Lupo solitario

 

 

 

I convegni su sostenibilità e CSR si susseguono ormai senza sosta. Ogni giorno ce n’è uno, con la sua lunga serie di relatori, esperti, ospiti illustri.

In tanti parlano di questa nuova visione della vita. Ancor di più sono quelli che amano ascoltare i racconti di chi spiega come e perché ha deciso di diventare sostenibile, Finalmente! viene da aggiungere.

Ma è tutto oro quello che luccica? A sentire chi espone la propria relazione davanti alle platee di tutta Italia la sostenibilità e la responsabilità sociale starebbero vivendo un momento di grande espansione e felicità.

Tutti ne parlano bene, tutti sono contenti, tutti raccontano di come abbiano adottato questi principi e descrivono con dovizia di particolari che cosa stanno facendo per applicarli nella vita concreta.

Si esce da questi incontri con una parte del cervello estremamente soddisfatta. Soprattutto chi questi concetti li conosce bene e li mastica quotidianamente, non può che gioire per quanto viene raccontato.

Ma passato il momento di euforia, ecco che prende il sopravvento una strana sensazione di sconforto, che cresce piano piano, tanto silenziosa quanto determinata e, per certi versi, spietata. A occupare la seconda parte del cervello è una domanda cui è difficile dare una risposta: «Ma se è tutto così bello, così perfetto, così incoraggiante, perché ogni giorno leggiamo sui media notizie che sembrano andare nella direzione opposta?».

Tutti sembrano occuparsi del territorio. Nessuno inquina più, nessuno produce più scorie o rifiuti dannosi per l’ambiente. Ma intanto nell’Oceano Pacifico, si è formata un’isola di materiale plastico di scarto grande cinque volte l’Italia.

Le condizioni di lavoro di operai, impiegati e dipendenti in generale migliorano sempre più, ma intanto la crisi continua a tagliare posti di lavoro e le morti bianche non sembrano diminuire.

Le grandi aziende pensano al contesto ambientale e civile in cui sono inserite, contribuiscono a migliorare la vita di chi abita nelle loro vicinanze, ma intanto in molti posti del mondo, e anche d’Italia, si continua a morire per colpa, anche, di un’aria subdolamente irrespirabile.

Gli esempi da fare potrebbero essere a centinaia. Da una parte si descrive un mondo dorato, dall’altra la realtà è ben differente.

Nessuno pretende che le persone parlino male, spontaneamente, della realtà in cui vivono o operano. Si pretende, però, che non si nascondano dolosamente, capita anche questo, situazioni fortemente negative dietro a piccole buone azioni create ad arte, per attirare consensi e sviare l’attenzione.

C’è bisogno di maturità. Il mondo della sostenibilità – che comprende tutti i soggetti che a vario titolo ne vengono a contatto – deve riuscire a crescere e diventare maturo.

Non deve accontentarsi di storielle attira-consensi, ma deve dotarsi di buoni anticorpi che aiutino a difendersi dai comportamenti falsi e fuorvianti e forniscano i giusti codici per riconoscere quelli davvero virtuosi.

Se questo accadrà ne avranno, anzi ne avremo, tutti da guadagnare: i cittadini/consumatori in generale ma anche tutte le realtà produttive – private e pubbliche – che della sostenibilità hanno fatto davvero una “scelta di vita”.

Non sono poche e rischiano oggi di non essere valorizzate per quello che possono e sanno dare.

 

Share This