L’estate è finita.

Ed è finito il tempo dei proclami, del bla… bla… che ha contraddistinto tanta politica italiana.

Persone ed imprese si trovano davanti ad un percorso ricco di incognite. Inutile descriverle, le sappiamo tutti.

Il tema della sostenibilità come percorso virtuoso da perseguire non è nelle corde di moltissimi: non lo vediamo in tema di grandi riforme – si parla di deficit da incrementare, si vedono alcune grandi aziende sull’orlo del fallimento, si vede che la gente sta guardando ai fondamentali: avere di che vivere. E si vede un territorio ormai al collasso: tragedie nuove ed annunciate; problemi sociali crescenti, pessimismo. Ma non è possibile che ci si possa accontentare di una accusa facilissima sui danni che giungono dal passato. Sarebbe solo ottuso (e di ottusi ce ne sono tanti!). I guai diventano disastri col passare del tempo.

Basti pensare all’ambiente: si dovrebbero accusare tutti per il degrado dei nostri fiumi, dei mari, delle costruzioni abitative, delle strade, della immondizia sparsa un po’ dovunque, nella negligenza delle persone e delle autorità. Dell’atteggiamento superficiale che alberga “ il chissenefrega se lo faccio io!”

Eppure oggi per l’ambiente la cura non è colpevolizzare un popolo, tutto il popolo, tutte le persone che hanno creato questi danni. Non ce la caviamo così facilmente.

Occorre un sussulto di libertà, di autocoscienza, di desiderio di ricominciare, dell’impegno a rimediare nella nostra vita vicina e nello sguardo verso tutto. C’è da fare. Molto dipende da altri. Molto dipende da noi.

Da dove ricominciare allora?

Dalle cose fondamentali, dalla base della vita sociale, dal vedere che ricostruzione passa per un atteggiamento positivo davanti alla vita, anche davanti ai guai che vediamo davanti, senza invocare l’angelo vendicatore o il nuovo condottiero giusto ed imparziale. Il dittatore giusto non c’è. E non si sarà mai un governo per definizione “giusto!” da cui far dipendere il nostro bene.

L’agenda ONU 2030 ha dato 17 obiettivi. Uno sguardo al mondo e alla possibilità di ricreare quanto si è perduto in ogni settore. E il tema della sostenibilità è centrale.

Se la sostenibilità è al centro della attenzione individuale e sociale, delle imprese e del sindacato, del governo e del Parlamento allora non si straparla di fantasie irrealizzabili ma si è concreti davanti al principio di POSSIBILITA’.

Il tempo determina i passi. La ragione guarda alla possibilità di passi da fare e non fare. Lo sguardo determina le urgenze. Ed i rimedi richiedono tempo. E’ il tempo della ripresa del cammino!

Ad esempio occorre serietà nel parlare di Europa, come occorre umanità per decidere un comportamento diverso in azienda, come occorre intelligenza nello stabilire un percorso da fare.

Mi vengono in mente certi momenti vissuti a scuola, da piccoli.

Spesso in classe c’era divisione: chi detestava quell’insegnante perché preferiva – dicevamo – quei due tizi a scapito di tutti; o si faceva gruppo per osteggiare quell’insegnante insensibile e troppo duro, infine si cercava di copiare per fregare il professore. Ognuno per se stesso, o un gruppetto come una piccola banda, pronta a tutto, per i propri interessi. Così in un clima surreale chi ci perdeva non era la scuola, ma noi, i nostri genitori e in fondo il nostro futuro.

Eppure c’erano insegnanti capaci di coalizzarci per un bene più grande, per appassionarci, per farci guardare ad ogni cosa in chiave positiva. Erano fermi ma ci facevano fare passi possibili, personali, guardandoci in viso. Ed erano loro che riuscivano a farci accettare anche le storture della scuola e il carattere dei professori che non ci piacevano e i guai sociali.

Ciò significa che solo un positivo cambia il modo di costruire.

E il positivo lo danno tutti. Noi stessi desiderando guardare la realtà nel suo complesso con atteggiamento realistico. Ci vuole molta attenzione per vedere coloro che indicano strade buone da seguire. Questi non parlano per il gusto di darci ragione o per offrire una facile spiegazione. Non sono arroganti, pieni di acrimonia, o di rabbia. Sono le persone normali: che hanno realismo, che sanno misurare l’umano per il valore immenso che ha, che chiedono pazienza e non promettono miracoli, sono imprenditori che hanno colto il valore della collaborazione, sono pubblici impiegati che hanno a cuore il bene di tutti, sono quelli preferiscono il bello alla desolazione dell’immondizia ovunque, o che cercano di rimediare con tutta la loro capacità alla palese rabbia collettiva!

CSRoggi è solo uno strumento di comunicazione.

Noi spesso indichiamo quelli che offrono esempi buoni.

Società, persone, attività che sono davanti ai nostri occhi per farci fare un passo suggerendoci che quel passo è possibile.

Non diamo suggerimenti politici preconfezionati, anzi ci poniamo insieme a coloro che iniziano un cammino e guardano chiaro il presente ed il futuro per realizzare concrete misure di miglioramento del vivere civile e sociale. L’economia è solo una dimensione particolare del vivere, ma non lo assorbe.

Prima ci sono valori e principi, ma la Sostenibilità metodologicamente rappresenta il frutto di una concezione della propria attività sia sociale che economica.

Per questo speriamo in un cambiamento.

Non mi riferisco al Contratto di Governo che resta un libro di idee.

Il cambiamento può avvenire subito in piccole cose che diventano grandi, dentro l’habitat personale o aziendale o politico.

Piccoli passi che diventano grandi e fatti per restare come testimonianza del vivere civile migliore.

 

Bruno Calchera
Direttore di CSRoggi

 

 

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