Lupa Solitario
Spiace, ma è così. In Italia non si riesce a fare nessun discorso serio senza che non entrino in campo preconcetti e posizioni dettate dal colore della maglia. È tutto diventato un grande stadio, dove ognuno tifa per la propria squadra e dileggia quella avversaria. Ma se attorno a un campo da gioco un comportamento del genere è giustificato – quando ovviamente non trascende nella violenza e nella sopraffazione dell’avversario – si fatica a pensare che lo stesso valga anche per il mondo reale.
L’impressione è che questo sia un modo di fare che ha preso il sopravvento soprattutto qui da noi, in Italia. Ma chissà se è davvero così, dalla lettura delle pagine dei giornali si direbbe che anche nazioni “democraticamente evolute” come gli Stati Uniti, per fare un esempio, non sono ultimamente esenti da comportamenti di questo genere.
Spiace, ma è così. In Italia non si riesce a fare nessun discorso serio senza che non entrino in campo preconcetti e posizioni dettate dal colore della maglia. È tutto diventato un grande stadio, dove ognuno tifa per la propria squadra e dileggia quella avversaria. Ma se attorno a un campo da gioco un comportamento del genere è giustificato – quando ovviamente non trascende nella violenza e nella sopraffazione dell’avversario – si fatica a pensare che lo stesso valga anche per il mondo reale.
L’impressione è che questo sia un modo di fare che ha preso il sopravvento soprattutto qui da noi, in Italia. Ma chissà se è davvero così, dalla lettura delle pagine dei giornali si direbbe che anche nazioni “democraticamente evolute” come gli Stati Uniti, per fare un esempio, non sono ultimamente esenti da comportamenti di questo genere.
Tutto viene derubricato allo scontro tra fazioni, non esiste più il ragionamento che nasce dal confronto, dallo scambio di opinioni, dal rispetto dell’interlocutore che non la pensa come te.
Le cause di questo cambiamento? Forse la maggiore incidenza della televisione nelle vicende politiche, con la nascita di trasmissioni che, per attirare spettatori, hanno scelto la strada del “mettiamo più persone di idee ed estrazioni differenti tra loro in un agone e lasciamo che si scannino tra loro, qualcosa ne uscirà”. Probabilmente l’avvento dei social, che quando c’è qualcosa che non va sono sempre i primi a essere accusati, forse per il fatto che hanno favorito l’emersione dei cosiddetti “leoni da tastiera” o forse perché possono essere facilmente manipolati facendo credere che la gente la pensi in un certo modo piuttosto che in un altro.
Forse anche la crisi dei giornali della carta stampata, che hanno perso l’autorevolezza e l’affidabilità che dovrebbe essere loro propria. Ma non è solo questo. La crisi, grande, riguarda le persone che sono chiamate a prendere decisioni che coinvolgono e condizionano la nostra vita di tutti i giorni. Non è che negli Anni ’80 o ’90 dello scorso secolo fossero rose e fiori, parlo dell’Italia, ma l’impostazione di base era molto differente da quello che vediamo oggi. I politici, bravi o cattivi che fossero, erano diversi. Forse non tutti, ma una buona parte di loro aveva un senso del bene comune che oggi sembra essersi in gran parte perso.
Il meglio per il proprio orticello
L’impressione è che, in una buona percentuale dei casi, chi ci rappresenta – in questo caso si parla proprio dell’Italia – abbia perso quel senso dello Stato e del rispetto della res publica che dovrebbe essere alla base dell’impegno politico. Non si sceglie il meglio per la gente, per i cittadini, si sceglie il meglio per il proprio orticello, fatto di parentele, amicizie, compagnie di partito, complicità. Le prime preoccupazioni sono quelle di sistemare sé stessi e il proprio entourage, prima di tutto, e imporre e applicare a ogni costo le proprie convinzioni politiche e ideologiche, in secondo luogo. Da questo ne deriva un immobilismo totale su alcuni temi, quelli ritenuti meno funzionali ai propri interessi, e forti accelerazioni su altri, considerati utili all’affermazione della propria causa.
Questo si ripercuote su tutti gli ambiti della nostra vita e non può certo non incidere anche sulle decisioni che riguardano, per entrare nel dettaglio e fare un esempio pratico, la lotta al cambiamento climatico. La discussione che è in atto non è impostata sull’analisi dei dati, sull’osservazione degli eventi naturali sempre più anomali e aggressivi, sulle conseguenze disastrose degli sconvolgimenti che si ripetono in modo sempre più incessante. Non ci si confronta su quello che si potrebbe o dovrebbe fare per porre un freno a una situazione che è già stata prevista da anni e che si sta puntualmente verificando. Nonostante l’evidenza faccia pensare il contrario, c’è chi sostiene che l’uomo non possa incidere fino a questo punto sui cambiamenti climatici che sono in atto e che tutte le prese di posizione volte a promuovere la riduzione dell’impatto umano sulla natura siano inutili o, anche peggio, dovute a un fantomatico piano di destabilizzazione pensato a livello mondiale.
Le auto elettriche? È solo un tramite per consegnarci al potere produttivo cinese. Le energie alternative? Impattano sull’ambiente in modo esagerato (le pale eoliche) e anche in questo caso ci consegnerebbero al mercato di chi è molto più avanti di noi nella produzione di tecnologie dedicate (es.: i pannelli solari). I centri delle città chiusi ai mezzi più inquinanti? Sono misure volte a colpire chi non si può permettere auto più moderne e rispettose dell’ambiente. L’utilizzo di mezzi alternativi come biciclette e monopattini in città? Sono scelte da colpire e condannare, che
creano confusione e “anarchia” e soprattutto infastidiscono gli automobilisti. L’esigenza di diminuire la produzione di CO2 a ogni livello (industriale, pubblico, privato…)? Tutte fandonie, messe in circolo da forze avverse, che hanno l’obiettivo di abbattere la nostra civiltà per sostituirla con un’altra più compiacente ai manipolatori internazionali occulti. Sono solo alcuni esempi, e basta leggere certi giornali o seguire alcune trasmissioni televisive per sentirne molti più di questi.
I pericoli del “muso contro muso”
Certo, spiace sia così, perché in un momento in cui forse sarebbe utile, su certi temi, trovare un punto di incontro che serva a tutti, il “muso contro muso” è destinato a portarci verso una situazione che, quando si manifesterà in tutta la sua portata, sarà tale da rendere ormai vano qualsiasi intervento.
La natura fa il suo corso, e questo ce lo dice la storia del nostro pianeta, che viveva e mutava ben prima che l’uomo facesse la sua apparizione. Ma è un dato di fatto che nessun “effetto esterno” come la presenza umana abbia influito con tale portata sull’aspetto attuale della terra e, questo, qualcosa dovrà pur comportare.
Difficile sostenere che, sì, noi italiani, dalla nostra piccola lingua di terra, possiamo influire – negativamente o positivamente – sul corso di sconvolgimenti di portata, è proprio il caso di dirlo, “planetaria”. Ma è altrettanto vero che finché si continuerà a pensarla così, niente sarà fatto – o sarà fatto solo il minimo indispensabile per salvaguardare il solito proprio orticello – per tentare di frenare una situazione che sta diventando sempre più pericolosa, come dovrebbero ormai avere chiarito i tragici accadimenti di questi ultimi mesi.
Lupa solitario