Il punto del Direttore
“In un mondo caratterizzato da conflitti, crisi energetiche, aumento dell’inflazione e minacce di recessione, lo studio di quest’anno afferma come i CEO non credano che il mondo sia sufficientemente resiliente alle crisi come ci si aspettava. Il sistema aziende continua infatti a subire l’impatto di molteplici shock” afferma Sanda Ojiambo, Vice Segretario Generale, CEO e Direttore Esecutivo del Global Compact delle Nazioni Unite.
Ha aggiunto Lise Kingo Direttore Esecutivo del Global Compact delle Nazioni Unite:
“La Comunità imprenditoriale non si sta muovendo alla velocità e nella misura sufficiente per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Questi obiettivi non si tramuteranno in realtà senza una maggiore intraprendenza e una più profonda integrazione da parte delle aziende e a livello mondiale. La nostra speranza è che SDG Ambition stabilisca per l’intera comunità imprenditoriale nuovi standard più audaci e strategici per la realizzazione del mondo che desideriamo”
Vediamo alcuni elementi della Ricerca che ha interpellato 2600 CEO di Imprese (Corsera del 14 gennaio 2023, pag. 33) e che è stata presentata recentemente e che riflette più che una incertezza un complesso di freni e di impatti che impediscono il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
SDG AMBITION dell’ONU per mobilitare e RIDIMENSIONARE L’IMPATTO dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030.
Quasi 9 Ceo su 10 ritengono che i progressi verso gli obiettivi globali di sviluppo sostenibile (SDGs) siano a rischio a causa delle sfide geopolitiche ed economiche emergenti.
Non hanno dubbi sulla sostenibilità, come metodologia complessa di innovazione tecnologica e sociale. E’ il contesto della realtà mondiale che è cambiato. Siamo più poveri.
Più precisamente il degrado ambientale e climatico si è rivelato sempre più incerto e mutevole, e in rapida evoluzione più del previsto. La guerra ha complicato le relazioni tra stati.
L’impegno degli Amministratori Delegati resta però immutato nel riaffermare il proprio impegno per favorire le performance sostenibili.
Ben il 98% concorda sul fatto che il proprio ruolo è teso a rendere l’azienda più sostenibile.
E il 72% riconosce la propria responsabilità sulle attività di sostenibilità aziendale.
Rispetto al 2013 si nota un incremento del 15% (dal 83% al 98%).
Una domanda della ricerca è molto interessante: quali cambiamenti state approntando alle vostre attività in risposta alle sfide attuali? (ne citiamo alcune soltanto):
- Nuovi prodotti e servizi per la sostenibilità 63%
- Nuove iniziative di partnerships strategiche 66%
- Rivalutazione degli obiettivi aziendali 41%
- Incremento delle diversità nella forza lavoro 56%
- Investendo in fonti di energia rinnovabili 49%
- Evoluzione verso modelli di business circolari 49%
L’obiettivo, quello di contenere entro l’1,5° C il riscaldamento globale, sembra più una aspirazione fantascientifica che una possibilità reale.
I CEO chiedono una maggiore concentrazione verso le nuove tecnologie e identificano come iniziative chiave, per la resilienza, rispetto al degrado climatico, un impegno dei governi più costante e preciso.
Che il cammino degli SDGs fosse in pericolo lo si è capito subito dalla violenza dei cambiamenti climatici. Ovunque abbiamo visto i disastri prodotti dal clima impazzito e il territorio in disfacimento. Le ricerche condotte al Polo Nord diffuse in questi giorni dalla televisione hanno mostrato una situazione senza rimedio. Il nostro paese assiste a frane, alluvioni, siccità ormai in silenzio. Senza risorse per la ricostruzione.
L’albedo si va riducendo ed il nero della terra si sostituisce ai ghiacciai.
Il servizio sul Mar Morto in Israele di Giancarlo Gioielli, ad esempio, ha mostrato una metamorfosi del territorio: riduzione dell’area marina crescente del 25% ogni anno. Tra qualche anno il Mar Morto non ci sarà più.
Infine va citata per indicare processi cervellotici di gestione pubblica la Direttiva dell’UE per la ristrutturazione delle case per portarle alla classe E attraverso modifiche strutturali importanti entro il 2030. Per arrivare alla classe A entro il 2060.
Ci si chiede: ma è corretto dare imposizioni ai cittadini con regolamenti duri e costosi per l’efficientamento energetico? E’ necessaria una legislazione dura per favorire la mobilità sostenibile con obblighi di spesa per i cittadini, impossibili, per il cambio del parco auto?
Vi sono classi politiche che entrano nelle tasche delle persone senza guardare in faccia a nessuno terrorizzando portafogli vuoti. La maggioranza della popolazione è in grave difficoltà e non regge una folle transizione ecologica basata su principi che pescano la loro ragione in ideologie di natura statalista. I piani dell’Agenda 2030 vanno rivisti, ricostruiti, con misure adeguate.
Se i CEO aziendali affermano che non riescono a gestire imprese verso gli obiettivi dell’Agenda, vi sono politici e ambientalisti che giustificano tutto per un processo ideologico irrealizzabile. Ad esempio il Sindaco di Milano Sala non solo aumenta il prezzo dei mezzi pubblici, ma fa terrorismo per le auto; mentre il suo collega Decaro, sindaco di Bari, dello stesso partito, ha reso gratuita la mobilità sui mezzi del Comune e libertà di circolazione alle auto.
Se 18 centesimi di aumento del carburante bloccano un paese significa che siamo poveri. Quale altra prova c’è per arrenderci alla realtà: la Sostenibilità procede per passi, ma essi devono essere fattibili, alle condizioni esistenti. E’ la fine della ideologia del progresso immaginato a tavolino.
Bruno Calchera
Direttore CSROGGI