Il punto del Direttore
Recentemente in Austria è nato un nuovo magazine, ACKER che ha l’obiettivo dichiarato di occuparsi di sostenibilità in tutte le sue forme. Come CSROGGI, Acker Magazine intende raccontare lo sviluppo delle esperienze che fanno riferimento agli ESG intervistando personaggi della vita economica e segnalando i passi più importanti della Transizione energetica.
La prima intervista cui è stato dato peso (è stata posta la fotografia in copertina!) è stata fatta dalla figlia Rosa a papà Toto Wolff, il Team principal della squadra Mercedes di Formula 1. Hanno stupito alcune sue parole.
(Dobbiamo per un istante immedesimarci nel mondo della Formula 1 in cui le auto sono realizzate con principi tecnologicamente avanzatissimi, ma privi sostanzialmente di ogni precauzione per l’inquinamento dei gas di scarico, con benzine ad alto coefficiente di propulsione anche con carburanti biologici. In secondo luogo i circuiti in cui avvengono le corse sono cittadini o separati dalla città: in ogni modo non esistono regole poste dalle Federazioni Internazionali per tutelare la salute degli spettatori e dell’ambiente. Montecarlo e Baku sono circuiti cittadini, mentre il circuito di Monza è posto proprio in mezzo ad un bellissimo Parco.)
Toto Wolff ha tra l’altro detto: “voliamo con grandi aerei cargo in tutto il mondo, trasportiamo molte persone e la partecipazione alle gare influenza la presenza di 1 miliardo di spettatori nel mondo. Sviluppando la tecnologia sostenibile è possibile ridurre le emissioni di CO2. Già oggi i bolidi utilizzano anche biocarburante. Entro il 2026 avremo un motore al 50% a elettro-combustione alimentato dal 100% da carburante sostenibile.”
In effetti l’introduzione dell’Ibrido nei motori ha creato problemi ma sono state proprio le auto di Formula 1 che hanno dato il via alla produzione commerciale di auto ibride.
Toto non ha fatto cenno ad un Campionato Mondiale di Formula 1 con auto totalmente elettriche. Già oggi queste auto da corsa gareggiano in circuiti particolari.
Le abbiamo viste, ma per stile, potenza, capacità, velocità e intraprendenza non hanno ancora dimostrato un appeal per i tifosi paragonabile alle auto di F1.
Il cambiamento è problematico, non è possibile che avvenga rapidamente e a colpi di provvedimenti avventati.
E’ controproducente l’operazione dei coloro che appartengono a Just Stop Oil che deturpano le opere d’arte con lo scopo di sensibilizzare all’ambientalismo: immaginiamo il destino di costoro in un circuito di Formula 1 nel momento in cui imbrattano l’auto n.1 di Verstappen o si accaniscono sulla Ferrari n. 16 di Leclerc davanti al pubblico.
La sostenibilità è una faccenda complessa e richiede connessioni, relazioni e comuni convincimenti per cambiare. In un tempo in cui si è rafforzata la “logica del nemico” attraverso i mezzi di comunicazione, si assiste in ogni settore – in ogni regime democratico, perché nelle dittature il problema non si pone – ad una esaltazione delle idee personalistiche che si accendono e si affermano nell’attacco all’avversario. Sono lontani gli appelli all’unità in ogni settore. Le fonti delle ideologie dominanti stanno spazzando via ogni remora per attribuire quote di benevolenza all’altro che è ritenuto ostile attraverso vecchie e nuove ideologie.
Assistiamo ad una ventata di moralismo appiccicaticcio dagli Stati Uniti, in cui DEVE prevalere il pensiero che non crea divisione. L’artificiosità dell’unità di pensiero è di orwelliana memoria ed in Italia solo la supponenza di Alfonso Signorini può accreditare un pensiero unico, il suo, a cui si deve accondiscendere perché moralmente ineccepibile.
Non si forma in questo modo il pensiero sulla Cultura della Sostenibilità. Ha ragione forse qualcuno quando, nel richiamo al pragmatismo definito dalle differenze, ricorda che rimettere in piedi uno stato, che ha depredato per anni risorse in illegalità edilizie e territoriali, con misure economiche sempre a favore di alcuni, davanti a sindacati e padroni che hanno sempre tutelato i già favoriti a scapito di disoccupati e nuove generazioni e professioni, non è una impresa di un giorno per l’altro.
Il moltiplicarsi di manifestazioni di lotta non è la strada: una qualche relazione, “un’area giochi” va trovata perché soggetti diversi sono fatti per vivere insieme e ciascuno chiede di poter vivere bene.
Nel silenzio generale Toto Wolff fa capire che tutti si è impegnati a cambiare, ci vuole tempo e si deve cambiare insieme. Non è una decisione che può fare Mercedes, ma tutto il mondo della Formula 1, attraverso tempi certi, ragionevoli e rispettosi.
Le cose buone le vogliono tutti!
Bruno Calchera
Direttore CSROGGI