La Dichiarazione di Losanna sul Clima
Il movimento Fridays For Future mondiale si è riunito in Svizzera dal 4 al 9 agosto e ha lanciato la «Dichiarazione di Losanna» per chiedere ai politici, ai governi e alle istituzioni di attivarsi subito. Oltre 400 giovani attivisti e attiviste provenienti da 38 Paesi hanno formulato le tre «richieste fondamentali volte a contrastare l’Emergenza Climatica»:
1- Garantite Giustizia Climatica, nel rispetto dell’equità.
2- Contente l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 °C rispetto al livello pre-industriale.
3- Seguite la Scienza più autorevole e unita attualmente disponibile.
Al summit era presente anche il Fridays For Future Milano, che al Corriere ha spiegato quali sono le richieste specifiche rivolte alle istituzioni: Comune di Milano e Regione Lombardia.
Le proteste del Fridays For Future Milano
Investimenti nel trasporto pubblico, stop a nuovo cemento, riforestazione e, più in generale, attuare la transizione ecologica senza farla pagare ai cittadini. Sono le richieste che il «Fridays For Future» Milano fa a Comune e Regione Lombardia.
A spiegare che cosa chiede alle istituzioni il movimento che si ispira a Greta Thunberg e nato in città con le prime proteste davanti a Palazzo Marino a fine dicembre dell’anno scorso è Andrea Torti, 26 anni di Binasco, studente in Management dei servizi in Bicocca. Andrea era presente a tutti gli eventi organizzati finora: il primo sciopero globale per il clima il 15 marzo, l’assemblea nazionale costituente 13 aprile in Statale, il secondo climate strike il 24 maggio, la protesta contro i finanziamenti bancari all’industria petrolifera il 19 luglio in piazza Missori e il sit-in davanti al consolato brasiliano in corso Europa il 23 agosto. Ma non è il leader, perché — precisa — un leader non c’è.
L’Emergenza Climatica e Ambientale
Come siete strutturati?
«Non c’è leader né portavoce, non ci siamo dati una struttura gerarchica e né intendiamo farlo. Siamo un centinaio e tutti attivisti. Da metà febbraio ci ritroviamo ogni settimana per decidere come portare avanti la lotta. Non abbiamo una sede e siamo sempre in contatto con un gruppo WhatsApp. Siamo divisi in gruppi di lavoro e usiamo la piattaforma Discord».
E come prendete le decisioni?
«In assemblea. Abbiamo un moderatore scelto a turnazione. Discutiamo fino ad arrivare a una posizione comune. Cerchiamo di evitare di votare. Finora non è mai stato necessario farlo».
Che cosa vi aspettate dalle istituzioni?
«Con le istituzioni locali abbiamo cominciato a dialogare. Il 17 maggio abbiamo chiesto all’amministrazione comunale di dichiarare l’Emergenza Climatica e Ambientale e il Comune di Milano l’ha fatto il 20 maggio.
E con l’emergenza che cosa si deve fare?
«Il primo punto è la giustizia climatica: i costi della transizione ecologica non devono gravare sulle fasce più deboli della popolazione, ma su chi ha causato maggiormente i danni ambientali».
Il biglietto a 2 euro non va in questa direzione…
«Riteniamo che per eliminare l’impronta di carbonio vada disincentivato l’uso dell’auto e incentivato il trasporto pubblico locale senza far pagare i cittadini: Fff Milano ritiene che si debba tendere verso la gratuità».
Il secondo punto?
«È la democrazia partecipativa, attraverso un tavolo di confronto mensile. Poi assemblee cittadine controlleranno che alle dichiarazioni seguano misure concrete. Il terzo punto è la trasparenza: le istituzioni devono pubblicare rapporti periodici sui progressi fatti».
Quali misure chiedete?
«Politiche per l’edilizia pubblica, con efficientamento energetico e recupero del patrimonio dismesso. Tutti i cittadini devono potersi permettere di vivere in una casa non inquinante. Il diritto alla casa va di pari passo con il diritto al clima».
Stop al consumo di suolo
E la Regione Lombardia?
«A luglio ci siamo riuniti in assemblea regionale in Bicocca e abbiamo deciso di chiedere anche alla Regione di dichiarare l’Emergenza climatica. Presenteremo la richiesta nelle prossime settimane».
Che cosa dovrebbe fare il Pirellone?
«Allargare la tutela dei parchi naturali, favorire la transizione ecologica dell’agricoltura e in generale della gestione del territorio, fermare il consumo di suolo e le grandi infrastrutture autostradali e riforestare: togliere cemento e mettere alberi».
Qual è il prossimo appuntamento?
«Il 27 settembre per il terzo sciopero globale per il clima»
di Fausta Chiesa
(da corriere.it/buone-notizie del 26 agosto 2019)