Il punto del Direttore
Nel recente libro di Fulvio Rossi valuto interessante questa osservazione.
In un clima elettorale, dentro la grande incertezza sul futuro della economia e della vita sociale, Fulvio Rossi fa notare: “ La tendenziale crescita del consumo sostenibile è visibile, a titolo di esempio, nella crescita degli acquisti dei prodotti etichettati come – Commercio Equo e Solidale – e nei dati relativi alla spesa per prodotti agroalimentari biologici rispetto agli acquisti agroalimentari totali nella grande distribuzione (nel 2005 la cifra era 1,5%, il 2015-2017 è salita al 20% circa per scendere nel periodo COVID a 5,7 nel 2020) – da (“la Sfida inevitabile – La sostenibilità e il futuro dell’impresa “ Ed. Il Mulino, pag. 1099)
La misurazione del consumo è un indicatore anche culturale oltre che sociale.
Non si riuscirà mai valutare la capacità di penetrazione della Sostenibilità se non accedendo alla misurazione degli acquisti di prodotti etichettati nell’agroalimentare.
Non so se questa valutazione vale oggi in questo clima di recessione economica, ma è sintomatico che pur in periodo COVID, la sensibilità verso i prodotti naturali e biologica era crescente.
Oggi si pone la domanda sulla resistenza di questa rinnovata cultura dell’acquisto.
Innanzi tutto per il Prezzo
E’ noto che l’agroalimentare sostenibile è più caro.
L’impennata dei prezzi oggi come inciderà sui consumi? A parità di risorse è evidente che siamo in un momento di tale incertezza che non si riesce a capire quali realtà produttive resisteranno alla crescita dei prezzi.
La misurazione dell’impatto risulta ingannevole se non si tiene conto delle variabili legate ad energia e costi delle materie prime di ogni genere.
Il destino del PNNR
Molti hanno riferito che il PNRR è stato programmato ante guerra.
Cioè prima della grande crisi.
Come camminerà? Non è astruso pensare che andranno mutate alcune valutazioni di natura economica: sia sui prezzi sia sui tempi ed anche sul bisogno emergente.
La domanda che ci si pone è: come procedere davanti a tante incognite?
Quali sono i reali bisogni della gente? Di quali consumi parliamo con l’avanzare della crisi che sta impoverendo le persone e le imprese?
La Sostenibilità è una strada percorribile oggi?
Non sono nelle condizioni di dare una valutazione oggettiva: mancano dati certi e soprattutto non si sa come andrà a finire la guerra di Putin. Molto dipende da questo evento drammatico.
Più che il nuovo governo che verrà dalle urne occorre pensare a come salvare la pelle nostra, dell’Europa, degli Ucraini e dei Russi.
Questi ultimi sembrano i meno preoccupati del giudizio del vivere, visto che dovrebbero attenersi alle parole del Patriarca di Mosca che come Osama Bin Laden suggerisce che morire per la causa Russa è andare in Paradiso.
E’ un nuovo fondamentalismo ma è la tragedia di questo 2022.
Una variante che spazza previsioni e decide che tutto quanto abbiamo previsto non conta più.
Una economia di guerra prevede anche la sostenibilità?
Non è una domanda astratta.
La sostenibilità si regge in tempo di pace solamente?
“Primum vivere deinde philosophari”. Una frase attribuita a Thomas Hobbes a fine Sedicesimo secolo- ma è probabile sia più antica – che bene ci introduce al realismo.
Cosa chiede ora e sempre la realtà?
- La natura reclama un cambiamento.
- La vita e la salute delle persone richiedono un cibo sano.
- La vita delle imprese deve cambiare: in sicurezza, in relazioni e nel dare una migliore mercede ai dipendenti.
- Il territorio reclama interventi strutturali.
In questo tormentoso settembre le tragedie che accadono pongono domande.
La sostenibilità appartiene alla essenzialità della cultura del cambiamento, dell’innovazione e del vivere. Noi pensiamo di sì.
Bruno Calchera
Direttore Responsabile