Ci siamo!
La parola è entrata nel linguaggio comune, di più: chi fa cambiamenti in prodotti e servizi non può evitare di usarla. Le innovazioni hanno trovato un aggettivo che qualifica ogni vera e nuova rivoluzione. I giornali vi dedicano spazio ogni giorno. Gli stessi spot TV non possono fare a meno di utilizzare la parola in ogni pay off.
Sostenibile! Sostenibilità! Ecco il nuovo aggettivo e il nuovo sostantivo.
Solo tre anni fa era una accezione sconosciuta, una parola usata nei convegni ma che doveva essere declinata nel significato. Ora la si comprende. Pare di conoscerla bene. La si vede in azione. Se ne ha una idea, e se l’idea uno non ce l’ha, la parola è bella! Positiva! Sembra qualche cosa, soprattutto nell’aggettivo, che rende più bello un sostantivo apparentemente generico.
Al TG5 delle 13 del giorno 16 novembre abbiamo visto un’ AUTO SOSTENIBILE. Ben descritta: i materiali, la carrozzeria, il motore – elettrico per forza – e le sue prestazioni, la sicurezza, i riflessi nella guida, e soprattutto gli accessori: tutto sostenibile.
Il prezzo forse meno.
Sul Corriere della sera del 15 Novembre, pagine 40 e 41 abbiamo letto di Economia Circolare e della differenza dalla vita economica aziendale di una volta.
Non dimentichiamo Winni’s detersivi: sostenibili in ogni loro peculiarità, gli spot con Gerry Scotti.
E si potrebbe andare avanti così con molti esempi.
Questo uso della parola Sostenibile è un segno della evoluzione positiva dell’economia in assoluto, della vita delle aziende, della ricerca, di ogni cambiamento.
Si può ben ipotizzare che le dizioni C.S.R. ovvero Corporate Social Responsibility e Responsabilità Sociale di Impresa abbiano trovato un elemento di sintesi, comprensibile, che esce dalle aule universitarie, dalle sigle di associazioni, dai contenuti di tanti articoli, dai libri di testo, ecc.
Sostenibilità e Sostenibile sono chiari: sinteticamente sostituiscono tante definizioni che hanno impegnato economisti, politici per indicare una relazione virtuosa tra chi produce e chi compra, tra chi distribuisce ed i suoi stakeholder, tra impresa e cliente.
L’economia occidentale rispetta l’ambiente -dice che vuole rispettare l’ambiente- cerca nuove forme di energia rinnovabile, tende a rifondare il welfare attraverso aziende che si sostituiscono ad una stato incapace di erogare servizi per costi crescenti, è sensibile all’impatto delle attività sulle persone, al come agisce la Pubblica Amministrazione su territorio (quante puntate di Striscia la Notizia documentano il degrado lasciato dalla P.A.!).
Come non immaginare che tutto ciò è positivo?
Pensando però a quello che accade in Africa, alle contraddizioni nelle megalopoli asiatiche, alla Cina e al sui miliardi di abitanti, mi chiedo: che effetto fa a loro la parola sostenibilità?
Cosa resta di sostenibile per le persone che vi abitano? Come la sostenibilità tocca il fenomeno della immigrazione?
L’America Latina ne avrà benefici?
Non è per moralismo e nemmeno per facile polemica e nemmeno per contestare la bontà della sostenibilità che pongo certi quesiti.
Abbiamo esportato rifiuti in Africa per anni, forse abbiamo intenzione di avviare processi di economia circolare in qualche paese africano?
Le politiche in certi paesi hanno inquinato l’ambiente in modo terribile, vediamo proprio lì i segnali che indicano una inversione di tendenza?
Pensiamo che anche in questi paesi la Sostenibilità possa avere un sostegno, una vera cittadinanza?
Nonostante Trump, la sensibilità verso l’ambiente cresce, è cresciuta molto, e pare che le politiche aziendali non possano prescindere da una sana reputazione in chiave di impatto ambientale.
Abbiamo l’esigenza però di un nuovo tipo di relazioni umane con le popolazioni più povere. Il prezzo di una trasformazione dell’economia occidentale verso l’erogazione di prodotti più sostenibili e di servizi alla persona orientati al welfare non produce immediatamente Sostenibilità né in Africa, né in Asia né in America Latina.
Quando noi avremo l’auto elettrica accessoriata, con un cervello elettronico pensante per evitare incidenti sulle strisce o avremo trasformato i rifiuti aziendali in risorse da riutilizzare, dovremo pensare a quali auto viaggeranno in quei continenti, in cui la parola Sostenibile non è ancora entrata nel vocabolario.
Non accadrà che venderemo in quei paesi gli scarti dei nostri magazzini di prodotti Non Sostenibili?
La Sostenibilità potrebbe diventare una bussola nelle relazioni internazionali, una bussola che guida i cambiamenti, che restituisce credibilità alle relazioni umane, un modo di ricostruire l’economia di quei paesi, una cura per l’ambiente.
Peccato aver pensato che la corsa al denaro e al successo era la via per guadagnarsi un posto al sole, sfruttando ciò che ci era indispensabile.
Peccato che molti di questi prodotti da smaltire sono nei nostri magazzini, pronti per essere mandati in quei paesi.
L’economia circolare non la si fa a spese di nessuno.
Bruno Calchera
Direttore Responsabile di CSRoggi