Il punto del Direttore

 

 

 

A volte si pensa che i pastori della Chiesa Cattolica siano “indietro” rispetto al progresso. Che non siano alla altezza del tempo che stanno vivendo. I pastori, preti, Vescovi, persino il Papa stesso possano ripetere sempre le stesse cose che non hanno nesso con l’attualità.
Una delle accuse più frequenti è quella della astrattezza o del moralismo nel richiamo pubblico dei pontefici.
Raramente si arriva a pensare alla figura del Papa che precede di parecchio tempo alcuni fenomeni dilaganti ad esempio: il degrado ambientale, la catastrofe climatica oggetto di COP26, lo smaltimento dei rifiuti e tutto ciò che ha a che fare con lo sviluppo sostenibile.
Ratzinger su questi temi è un precursore e per scoprirlo basta leggere la sua vita ed i suoi interventi.
Ho desiderato riprendere alcuni importanti prese di posizione del Papa su questi temi. (da BENEDETTO XVI – Una Vita – di Peter Seewald – edizioni Garzanti 2020)

“Nel 2006 all’inizio del suo mandato aveva la preoccupazione che il mondo instaurasse una giusta relazione tra protezione dell’uomo e protezione dell’ambiente. Chiedeva “di mostrare rispetto per la natura, di coltivarla come il giardino di Dio e di renderla un giardino per le persone”. Nel 2007, durante un incontro con il clero della diocesi di Treviso parlò di “obbedienza alla voce della terra (…) perché l’essere stesso, la nostra terra, parla con noi e dobbiamo ascoltare, se vogliamo sopravvivere e decifrare questo messaggio della terra”. In Australia, nel Luglio del 2008 affermò che “dietro alla erosione, alla deforestazione, lo sperpero delle risorse minerali e marine si nascondeva un insaziabile consumismo. L’ 8 Gennaio 2009 il Corpo Diplomatico fu destinatario del triste ammonimento per cui “oggi più di ieri, il nostro futuro è in gioco così come il destino stesso del nostro pianeta e dei suoi abitanti. Crisi alimentari, riscaldamento globale, colpiscono principalmente i poveri”. Nel novembre 2009 esortò i governi a intensificare la lotta contro la fame: “Occorre un cambiamento di stili di vita personali e comunitari, nei consumi e negli effettivi bisogni” Nel dicembre del 2009 ai nuovi ambasciatori presso la santa Sede disse che i danni all’ambiente minacciavano la sopravvivenza umana. Il motto alla giornata della Gioventù nel 2010 era “se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato” Disse:” come rimanere indifferenti di fronte alle problematiche che derivano dai cambiamenti climatici, la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole, l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della biodiversità, l’aumento di eventi naturali estremi e tropicali?”

Nel secondo capitolo dell’Enciclica “Caritas in veritate”- entrava nel dettaglio richiedendo che “elementi vitali come cibo, e acqua fossero accessibili a tutti”. Scriveva “Il libro della natura è uno e indivisibile!”
L’ecologia dell’uomo per Benedetto XVI si basa sulla fede nel creato e sul riconoscimento della dignità umana.

 Benedetto XVI fa riferimento ad una precisa responsabilità dell’impresa, affermando che “anche se le impostazioni etiche che guidano oggi il dibattito sulla responsabilità sociale dell’impresa non sono tutte accettabili secondo la prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, è un fatto che si va sempre più diffondendo il convincimento in base al quale la gestione dell’impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’ impresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento”. (8 Luglio 2009, in occasione del G8). ( Pagg. 1088-1090).

 Già nel 2003 Giovanni Paolo II aveva dichiarato:
«Lo sviluppo del quale parliamo, – quello sostenibile, – egli diceva – considerato come componente dello sviluppo umano integrale e che si appoggia sui tre pilastri, economico, sociale e ambientale – deve riguardare tutti, per il presente e per il futuro. In questa universalità c’è una duplice radice: etica ed economico-funzionale».

Benedetto XVI ha seguito l’opera di Giovanni Paolo II, legando la sua vita al richiamo all’uomo, creatura di Dio, all’opera di conoscenza del rapporto con Padre e con il figlio Cristo Gesù. Alla relazione con il creatore. E ricordando il miracolo della creazione di ogni cosa, di ogni vivente, alla simpatia nel cooperare all’incremento della bellezza e della vita buona per tutti.

Anche Papa Francesco ha continuato su questa strada.

In questa esposizione ho provato a cancellare una certa immagine diffusa di un Papa intellettuale senza i piedi per terra. Uno studioso piegato sui libri che non sa osservare la realtà; un Papa distratto e insensibile ai grandi problemi dell’umanità e soprattutto ai grandi temi sollevati, anche recentemente, sui peccati che hanno turbato la vita della Chiesa.

Nulla di più falso.

E’ la vita stessa, la sua operosità che danno testimonianza del contrario. Occorre solo avere la pazienza di approfondire la realtà e verificare quanto Benedetto XVI e gli altri Papi hanno sollevato temi, hanno dovuto intervenire su migliaia problemi, senza scordarne alcuno. Pochi tra coloro che danno notizie hanno fatto grandi verifiche, e si sono accontentati delle opinioni altrui.

Si vede. da questa piccola documentazione, lo sguardo di Ratzinger alla vita dell’uomo, del creato, ed anche ai mali che lo affliggono. Già 13 anni fa sottolineava i guai del cambiamento climatico e dell’uso non sempre adeguato delle risorse del creato per il bene comune.

Ratzinger vive tra noi. Ne siamo lieti. Non possiamo non ringraziarlo.

Bruno Calchera
Direttore Responsabile

(foto: vatican.va)

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