fatti possiamo pensare a un risparmio sull’anno che si avvicina agli 800mila euro, che diventano 950 se pensiamo al fatto che contemporaneamente possiamo tenere fermi i “vecchi” impianti come le caldaie e il generatore di vapore. Inoltre, in Italia sono previsti incentivi per chi si produce da sé l’energia elettrica, i cosiddetti “certificati bianchi” che oltretutto possono essere venduti alle aziende meno virtuose che possono porre rimedio a questa loro manchevolezza acquistando questi certificati dalle aziende che, invece, virtuose lo sono. Un’ulteriore possibilità di risparmio/guadagno, che porta l’attivo finale a ben più di un milione di euro».
In tutto ciò sembra esserci anche un importante aspetto legato alla minore produzione di CO2. È davvero così?
«È un aspetto non certamente secondario. In base ai calcoli fatti dopo un anno di attività – che hanno tenuto conto dell’energia elettrica prodotta, del gas consumato, del caldo che non abbiamo dovuto produrre con le nostre macchine, ecc. – possiamo dire che abbiamo emesso circa 3.200 tonnellate di CO2 in meno rispetto al passato. E questo senza che vi sia stata alcuna dispersione o perdita di energia: tutta quella che viene prodotta in eccesso abbiamo la possibilità di venderla, anche se abbiamo tarato il nostro trigeneratore in modo tale da ottimizzare tutto il processo e produrre la quantità di energia di cui abbiamo bisogno per poter mantenere il nostro processo produttivo».
di Luca Palestra
(da CSRoggi Magazine, anno 6, n.5, Novembre/Dicembre 2021, pag.36)