Un wifi che funziona solo con la luce e robot che puliscono i pannelli fotovoltaici senza l’acqua. Innovazione, efficienza, predittività sono alcune delle caratteristiche del polo Hub&Lab Enel.

Esattamente un anno fa a Catania apriva le sue porte questo centro di innovazione tecnologica con l’augurio di diventare l’Energy valley italiana. È tempo di bilancio, quindi, e già le previsioni sembrano essere superate: startup locali, nazionali e straniere popolano i laboratori catanesi.

Le aziende testano qui le loro creazioni. Il territorio ne beneficia per la capacità di attrarre nuovi talenti, venture capital e per servizi, finanziamenti, infrastrutture di cui può usufruire. Sono 100mila i metri quadrati a disposizione.

L’Europa tifa per le rinnovabili italiane

È un momento fecondo per Enel, considerando anche il via libera dell’Unione europea a 5,4 miliardi di euro per sviluppare il piano rinnovabili Italia e raggiungere, così, gli obiettivi comunitari.

Non è tutto in discesa, però, come testimonia Ernesto Ciorra, responsabile Innovability Enel: “Abbiamo bisogno di tecnologie che abbassino il costo energetico. Oggi si contano ancora troppe famiglie italiane non in grado di pagare le bollette. Tutti, invece, dobbiamo poter accedere a energia e gas. È fondamentale, per questo, innovare. E l’Italia vanta un felice primato: siamo il primo Paese al mondo che nel 2000 ha digitalizzato tutta la rete energetica. Rimane il fatto che dobbiamo guarire di burocrazia e c’è ancora tanta strada da fare”.

Su Catania Enel punta tutto

Enel, intanto però, non sta ferma e continua a investire. A breve è prevista la riapertura della fabbrica che a Catania negli anni ’80 produceva pannelli solari“Invece di dire la parola fine a questo pezzo di storia abbiamo deciso di scommettere”, conferma Ciorra.

La città siciliana fa parte della staffetta tra gli hub di Enel in tutto il mondo, presenti in Silicon Valley, Tel Aviv, Madrid, Mosca, Santiago del Cile e altri. Ma la Sicilia rimane la capofila sul tema energia con la sfida costante del cambiamento climatico.

Oggi avere un massiccio ricorso alle tecnologie, come quelle rinnovabili, determina uno scale up, quindi un abbassamento di costi”, dice Ciorra. E paragona, in particolare, le performance del metano con le rinnovabili. E non manca di porre l’accento sulla differente percentuale di inquinamento. “Questa nuova iniezione finanziaria che arriva dall’Europa con destinazione rinnovabili spero equivalga a un servizio al cittadino. Qui abbiamo tecnologie utili e siamo pronti a condividere le innovazioni, nate nell’hub e accessibili a chiunque”.

Innovare significa includere

Smart city non è solo questione di tecnologie, ma di comportamenti. Ciorra racconta che un ragazzo disabile qualche mese fa ha contattato l’hub catanese per chiedere un aiuto. Aveva creato per sé una carrozzina funzionale alle sue esigenze. Con un unico inconveniente: assorbiva molta energia scaricandosi in tempi brevi. “Per noi smart city vuole dire anche che con una semplice presa abbiamo trasformato la ricarica per macchine anche per le carrozzine. Dove? In panchine installate, munite di generatori di energie eolica e solare, dove ristorarsi e ricaricare. Un sistema perfetto anche per cellulari o biciclette elettriche. Includere le persone nella nostra innovazione significa essere smart e innovability», chiude Ciorra.

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Continua a leggere l’articolo di Laura Aldorisio su Wired.it del 24 giugno 2019

 

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