Il punto del Direttore

 

 

 

“QUELLO CHE LA TERRA SA”
Ovvero
Un incontro inaspettato con Robert Laughlin

Per chi non lo conoscesse, Robert Laughlin è professore alla Stanford University ed è stato premiato con il Nobel per la fisica. Ha insegnato a MIT e a Berkeley. E’ vivente. Ha scritto “A Different Univers: Reinventing Phisics from the Bottom Down” nel 2008.

Le sue osservazioni sul cambiamento climatico sono certamente originali e traggono forza dallo studio e dalle sue ricerche. Sul cataclisma provocato al nostro pianeta dall’eccesso di CO2, dal riscaldamento delle Terra, dallo scioglimento dei ghiacciai e dalla crescita esponenziale della temperatura sentiamo ogni giorno le opinioni più disparate. Hanno in comune da una parte la colpa attribuita all’uomo e dall’altra l’impossibilità di ricreare, di ritornare indietro per con azioni virtuose finalizzate a salvare il pianeta.
I mari si alzano e copriranno le città, tempeste e tornado sconvolgeranno i territori, i venti spazzeranno via costruzioni e coltivazioni, le piogge sommergeranno la terra.

Robert Laughlin afferma “che il vero problema – che abbiamo davanti – è la pressione della popolazione umana, in generale, sovrasfruttamento e distruzione dell’habitat, abuso di pesticidi, invasioni di specie… Ma è impossibile creare una loro drastica riduzione, è impossibile che accada.

Molte prove dimostrano che “gli esseri umani stanno causando quello che i biologi chiamano la sesta estinzione di massa. Una allusione ai cinque eventi precedenti, che si trovano nella storia fossile, dove un gran numero di specie si estinsero misteriosamente in un lampo di tempo geologico. Ad esempio l’esplosione di una meteorite di 10 km. di diametro, che viaggiando a 15 km al secondo, abbia colpito la terra e sia esploso come una bomba all’idrogeno, con la potenza di 100 milioni di megatoni. La terra non ha sostituito i dinosauri ma la vita ha continuato ad esistere.

Dopo aver descritto le glaciazioni, “si pensi al Mar Mediterraneo che venne prosciugato sei milioni di anni fa ed anche ai trecento milioni di anni fa in cui l’Europa settentrionale venne trasformata in un deserto bruciato e nell’Antartide si formò il carbone.” Ed abbiamo una idea di come la Terra si è evoluta.

Anche allora le persone non furono coinvolte nella distruzione.
La frase più sconcertante del Professor Laughlin è che è la Terra che ha compiuto ogni devastazione. E’ la Terra che decide di sciogliere la Groenlandia. E conclude: “la storia geologica ci suggerisce che il clima non dovrebbe preoccuparci troppo quando pensiamo al futuro dell’energia, non perché sia poco importante, ma perché è oltre il nostro potere di controllo.  Lungi dall’essere responsabili di danneggiare il clima della Terra, la civiltà non potrebbe essere in grado di prevenire nessuno di questi terribili cambiamenti una volta che la Terra abbia deciso di compierli. E’ stata la Terra a congelare il Canada di nuovo. Che fare? Vendere casa e andare in un altro luogo.”

Se queste frasi fossero giunte da un politico di turno in comizio, in vena di stupire, e nemmeno i famosi esperti della Tv si sarebbero sognati di attribuirsi cose del genere. Non ci saremmo scomodati a riderci sopra.
Non è che Mr. Robert Laughlin abbia la sfera di cristallo o che abbia giocato sulla nostra ignoranza. Ritengo che questo suo catastrofismo risulti fastidioso: sembra infatti che non ci sia nulla da fare per migliorare la vita proprio nei fenomeni più crudi, quelli che determinano il cambiamento climatico o il destino dell’umanità.
Serietà impone che le ricerche di un Premio Nobel abbiano un alcunché di serietà.

La sostenibilità, così come cresce in azioni ed impegni nel mondo e nel nostro paese, impone una riflessione positiva: si opera per fare meglio, si cambia anche l’agire perché la vita sia più bella. La ragione sa decidere e operare innovazione.
Quello che genera la riflessione sulle parole di Laughlin è un atteggiamento meno iroso e “so tutto io” che sentiamo nei dibattiti in TV.
C’è anche da ripensare all’utilità di tante azioni giovanili o meno di devastazione di monumenti per creare mentalità!

Di cosa stiamo trattando? Che obiettivo stiamo cercando? Cosa vogliamo risolvere?
Perché la soluzione per evitare la sesta distruzione del pianeta “forse” non l’abbiamo in mano noi.
Per un gruppo sempre più sparuto “il creato è opera di Dio! E se fosse Dio stesso a prevedere la fine di questo mondo? Non troviamo forse parole sul tema anche nella Bibbia? E se fosse vero?”

Un gruppo sempre più numeroso teorizza che “è l’uomo il protagonista della sua esistenza, la scienza, la tecnologia sempre più raffinata ed avanzata offre soluzioni mai trovate nel passato. La libertà umana deve sottostare alle indicazioni di chi ha la conoscenza: un gruppo di gente illuminata che conosce il bene umano e le cose giuste da fare”.

C’è infine una terza schiera di persone che vive lo sconcerto dettato da tante idee che si contrappongono “dalle incertezze sul cibo che non si sa da dove proviene (dalla terra o dalle macchine), e se ciò che proviene dalla elaborazione della tecnologia sia una soluzione e non un ulteriore problema da risolvere.” E’ poi la moda che spesso sommerge la ragione insegnando comportamenti sempre più strani.

Un dato si impone dopo la lettura del Prof. Robert Laughlin: c’è una immensità nel creato che non conosciamo se non in minima parte, la Terra non la conosciamo: al suo interno ribolle – ma noi avvertiamo i suoi gorgoglii a decine forse centinaia di chilometri. Ma più in là che ci sarà?

Glaciazione, movimento dei continenti, cambiamenti strutturali, morte dei ghiacciai, cambiamenti nei mari.
Sappiamo che l’aria pulita non deve essere inquinata, che il territorio va tutelato e curato. Che i prodotti della terra debbono essere genuini.  Che molto CO2 non fa tanto bene alla atmosfera e all’uomo.
Non sappiamo però quando un vulcano esploderà, in quale forma e con quale intensità.
Guardiamo, studiamo, usiamo strumenti. Dentro una grande incertezza!

Ci pervade il senso del mistero che vive dentro e attorno a noi.

Bruno Calchera
Direttore CSROGGI

 

 

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